La mia produzione letteraria si è preoccupata principalmente della descrizione di un mondo corrotto e violento, dominato dall’interesse che finisce per schiacciare gli innocenti, spesso figure femminili che si infrangono contro la realtà.
Si descriveva così Thomas Lanier Williams, drammaturgo,scrittore, nonché poeta statunitense, una delle personalità più scioccanti e fragili che il panorama letterario abbia mai conosciuto. Nato a Columbus, Mississipi il 26 Marzo 1911, Williams cresce con l’autoritario padre Cornelius Coffin e Edwina Dakin Williams, madre mentalmente instabile e sessualmente repressa.
Se il padre terrorizzava figli e moglie con il suo comportamento prepotente, la madre non riusciva a colmare il vuoto presente con l’amore verso Thomas e i fratelli Rose Isabel e Dakin, ma taceva le violenze di Cornelius continuando ad imporre la figura di quest’ultimo come modello da seguire. All’età di quattro anni, il giovane Thomas si ammala di difterite; costretto quindi ad un riposo forzato, fa conoscenza con il mondo dei grandi classici; Shakespeare e Dickens diventeranno i suoi primi veri amici. Ma quello con la letteratura non è il solo rapporto intenso che si instaura.
Un legame indissolubile e radicato lo legherà per sempre alla sorella Rose; i due erano anime gemelle, rifugio l’uno per l’altro dalle sofferenze. Il mondo di Thomas comincia a vacillare quando, in seguito ad una promozione di lavoro ottenuta dal padre presso l’International Shoe Company, è costretto a trasferirsi nella grande e caotica Saint Louise, città che odierà e che vivrà come una punizione.
Il giovane tenta allora di nascondersi nella poesia e nella letteratura, scelta che lo porterà ad essere bullizzato non solo dai compagni di scuola, ma dallo stesso padre, che ad un figlio che leggeva i versi di Emily Dickinson, avrebbe preferito un giocatore di football.
Dopo vari college frequentati senza successo e un breve lavoro all’International Shoe Company, Tennessee Williams si laurea nel 1938, anno in cui la sorella Rose viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico, avendo mostrato in precedenza chiari segni di schizofrenia. Poco dopo la giovane ragazza subisce un intervento di lobotomia, che la rende vegetale.
Williams non riuscì mai a perdonare la madre per aver autorizzato un simile gesto, e per molto tempo nutrì forti sensi di colpa nei confronti della sorella, temendo di fare la sua stessa fine. Nel 1939 si trasferisce a New York, dove compie un cambiamento radicale: da quel momento in poi sarebbe stato Tennessee.
Crane, Čechov, Shakespeare, Lawrence, Faulkner, Wolfe, Dickinson, Joyce, Hemingway. Sono solo alcune delle personalità che hanno influenzato i suoi lavori . E’l’inverno del 1944 e Tennessee Williams sta per essere conosciuto dal mondo intero. Lo zoo di vetro, portato in scena a Brodway da Elia Kazan, narra la storia di Tom, della sorella disabile Laura e della madre pianificatrice Amanda; l’opera commuove e garantisce il successo di critica e pubblico, aggiudicandosi il New York Drama Critics Circle Awards e il Premio Pulitzer 1948. Impossibile ignorare le parole del regista Khazan:
Tutto della sua vita è nelle sue opere; tutto delle sue opere è nella sua vita
Se Tennessee Williams è particolarmente conosciuto, lo deve anche alla possibilità che Hollywood gli diede nel trasformare le sue opere teatrali in pellicole cinematografiche che difficilmente potranno essere dimenticate. Un tram che si chiama desiderio, spettacolo portato in scena due anni dopo Lo zoo di vetro, vanta nuovamente la regia di Elia Kazan, che dirige un esordiente e formidabile Marlon Brando nel ruolo del protagonista Stanley Kowalsky e Jessica Tandy nei panni di Blanche DuBois.
Approfittando dell’enorme successo del blockbuster Via col vento, la trasposizione cinematografica del 1952 vede come protagonista il volto nervoso e impaurito di Vivien Leigh (Premio Oscar come migliore attrice 1952) affiancata per la seconda volta nel ruolo da Marlon Brando. Memorabile è la seguente scena del film.
La grandezza del dramma non muta di trasposizione in trasposizione. Williams non costruisce un melodramma, bensì un’opera bruta, al contempo sensibile, che porta alla luce, così come nello Zoo di vetro, le lacune e le ferite del suo passato. La solitudine, la vergogna, la paura, la fragilità mentale analizzando il tutto attraverso un linguaggio spigliato, unico, intelligente, e le innovazioni teatrali, quali l’inserimento della musica fra una scena e l’altra,uno schermo sul palco per “proiettare ricordi”, luci offuscate per rendere l’atmosfera onirica: “Nella memoria tutto sembra accadere con musica”. Le successive opere, Estate e fumo (1947), La rosa tatuata (1951 film poi con Anna Magnani e Burt Lancaster) e Camino Real (1953) non conobbero lo stesso esito degli spettacoli precedenti. Williams perderà confidenza con la scrittura creativa,cominciando a collezionare una sere di fallimenti, rifugiandosi nella droga e nell’alcool e abbandonandosi ad una forte depressione.
Neanche gli ultimi due veri successi teatrali (e cinematografici) La gatta sul tetto che scotta (Premio Pulitzer 1955 nonché film con Paul Newman e Liz Taylor) e Improvvisamente l’estate scorsa (1957, poi pellicola con Katherine Hepburn e Liz Taylor), che portarono alla luce altri angoli della vita personale dell’autore, come la sua omosessualità che mai coraggiosamente aveva nascosto, riuscirono a risollevarlo dal baratro in cui era sprofondato. Fu proprio la morte dell’amatissimo compagno Frank Merlo che segnò l’inizio della sua fine.
Il 25 febbraio del 1983,Tennessee Williams fu ritrovato morto nella sua camera d’albergo all’Hotel Elysee di New York, probabilmente per uso eccessivo di barbiturici. Descrivere Tennessee Williams sarebbe come tentare di spiegare l’universo, il corpo umano, Dio. Troppo vasto, troppi dubbi, troppe domande senza risposta. Eppure c’è tanta bellezza. Una bellezza sfuggente, ma arde tutt’ora nelle sue opere che parleranno per lui, per sempre.
Non aspettare il giorno che smetterai di soffrire. Perché quando arriverà saprai di essere morto (Tennessee Williams)
Alessia Thomas