Obey: ordinare di ubbidire per far disubbidire

Dietro ai manifesti non ufficiali per l’elezione dell’attuale presidente degli Stati Uniti Barack Obama c’è l’estro dello stesso artista che ha rinnovato il logo nel noto browser Mozilla. Il suo nome è Shepard Fairey, conosciuto soprattutto come Obey, uno dei massimi esponenti della street art.

La mostra

Obey
L’opera “St. Mark’s square”, composta a Venezia ed esposta per la prima volta proprio a piazza San Marco

E’ possibile ammirare le sue opere al Palazzo delle Arti di Napoli fino al 28 febbraio, grazie a una mostra curata da Massimo Sgroi e patrocinata dal Comune di Napoli e dal Consolato USA. La mostra si apre con l’opera Obey, che raffigura in quadricromia il volto stilizzato di André the Giant, un famoso lottatore di Wrestling. Il volto stilizzato si ripresenterà in molte sue opere, trasparendo sullo sfondo in mezzo a tante immagini, quasi come un segno distintivo dell’artista. L’opera Stay up girl rappresenta bene lo stile di Fairey, poiché ha la forma di un manifesto di propaganda ma il contenuto che invita a pensare e a trasgredire: si possono leggere sull’opera, raffigurante una ragazza che impugna un martello, le parole Visual disobedience: Think & create, Paint & destroy. Immancabile l’omaggio a Andy Warhol, nell’opera Marilyn Warhol, un collage fra la celebre figura Marilyn e il volto del suo autore, la totale dissacrazione dell’opera d’arte e dell’artista compiuta tramite una fusione inusuale che appare quasi buffa. Grande è stato anche l’omaggio a Venezia, St. Mark’s square, dal messaggio pacifista, composta proprio a piazza San Marco. In questa grande opera emergono i volti giganti di due donne affiancati da simboli ripetuti che si rivelano essere citazioni ad altre opere dell’artista: fra questi, anche il volto di André the Giant. Ma l’arte di Fairey deve soprattutto far pensare e dissacrare, e una stanza dell’esposizione è dedicata alla critica del Capitalismo. Le due facce del Capitalismo, due opere che raffigurano una banconota, mostrano appunto l’una i lati positivi e l’altra i lati negativi del Sistema Capitalista, nascondendo la critica attraverso i simboli. Sempre relativamente alla moneta, un gruppo di opere che omaggiano il film il Padrino: il gioco di parole si basa sulla frase scritta sui dollari In God we trust, (confidiamo in Dio) che viene trasformata scherzosamente in In godfather we trust (confidiamo nel padrino). Vengono anche dissacrati i miti del Comunismo, Mao e Lenin, posti su una banconota recante la scritta In a lesser God we trust (Confidiamo in un dio minore). Mural è un omaggio a Angela Davis, personalità di spicco delle Black Panther, quasi dimenticata dalla memoria collettiva e riportata alla luce in tutta la sua grinta.

Obey, l’artista

La grande forza di Shepard Fairey è proprio l’abilità di rendere i miti intramontabili, sottraendoli alla logica di un consumismo esasperato che sembra trasformare in prodotti monouso anche le personalità della politica e dello spettacolo: ritratti celebrativi e simbolici di rappers, di Joe Strummer, di Bob Marley, di Malxolm X, occupano gran parte della mostra. Non manca il messaggio ecologista, lanciato attraverso l’opera These sunsets are to die for.
A rendere famoso Obey nel mondo però è stato il ritratto di Obama HOPE in quadricromia, definito da Peter Schjeldahl La più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam, anch’esso presente alla mostra.
Il Pan resterà aperto la notte del 14 febbraio in occasione di San Valentino, e ogni coppia potrà entrare pagando un solo biglietto. Quale migliore occasione per visitare la mostra?

Luigi De Maria