Chi erano le streghe nell’età moderna? La caccia alle streghe

Chi erano le streghe nell’età moderna? Quali erano queste “streghe” che venivano processate? Il fenomeno della caccia alle streghe nacque non nel Medioevo ma in età moderna, dopo la pubblicazione del Malleus Maleficarum (1489).

L’arte della Stregoneria

Fin dalla notte dei tempi viene considerata come l’arte di conquistare alcuni poteri occulti e mistici, usati solitamente per far del male o per incutere timore. Le maggiori credenze sull’arte della stregoneria vogliono che figure, quali streghe e stregoni, fautori della magia nera, siano in rapporto e collegamento con esseri soprannaturali. Questa caratteristica distingue la magia dalla stregoneria: la prima si basa sul fare affidamento su tutte le forze della natura e poi, in un secondo momento, su quelle soprannaturali; la seconda opera per mano di stregoni che si affidano esclusivamente all’oscuro e al soprannaturale.

Gli antichi scrittori e curiosi del genere ricordano e considerano prodigi, opere compiute da stregoni, le “tavole parlanti” e i riferimenti di Strabone alle sacerdotesse di Diana, o Plinio e i riferimenti che annovera tra gli Irpini sul monte Soratte. Anche la Bibbia rammenta e ricorda di incantesimi operati da maghi alla corte dei Faraoni o di antichi re persiani.

Tra le streghe che praticavano la stregoneria nel Medioevo si distinguevano due categorie: “maleficae”, che usavano sortilegi e filtri, scatenavano gli elementi della natura e cataclismi vari, danneggiavano gli altri con la tecnica del malocchio; “strigae”, esseri ancora più mostruosi che volavano sulle scope, ammazzavano i bambini per cibarsene e assumevano forse diverse attraverso trasformazioni o metamorfosi del proprio corpo.

Le reazioni della Chiesa alla Stregoneria: la caccia alle streghe

stregoneria
Goya: “Stregoneria”

Non tardarono ad arrivare, naturalmente, numerose e differenti reazioni all’arte della stregoneria. La Chiesa, in particolare, e i giudici chiericali assunsero atteggiamenti intolleranti nei confronti di chi la praticava; infatti, non mancarono le persecuzioni di streghe e stregoni.

caccia alle streghe
Caccia alle streghe

Il Concilio di Laodicea nel 364 vietò le superstizioni; la Chiesa e i difensori ecclesiastici si imposero, prendendo posizioni e decisioni in merito: la stregoneria era un’arte del demonio e per tale ragione doveva essere, non soltanto vietata, ma anche abolita e, in molti casi, perseguita dalla legge dell’uomo.

Nel Basso Medioevo, tuttavia, la potenza e la diffusione delle streghe e della stregoneria non erano di certo diminuite. Il maleficio, la divinazione, le pratiche occulte erano materie e tematiche di interesse pubblico. L’opinione pubblica, in particolare il popolo che da sempre era strettamente e fortemente legato alle credenze, veniva inconsciamente attirata dalla stregoneria e molti erano coloro che, non distinguendo più la realtà dalla finzione, la magia soprannaturale dall’idea di un ipotetico mondo dell’aldilà, restarono vittime del potere malefico e della potenza senza perdono della stregoneria.

La bolla di Innocenzo VIII “Summis desiderantes affectibus” nel 1484 era rivolta contro “coloro dei due sessi che facevano commercio col diavolo e che tentavano gli uomini”.

Libri e manuali come il “Formicarius” (1440, Johan Nider) e il “Malleus Maleficarum” (1489) furono di grande importanza nell’individuare e nell’additare con il nome di strega e/o stregone chi ne praticava l’arte: tali testi raccoglievano importanti informazioni su tutto quello che riguardava la stregoneria e le sue pratiche, dimostrava l’esistenza delle streghe malefiche e si raccontava di quanto accadeva nelle loro assemblee, concili ed adunanze a cui, si diceva, partecipasse anche il diavolo in persona.

Il “Sigillum Diaboli” (letteralmente “impronta del demonio”) indicava, oltre le procedure e le tecniche di torture, l’impronta e la traccia che il demonio lasciava sul corpo delle streghe. Altre “prove” di questo genere, che venivano utilizzate dai giudici per condannare le streghe, erano veri e proprio corpi di reato, ovvero bamboline truccate che riproducevano l’immagini di chi si voleva male o si voleva stregare (oggi le chiameremo bambole woodoo), zampe di rospi e code di lucertole, capelli lunghi e neri che venivano inseriti in filtri da preparare; esistevano ancora talismani, libri si stregoneria, annotazioni e documenti di chi ne praticava l’arte.

In Lorena fra l’anno 1585 e il 1595 oltre 900 persone pagarono con la vita l’accusa del “crimine di sortilegio”.

Valentina Labattaglia

Bibliografia: 

Claudio Marchiaro, Fatture, controfatture e pratiche magiche, Gherardo Casini Editore

Brian P. Levack, “La caccia alle streghe in Europa“, Laterza