La Mefite: un luogo strano e particolare che si trova nella valle d’Ansanto e da secoli è ritenuto il passaggio dalla terra agli Inferi.
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La Mefite
“ Est locus Italiae medio sub montibus altis nobilis et fama multis memoratus in oris, Ampsanctis Valles … “
“ Vi è un luogo al centro dell’Italia circondato da alte montagne famoso e celebre in ogni posto, la Valle d’Ansanto …“.
E’ con queste parole che Virgilio nel settimo Canto dell’ “Eneide” ci presenta il luogo ove sorge la Mefite; luogo così chiamato perché dedicato all’ omonima divinità che si venerava in tempi remoti. Zona nota agli antichi per la presenza di una sorta di laghetto detto “Mefite”, caratterizzato dalla presenza di gas solforosi provenienti dal sottosuolo e che, a contatto con l’acqua, generano un ribollire di esalazioni tossiche e maleodoranti. La Mefite, meta di studiosi e visitatori, ha un perimetro di 40 mt. ed una profondità di circa 2 mt. Lo zolfo è padrone di questo posto, dove non c’è vegetazione se non in lontananza e tipica è la presenza di ciuffi di ginestre prima di arrivare sul posto in questione.
Siamo nella Valle d’Ansanto, in prossimità di Rocca San Felice (Av), un borgo medievale molto suggestivo. La Mefite ha la forma di un triangolo, il cui apice è costituito da due corsi d’acqua confluenti in un burrone dove s’ incrociano i territori di cinque comuni avellinesi: Guardia dei Lombardi, Torella dei Lombardi, Villamaina, Frigento e Rocca S. Felice.
La Valle d’Ansanto ed il culto della dea “ Mefite”
Il culto della dea Mefite nacque e si sviluppò nella valle d’ Ansanto, località situata nel cuore della verde Irpinia. Questo posto divenne famoso per l’emanazione di gas sprigionati dal calore della terra e per il santuario italico dedicato alla dea Mefite, divinità benigna e protettrice, simbolo di fertilità in una prima fase iniziale. Qui si recavano pellegrini a rendere omaggio con doni e sacrifici al sacro nume.
Successivamente, il volto di Mefite cambiò e passò ad indicare un’entità malefica intorno alla quale sorsero leggende ancora vive nella tradizione popolare. Molte sono le testimonianze letterarie di noti autori che parlano di questo luogo dopo averlo visitato di persona o conosciuto per fama, basti pensare a Cicerone (secondo il quale il luogo in esame è sinonimo di morte e paragonato alle Spelonche di Plutonia), Virgilio ( mette in evidenza la sacralità del sito e colloca in questo preciso punto la discesa delle Erinni negli Inferi, descrivendolo dettagliatamente come un posto misterioso, situato tra i monti; una voragine spalancata da cui esala un fetore nocivo, mortale.), Seneca, Claudiano, Sant ’Agostino, Pontano, Plinio, Varrone, Dante ed altri ancora.
In tutti è comunque presente il concetto di morte connesso alla Mefite, tanto che la divinità qui insediata non chiedeva che le sue vittime fossero uccise nella maniera comune dei riti sacrificali, ma preferiva venissero soffocate dai forti pestiferi effluvi. Nella concezione cristiana la “Mefite” passò ad indicare l’Inferno e le esalazioni gassose divennero espressione del diavolo. Quindi questa nuova concezione della dea malefica ed ostile soppiantò la vecchia credenza che aveva riconosciuto in Mefite la prosperità. Il culto di Mefite durò circa mille anni, dal VI sec. A.C. al IV sec.A.C., fino a quando nell’Ansanto arrivò S. Felice da Nola con l’intento di evangelizzarlo; così il tempio della dea pagana fu distrutto per essere sostituito da una chiesetta dedicata a Santa Felicita e i suoi sette figli martiri.
La santa martire romana prese il posto della dea Mefite ed i confini di sacro e profano si persero fondendosi nella sacralità del luogo dove i fedeli non tralasciavano tuttavia di rendere omaggio alla dea dell’Averno, gettando nel lago in ebollizione un sassolino durante il passaggio e gridando la tipica frase : “Alza Caronte!”.
La Mefite tra mito e leggenda
Con il passare del tempo, Mefite fu affiancata da altre divinità infernali, custodi dell’Oltretomba che venivano invocati presso le bocche dei fetidi gas, considerate le “ porte degli Inferi ”. Sorsero leggende e racconti che, tramandati di generazione in generazione, ancora oggi sopravvivono nella memoria popolare. Si crede che i diavoli scorazzino tra queste colline, riempiendole di grida e lamenti stando a guardia di tesori sepolti. Nell’ immaginario collettivo ciò che incute maggiormente paura è l’apparizione, nei pressi della Mefite, di diavoli sotto forme orrende che cercano di trascinare con loro le anime dei malcapitati.
Ci sono una serie di racconti a riguardo, tra cui quello di un uomo che nel mezzo della notte udì colpi d’ascia provenire dal suo terreno e , sospettando che fossero i ladri, l’uomo si alzò per andare a vedere ma, uscito, si rese conto che il rumore proveniva dalle “ Frassole”, il punto più micidiale della Valle d’ Ansanto e capì che era il diavolo che cercava di tentarlo ed attrarlo a sé.
