Mistero, timore e recrudescenza stimolano le velate figure di Güler Ates. Soggetti singoli, in pose statuarie tanto da diventare parte integrante delle solenni architetture entro le quali vengono incluse. Riempiono i vuoti che si creano tra uno spazio e l’altro ma al contempo generano vacuità nell’inconscio atteggiamento critico dell’osservatore che si trova smarrito dinanzi ad un ammantato interrogativo.
Figure apparentemente asessuate quelle di Güler Ates, che in realtà nascondo un significativo simbolismo, strumento di denuncia ed anzi di proposta e protesta dell’affermazione femminile nella realtà contemporanea, razionalmente aperta all’uguaglianza di genere ma inconsciamente assopita ancora entro le ferree categorizzazioni maschiliste del passato.
Un’importante indagine di carattere scientifico si pone alla base della produzione dell’artista turca che oggi vive a Londra, indagine di natura anche storica, sociale e intellettuale che si concentra soprattutto intorno al periodo postcoloniale. L’interesse di Güler Ates è proprio quello di conferire il giusto riconoscimento che spetta alla figura femminile, sottolineando in particolar modo la diversa considerazione che si assume nei confronti del personaggio femminile in base all’area geografica entro la quale ci si trova, oggi.
Interruzioni di un lineare andamento visivo e cronologico, potrebbero essere definite in questo modo le silenziose figure che si incuneano all’interno degli spazi della Royal Academy of Arts di Londra, dove il silenzioso quanto mai introspettivo ambiente interno diventa contenitore di immobili soggetti di varia colorazione che diventano un tutt’uno con l’ambiente circostante, partecipando anche dal punto di vista cromatico e dell’allestimento.
I giochi di luce ed ombra che si vengono a creare, le correnti visive che si generano attraversando con lo sguardo i lunghi corridoi interrotti proprio dai soggetti giustapposti da Güler Ates, sono tutti elementi che collimano tra di essi nonostante venga interrotta una sacralità di quegli ambienti che trasudano, storia, cultura, tradizioni e conoscenza.
La stessa artista riferisce che le sue creazioni dipendono fortemente da una tradizione europeista, alla quale si sente particolarmente legata e dalla quale trae gran parte degli spunti creativi. Le paradossali fratture che creano questi soggetti all’interno di ambienti così importanti, si ridimensionano immediatamente dato che è facile riscontrare come vi sia un’armonizzazione inconscia con l’ambiente circostante, pur essendo questo anni luce distante.
La figura femminile, compare ma solo apparentemente, momentaneamente, resta sempre celata, nascosta da un velo che fa presupporre la presenza di un soggetto femmineo al di sotto di esso ma crea le condizioni visive che determinino una percezione completa ed oggettiva. Questo al fine di dimostrare il valore della donna anche solo ipoteticamente, sottolineando inesistenza del bisogno di affermazione di un’autorità femminile o di una riconoscenza femminile dato che quest’ultima dovrebbe esistere già inconsciamente e indubbiamente al di la di tutto.
La partecipazione ad esposizioni artistiche di Güler Ates negli ultimi anni è cresciuta in maniera vivida, ha raggiunto importantissimi palcoscenici e agli inizi di quest’anno si è annoverata la sua presenza anche nella città di Napoli.
Vincenzo Morrone
Fonti: http://www.marcellejoseph.com/index.php/Artists/gueler-ates
http://www.mariancramer.com/artists/guler-ates/