Esordio cinematografico di Sergio Assisi è A Napoli non piove mai, commedia del 2015 di cui Assisi è non solo regista ma anche sceneggiatore, produttore e attore protagonista.
A Napoli non piove mai e Benvenuti al Sud
Sergio Assisi è Barnaba, rappresentazione tipica del napoletano medio che non riesce ad abbandonare la sicurezza del guscio materno, dimentico di avere quasi quarant’anni.
Altra protagonista è Sonia (Valentina Corti), giovane ragazza del Nord Italia che ha appena accettato un lavoro come restauratrice in una piccola chiesa di Napoli.
Mentre Barnaba, dopo un litigio con il padre, cerca ospitalità da vecchi compagni di scuola senza risultato, Sonia giunge nella città partenopea. Soprattutto per quanto riguarda la storia iniziale di Sonia e Barnaba, A Napoli non piove mai sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda di Benvenuti al Sud, film di Luca Miniero del 2010.
Barnaba è come Mattia (Alessandro Siani), adulto avanti con gli anni che non vuole ammettere di essere un po’ troppo grande per voler vivere ancora con i genitori, sognatore e ingenuo. Anche nella recitazione e nel tipo di comicità Sergio Assisi e Alessandro Siani presentano alcune somiglianze: la teatralità, l’aria da bravo ragazzo, l’uso del dialetto, i modi gioviali.
Sonia, invece, si trova, da “straniera”, a dover affrontare una serie di “stranezze”, presentate come tipiche di Napoli ma che ad un forestiero appaiono inconcepibili. Nel caso di A Napoli non piove mai, tuttavia, queste stranezze sono inverosimili ed esagerate, stereotipi che, senza la bravura di Claudio Bisio in Benvenuti al Sud, risultano soltanto grotteschi. Forse la chiave del successo di Benvenuti al Sud è stata non nell’enfatizzare aspetti tipici della cultura del sud Italia, quanto nel ridicolizzare la visione e le aspettative distorte e assurde di “uno del Nord che va al Sud”. Operazione che in A Napoli non piove mai non viene nemmeno tentata.
Valentina Corti non è certo Claudio Bisio, e Sergio Assisi non è Alessandro Siani, ma A Napoli non piove mai sin dal principio si presenta come una copia malriuscita del film di Miniero. Le due pellicole hanno anche un’attrice in comune, Nunzia Schiano, che interpreta in entrambe le pellicole il ruolo di matrona apprensiva.
Il paradosso di Sonia
Tocco di originalità è sicuramente un particolarissima caratteristica di Sonia, che soffre infatti della sindrome di Stendhal, ovvero un «complesso di manifestazioni di disagio e sperdimento psichico conseguenti a una forte esperienza emozionale subita, in particolare, da visitatori di centri storico-artistici dove più forte e caratterizzante è il contesto culturale» (Enciclopedia Treccani, Dizionario di Medicina).
In A Napoli non piove mai, Sonia si limita a svenire davanti a qualsiasi opera d’arte – falsi compresi – snaturando del tutto la sindrome. L’ennesima banalizzazione, dunque, che se inizialmente provoca l’accenno di un sorriso derivante anche dall’apparente inconciliabilità fra il lavoro di Sonia e la sindrome di Stendhal, alla fine diviene ripetitiva e noiosa.
Scelte scontate e cliché
Il terzo protagonista è Jacopo (Ernesto Lama), vecchio compagno di scuola di Barnaba, al quale è costretto a dare ospitalità. Jacopo è da tutta la vita vittima delle persone che lo circondano, ha un carattere debole e arrendevole, ed è noto per i suoi innumerevoli tentativi – falliti – di suicidio, un po’ come Boe, il barista de I Simpson, che cerca di suicidarsi ogni Natale a causa della tristezza della propria esistenza.
L’intento di questo tipo di caratteri è cercare di generare il riso ingigantendo la tragicità del personaggio, ma nel caso di A Napoli non piove mai Jacopo provoca più tenerezza e pena che divertimento.
L’ambientazione, quella di una Napoli soleggiata e gioiosa, non può che essere ben riuscita: i vicoli e le bancarelle del centro storico, il lungomare, le chiese, costituiscono sempre una carta vincente. Il giro per le strade in sella ad una Vespa non può, infine, non richiamare alla mente Vacanze Romane: Gregory Peck e Audrey Hepburn sono però sostituiti da Barnaba e Sonia, privi della stessa raffinatezza.
La morale di A Napoli non piove mai è semplice: non perdere la speranza di realizzare i propri sogni e di trovare la felicità. Un insegnamento che non fa mai male ricordare, questo è certo, senza tuttavia condirlo di elementi un po’ scontati e poveri di innovazione.
Francesca Santoro