Altra storia narra che un puledro abbandonato fu ritrovato da un uomo nei pressi della Mefite e fu portato nella sua stalla, ma la bestia insofferente alla corda a cui era stata legata, con un colpo violento la spezzò e l’episodio si ripetè più volte, finchè l’uomo pensò ad alta voce che quel cavallo fosse un “nemico di Dio”;, ; a quel punto l’animale maledetto scomparve davanti alla parola “Dio”.
Ennesima strana avventura fu quella di un contadino del posto che, terminata la trebbiatura nei suoi campi situati vicino alla Mefite, mentre la luna brillava, caricò il suo grano su due muli per tornare al paese; giunto dinnanzi alla chiesa di Santa Felicita incontrò un uomo che lo invitò a seguirlo lungo una stradina che si trasformò prima in una grotta e poi in una galleria, alla fine della quale i due uomini si trovarono di fronte ad un alta roccia ed ai piedi di questa vi era una buca piena di monete d’oro. Il contadino, non avendo mai visto così tanto denaro, pensò d’impossessarsene ma lo sconosciuto gli propose un patto diabolico: il bottino in cambio della sua anima! Spaventato il contadino fuggì, tornando sulla strada verso casa.
Nel bosco, in prossimità della Mefite, si dice che ci sia un tesoro e molti hanno provato a scavare, tra cui anche un uomo che tantissimi anni fa raccontava di aver sognato Santa Felicita che gli avrebbe indicato il punto esatto della “pietra sacra” , dove era nascosto il tesoro, mettendolo però in guardia di non farsi spaventare dal serpente messo a sorvegliare l’oro. Poiché il sogno si ripetè, l’uomo decise di tentare ma dopo aver trovato il cofanetto segreto, fu atterrito da un grosso serpente simile ad un drago che lo fece scappare via.
Ci sono, poi, altre credenze diffuse ancora oggi, come quella secondo cui quando Mefite rumoreggia in modo strano, con forti boati starebbe per rapire un’anima del popolo; o quando le acque della Mefite si alzano diventando scure, il fango ribolle eccessivamente ed il fetore ( simile ad uova marce) si fa insopportabile e nauseabondo, qualche calamità naturale è in agguato. Infatti, si dice che prima del sisma del 23 novembre 1980 le acque del fiume fossero diventate nere ed il cattivo odore insopportabile. Per concludere, è inevitabile citare il mito irpino legato alla Valle d’ Ansanto che vede protagonisti Plutone (dio dell’Ade) e Proserpina (figlia di Demetra/Cerere).
Secondo questo famoso mito il dio dell’Averno, Plutone, sarebbe fuoriuscito dalle profondità della terra (proprio nel punto della Mefite ) per rapire la bella fanciulla … La terra si spaccò e il dio erculeo e vigoroso balzò fuori su un cocchio trainato da quattro nerissimi cavalli e con le sue braccia possenti afferrò la giovane portandola con sé nel regno dei morti e consentendole di tornare sulla terra solo in una parte dell’anno: la primavera. Stando al mito dunque, quando Persefone/Proserpina è nell’Ade , sul mondo cala il freddo e la natura si addormenta, dando origine all’autunno e all’inverno, mentre nei restanti sei mesi la terra rifiorisce, dando origine alla primavera e all’estate. Morte e vita insieme, tenuti saldi dall’Amore!
La Mefite oggi
Chi oggi volesse visitare la Mefite può farlo ma con grande cautela ed è necessario si trattenga il meno possibile per via dei fumi, in quanto in alcuni momenti , avvicinarsi troppo è fortemente pericoloso tanto l’aria è pesante ed irrespirabile. Non a caso, si sono registrate diverse morti, sia di persone che di animali e per chiunque voglia avvicinarsi è consigliabile mettersi sopra vento.
Il continuo ribollire delle acque mefitiche frantuma le rocce riducendole in fanghiglia; quest’ultima è molto ricercata per praticare impacchi caldi e per preparare acque ottime per la cura delle articolazioni. Oltre all’aspetto negativo dei gas, quindi, bisogna riconoscere anche la presenza di sorgenti d’acqua minerale nella zona mefitica denominata “ vascone rotondo ” e quella dei bagni di Villamaina (Av), dove attualmente c’è il centro termale di S. Teodoro a cui si collegano le terme di Castellamare, Contursi e Telese. Per chi visiti la zona è indicato anche fare una capatina al borgo medievale limitrofo di Rocca S. Felice e alla vicina Abbazia del Goleto. Luoghi molto affascinanti e ricchi di storia!
Pasqualina Giusto
Fonti: ” Un mito irpino: Plutone rapì Proserpina nell’ Ansanto “ E. Pugliese estratto da” Giuliano d’Eclano e l’Hirpinia Christiana “, atti del Convegno 4-6 giugno 2003, Antonio V. Nazzaro.
” Mefite e Santa Felicita: Paganesimo e Cristianesimo nella Valle d’ Ansanto ” Elaborato finale in Storia delle religioni.
Pasqualina Giusto
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