Metempsicosi: il passaggio dell’anima secondo l’Oriente

Con il termine filosofico Metempsicosi si definisce il passaggio dell’anima da un corpo all’altro. Tale parola deriva dal greco ed è composta dai termini μετα- “meta-” (che indica il trasferimento), ἐν- “en-“ «dentro» e ψυχ psykhḗ «anima». Secondo molte religioni e filosofie la trasmigrazione dell’anima avviene di continuo, finché essa non si libera da ogni vincolo con la materia e con la superficialità del creato.
Essa viene inizialmente ospitata in un corpo di cui potrà beneficiare a tutti gli effetti con capacità di intendere e di volere per poi dover attuare comportamenti idonei a favorire la propria liberazione. Ogni volta che tale obiettivo fallirà a causa di un abuso spropositato del proprio essere e quindi del proprio ego, l’anima sarà costretta a cambiare corpo o stato fisico dopo la morte (il corpo può essere umano, animale, vegetale o minerale).
metempisicosiSpesso con il termine metempsicosi si allude erroneamente alla reincarnazione, considerando quest’ultima un sinonimo della metempsicosi e riferendosi in particolare al mondo culturale e religioso orientale e a movimenti spiritistici. 
In realtà la reincarnazione prevede un processo anche per il corpo che non lo lega alla concezione di prigionia dell’anima e quindi della stessa vita corporea in quanto punizione. 
Per questo motivo il concetto di Metempsicosi è rifiutato ed inaccettabile per la religione cattolica, che invece invita i fedeli a pentirsi delle proprie colpe o azioni negative e a riscattarsi attraverso la preghiera in una vita definita futura, di tipo spirituale e non fisico.

Metempsicosi: dove e come nasce?

Ritroviamo il concetto di Metempsicosi nella mitologia greca: il dio Ermes decise di fare un regalo al figlio Etalide, promettendogli qualsiasi cosa avesse desiderato ad eccezione dell’immortalità assoluta.
Etalide pensò quindi di chiedergli un’eterna memoria, ossia la possibilità di ricordare, anche dopo la morte, tutte le vite precedenti: voleva conservare la memoria del proprio vissuto. Anche il matematico e filosofo Pitagora ha parlato di Metempsicosi importando questa teoria dall’Estremo Oriente; la dottrina fu adottata da molti suoi seguaci della scuola pitagorica.
I pitagorici ritenevano che l’anima fosse di origine divina e che quindi il corpo fosse una sorta di prigione, dalla quale ci si poteva liberare solo dopo aver trascorso vite sempre migliori, fino alla catarsi esistenziale. Di conseguenza ci si poteva anche reincarnare in animali, la cui carne per questo motivo non si poteva mangiare. 
metempsicosi

Dal punto di vista orientale, la metempsicosi o trasmigrazione delle anime viene associata ad una vera e propria dottrina popolare sviluppatasi verso la fine dell’età vedica in molte religioni orientali come Induismo, BuddhismoGiainismo. Secondo tale dottrina, un individuo può reincarnarsi da un organismo a un altro. In realtà è più corretto parlare di saṃsāra, poiché il tutto nasce e persiste grazie al valore autonomo del karman, ossia l’azione. 

metempsicosi

L’uomo nasce libero in quanto essere dotato di autonomia: è libero di compiere le proprie azioni beneficiando delle circostanze in cui nasce e quindi del culto della conoscenza e della religione. In quanto essere dotato di libertà deve acquisire una certa consapevolezza, non solo del proprio essere come presenza spirituale ma anche del peso delle proprie azioni o parole.

Saranno proprio le azioni personali ed autonome a formare l’uomo e a renderlo una persona migliore o peggiore. L’uomo deve legarsi alla natura del suo essere, alla spiritualità, alla felicità attraverso un equilibrio interiore ed esteriore; pertanto le azioni positive determineranno il premio della salvezza e della libertà della propria anima, mentre quelle negative lo condanneranno al castigo eterno, che l’uomo stesso raccoglierà nella forma e nelle caratteristiche delle esistenze successive.

Sabrina Mautone

Fonti:

Fonti ed Ulteriori Informazioni: karma e reincarnazione.

Fonte immagini: Google.

Curiosità: La Coppia DivinaHoli indianoOmIl Tantrismo.