Moonassi, è da qui che bisogna partire. “Non esiste alcuna cosa come me” o “Vuoto in me”, così potrebbe essere tradotto approssimativamente il termine Moona, poi trasformato col tempo, di bocca in bocca, nella forma più familiare di Moonassi. Un nome che indica già una sparizione, un voler essere nulla, nessuno, così che quando lo si pronuncia, è come chiamare qualcuno senza un’identità precisa. Un nome, che come la sua arte, si stringe intorno al problema dell’esistere dell’uomo nel mondo.
Moonassi (Daehyun Kim, Seul 1980) è il nome che l’artista ha scelto per firmare una serie di disegni di piccole dimensioni, realizzati in bianco e in nero sin dal 2008, quando era ancora uno studente universitario. Diplomatosi in pittura tradizionale dell’est-asiatico, è chiaro il forte legame che lega la sua arte alla sua cultura artistica. Vi è nella ripresa del semplice tratto nero su carta bianca, nella bidimensionalità dei soggetti (inseriti in un non-luogo) e nella filosofia interiore.
L’ispirazione però deriva anche da strade diverse come scritti, canzoni, video, o immagini prelevate dal mondo virtuale. Più spesso il suo processo creativo inizia inseguendo un’idea che lampeggia nella sua mente, un soggetto o una parola su cui vuole concentrarsi o esprimere, tradurre in figura, utilizzando solo la penna o il pennarello, a volte il pennello. Ogni disegno è stato creato insomma, sulla base di suoi pensieri e sentimenti quotidiani.
I suoi soggetti non hanno sesso o età. Sono figure umane universali, che non dimostrano il tempo, non sono in un luogo, non appartengono ad un genere. Il loro volto (preso in prestito dalla pittura buddista) uguale e senza espressione, ma definito solo dai caratteri essenziali, come naso, occhi, bocca, intriga ed affascina. È uno stratagemma utilizzato dall’artista per non dimostrare direttamente i sentimenti, ma esprimerli attraverso le azioni e i gesti; anche il semplice abito nero adottato, che appare come una biancheria intima, serve ad uniformare i suoi protagonisti, a dargli volutamente una forma anonima. Eppure (o forse proprio per questo) essi emanano una forte presenza e rappresentano una straordinaria visione universale dei sentimenti umani.
Un modo per riflettere su se stesso e sugli altri, sul mondo e i complessi rapporti relazionali.
Simmetria, equilibrio, ying e yang, è spesso alla base dei suoi disegni, come se non potesse concepire un personaggio senza il suo diretto opposto, senza il legame con l’altro da sé, mostrandone i due estremi. Del resto l’artista è sempre stato interessato alle teorie sul dualismo dibattute dai filosofi sia orientali che occidentali. Tuttavia le sue illustrazioni non si limitano a mostrare unicamente le due facce della medaglia, ma si aprono a più e molteplici significati, lasciando spazio alla fantasia di chi osserva.
La surreale esistenza che vivono le sue figure in bianco e nero, silenziose e leggere, costrette su un palcoscenico immaginario è, però, solo apparentemente separata da questa realtà. Con uno stile asciutto e semplice Moonassi definisce chiaramente gli aspetti del nostro vivere quotidiano, del dolore che vorremmo tagliar via con un colpo di forbice, dei legami che stringono e impediscono il muoversi, i mille frammenti in cui sentiamo esserci ridotti, la ricerca incessante della felicità, la solitudine o l’inquietudine di un’identità perduta.
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