I Mercati e le Fiere sono stati, in età rinascimentale, due degli eventi più attesi nelle città post-medievali.
Entrambi, già presenti nei secoli precedenti, solo tra il ‘500 e gli inizi del ‘600 vivranno il momento più florido, in concomitanza dello sviluppo del Capitalismo Mercantile che stava progressivamente portando la borghesia-commerciale ad affermarsi sempre di più sull’antico ceto dominante, cioè quello della nobiltà-feudale.
Fiere e mercati rientrano perfettamente nella teoria economica del Mercantilismo, nata tra il XVI e del XVII secolo, secondo la quale il potere economico di una nazione è dato dall’aumento del numero delle esportazioni di merci rispetto alle importazioni. Tutto questo vedeva al centro dell’economia non più i possedimenti terrieri ma il capitale, dunque il soldo, che, libero dai pregiudizi etico-religiosi medioevali, diventava un elemento che avrebbe cambiato radicalmente la storia economica, sociale e politica dell’Europa futura.
Ma i mercati e le fiere non sono solo eventi che ci fanno comprendere quanto l’economia europea e mondiale stesse cambiando ma ci danno delle informazioni sulle abitudini di chi viveva nelle città del tempo: erano infatti eventi attesissimi da un po’ tutti gli abitanti dei centri urbani che ne approfittavano per incontrarsi, discutere e comprare quei prodotti alimentari che, per chi viveva in città, non poteva produrre da sé.
Mercati, quando e come si svolgevano
Tra il ‘500 ed il ‘600 i Mercati urbani si tenevano in città una o due volte a settimana; questo per consentire ai mercanti di rifornirsi dei prodotti agricoli presi dalle campagne limitrofe, dove la manodopera contadina necessitava anche di tempo per produrre e raccogliere quanto seminato.
Nelle grandi città come Parigi, però, il mercato poteva anche essere allestito quotidianamente. Lo Stato controllava e regolamentava, anche se non sempre ci riusciva, i prezzi dei prodotti ma la presenza delle guardie nei punti più affollati era soprattutto per impedire che, in un luogo dove si riuniva molta gente, potesse esserci un aizzatore di folle ad incitare una rivolta.
Non mancavano accordi d’affari o tra famiglie sottobanco fatti perdendosi nella confusione della piazza, o anche fughe di notizie politiche con conseguenti critiche del popolo dette sia a bassa che ad alta voce, come accadde durante un mercato tenutosi nella piazza della Contea di Norfolk, nel 1534, in Inghilterra dove furono criticati i progetti del re Enrico VIII.
Le Fiere, un evento che sconvolge l’assetto di una città
Le Fiere differivano dal Mercato per vari motivi, primo fra tutti per il fatto che si tenevano minimo una volta l’anno, ed era un momento che doveva rompere la monotonia della quotidianità.
Vi partecipavano perlopiù commercianti, anche provenienti da terre lontane dal luogo in cui si svolgeva la fiera o addirittura da altri paesi, diventando un momento di interscambio culturale e di prodotti. A Francoforte, nel ‘500, molti mercanti stranieri come italiani, svizzeri ed olandesi s’insediarono stabilmente nella città riuscendo ad ottenere anche il diritto di residenza, proprio per preparare al meglio la fiera fonte di grandi guadagni.
A differenza dei mercati, le fiere occupano uno spazio molto più vasto, anche più della metà di una città, come nel caso di Lione invasa 4 volte l’anno dalle fiere o Lipsia che distruggeva e ricostruiva piazze ed edifici a seconda delle esigenze della fiera.
Questo certamente era un problema per le botteghe cittadine: i bottegai spesso tendevano a difendere i loro diritti chiedendo di limitarne il numero, ma dove non fu possibile non mancarono delle sommosse, il caso è quella che si verificò a Lipsia nel 1593 che, presentata come sommossa anti-calvinista, nascondeva in sé una reazione contro la presenza dei mercanti olandesi.
Ma la Fiera è anche luogo di divertimento: in quelle toscane c’erano i “trombetti” che suonavano per le vie cittadine, si svolgevano anche delle rappresentazioni teatrali nelle piazze, si potevano incontrare indovini, giocolieri e funamboli, ma si riempivano ancora di più le taverne dove molti erano attratti dal vino, dalle bische clandestine o da donne di facili costumi.
Spiega lo storico Fernand Braudel che esisteva anche una sorta di lotteria detta “Blanque” durante la quale venivano distribuiti tantissimi biglietti bianchi (perdenti) e pochissimi biglietti neri (i perdenti).
Nei tempi d’oggi mercati e fiere non mancano ma non sono più il simbolo di un epoca come in età rinascimentale.
Claudia Cepollaro
Fonti
Fernand Braudel, I Giochi dello scambio, Einaudi, 1981
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