Siamo a Rodi, in Grecia, l’isola più grande del Dodecaneso, molto vicina alle coste turche, abitata già in epoca Neolitica, oggi è una delle isole greche più visitate all’anno e più amate dai turisti. Rodi vanta spiagge da sogno, un mare limpido e paesaggi da mozzare il fiato, ma racconta in ogni angolo dell’isola la storia di una grande civiltà. Uno di questi luoghi ricchi di storia e di splendore è l’Acropoli di Lindos.
Lindos, infatti, oggi rappresenta la zona più visitata e interessante dal punto di vista archeologico, non soltanto per i reperti presenti nel sito, ma per la sua spettacolare posizione a picco sul mare, che la rende uno dei luoghi più suggestivi in Europa.
La prima curiosità da soddisfare è sicuramente l’origine del suo nome. “Lindos”, dunque, proviene dall’antico tempio dorico dedicato ad Atena Lindia, risalente con ogni probabilità al IV secolo a.C. che sorgeva proprio sulla collina della città, che si trova a 116 metri sul livello del mare. Le testimonianze storiche e i reperti che troviamo nel sito in questione, ci rimandano senza dubbio alla grande civiltà greca, ma, l’aspetto interessante di questo luogo sta proprio nella sua stratificazione storica e nel ritrovamento di reperti di diverse epoche, come quella medievale, attraverso il ritrovamento del cosiddetto Castello dei cavalieri di Rodi, che risale con ogni probabilità al XIV secolo.
Un aspetto simpatico a tratti anche molto suggestivo è proprio il percorso che ci conduce all’acropoli, una strada piuttosto impervia e in salita, non è facile per tutti attraversarla e per questo molti scelgono di farsi portare fin su da un asino!
L’interessante stratificazione storica si estende ancora un po’ fino ad una torre campanaria di una chiesa bizantina risalente al XI secolo, inoltre, sotto il patrimonio archeologico di Lindos, si sviluppa un magnifico villaggio tutto bianco, con case a forma di cubo risalenti a 3500 anni fa. Le strade e i cortili sono ricamati a mosaico con sassi bianchi e neri, il bianco infatti è il colore predominante delle città greche.
Ma approfondiamo adesso l’aspetto puramente archeologico di quel che resta dell’acropoli, soprattutto del Tempio di Minerva Lindia, e della scultura nella roccia di una antica trireme greca, che testimonia l’abilità marittima e commerciale di Lindos, che si estendeva su tutto il Mediterraneo.
Pare che questa nave scolpita nella roccia fosse la base di una statua raffigurante l‘ammiraglio Agesandro di Mikion, e che fu realizzata da Pitocrito, l’artista che fu autore della famosa Nike di Samotracia esposta a Parigi.
Il tempio di Minervia Lindia è sicuramente succeduto al tempio di qualche altra divinità femminile antichissima, e a pochi passi dal tempio, un grandissimo portico, quasi 90 metri di lunghezza che poggia proprio sull’ estremità della roccia. Lo stile è tipicamente dorico, facilmente si raggiunge attraverso una scalinata dopo la quale un’altra rampa di scala conduce ai propilei.
E’ proprio dietro ai propilei, che sorge il pezzo forte dell’acropoli! Il Tempio di Atena Lindia anch’esso in stile dorico, con sole quattro colonne su entrambe le facciate. Questo tempio che ha la fortuna di sorgere su una delle viste più belle in assoluto, potrebbe risalire al IV sec. a.C. e nonostante questo, ciò che ne rimane è conservato in condizioni eccellenti.
I nostri antenati greci non smetteranno mai di stupirci con il patrimonio che ci hanno donato, e oltre alle loro qualità e doti artistiche e architettoniche, ci ritroviamo ad apprezzare sempre di più la loro riverenza nei confronti del divino, la solennità con la quale sceglievano i luoghi dove pregare i loro dei, un popolo dal fascino sicuramente unico.
Un’altra delle curiosità interessanti da conoscere su Lindos, sta nella zona più bassa sotto l’acropoli, dove troviamo due baie meravigliose, un po’nascoste, una di queste serviva come porto della Lindos antica, l’altra invece, pare abbia una chiesetta che segna il punto dove l’Apostolo Paolo sbarcò sull’isola nel suo viaggio per diffondere la parola di Cristo in Europa. Per questo, il modo migliore di concludere il nostro percorso ellenico non può che essere un omaggio alle parole del santo:
“Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Non c’è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro.”
Martina Napolitano
fonti : dominicus.malleotus.free.fr/ ; www.marcopolo.tv ; www.rodiweb.it/monumenti-rodi/