La Sacra Sindone di Torino
La Sacra Sindone è un lenzuolo di lino di color giallo ocra nel quale, secondo la tradizione, sarebbe stato avvolto il corpo di Gesù morto. Sulla reliquia, conservata nel duomo di Torino, è possibile scorgere l’immagine frontale e dorsale di un uomo morto per crocifissione: le piaghe e i segni visibili sul lenzuolo corrispondono precisamente a quanto riportato dai Vangeli in merito alla Passione di Cristo.
Breve storia della Sacra Sindone
Secondo gli storici, la prima testimonianza storica riguardante la Sacra Sindone risalirebbe al 1353, anno in cui il cavaliere Goffredo di Charny annunciò a Lirey, in Francia, di esser venuto in possesso del telo in cui era stata avvolta la salma del Messia. Goffredo, il 20 giugno 1353, fondò la chiesa nella quale venne esposta per la prima volta la reliquia, facendo così dono della Sindone ai canonici della chiesa.
Durante la Guerra dei cent’anni, dopo circa un secolo di permanenza della Sacra Sindone in Francia, Margherita di Charny, nipote di Goffredo, mise al sicuro il prezioso lenzuolo rilevandolo dai canonici di Lirey, i quali l’avevano avuto in affido fino ad allora. Margherita rifiutò di restituirlo ai presbiteri, i quali reclamavano la proprietà della reliquia, e successivamente, nel 1452, decise di cederla ai duchi di Savoia. La nipote di Goffredo, non avendo rispettato gli accordi finanziari che aveva preso con i canonici di Lirey, incorse in una serie di processi e, in seguito, alla scomunica.
La Sacra Sindone divenne così proprietà dei duchi di Savoia, i quali decisero di collocare la tela a Chambéry, nella cappella del loro castello. Nel 1532 scoppiò un incendio nella coro-sacrestia, luogo in cui era custodita la reliquia. La cassetta-reliquiario d’argento, fatta realizzare da Margherita d’Austria nel 1509, contenente la Sindone piegata, uscì dall’incendio danneggiata; con essa anche la reliquia stessa riportò qualche danno. Successivamente, le suore Clarisse di Chambéry cercarono di riparare la Sindone applicando delle toppe alle bruciature e cucendo il lenzuolo su una tela di rinforzo, detta Telo d’Olanda. I rappezzi posti dalle suore Clarisse sono stati rimossi, assieme al telo di supporto, durante il restauro conservativo del 2002.
Nel 1578, per abbreviare a Carlo Borromeo, l’arcivescovo di Milano, il lungo viaggio che desiderava intraprendere fino in
Francia per poter venerare da vicino la Sacra Sindone, Emanuele Filiberto decise di trasferirla a Torino, la nuova capitale del Ducato sabaudo da circa 16 anni. Conservata dal 1694 dietro l’abside del duomo di Torino, nella cappella realizzata su progetto dell’abate Guarino Guarini sino all’incendio del 1997, la Sacra Sindone fu donata nel 1983 da Umberto II di Savoia al Vaticano.
La reliquia viene esposta al pubblico nel duomo di Torino in occasione degli anni santi. Le esposizioni pubbliche sono chiamate “ostensioni”; la più recente risale proprio alla primavera-estate del 2015: dal 19 aprile al 24 giugno.
La posizione della Chiesa e gli studi scientifici
Bisogna ammettere che la Chiesa Cattolica non si è mai espressa con decisione sull’autenticità della nota reliquia. Giovanni Paolo II, il 24 maggio 1998, in occasione della Visita Pastorale a Torino, durante un’ostensione della Sacra Sindone, tenne un importante discorso, motivo di riflessione per molti:
La Sindone è provocazione all’intelligenza. Essa richiede innanzitutto l’impegno di ogni uomo, in particolare del ricercatore, per cogliere con umiltà il messaggio profondo inviato alla sua ragione ed alla sua vita. […] Non trattandosi di una materia di fede, la Chiesa non ha competenza specifica per pronunciarsi su tali questioni. Essa affida agli scienziati il compito di continuare ad indagare per giungere a trovare risposte adeguate agli interrogativi connessi con questo Lenzuolo che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo del nostro Redentore quando fu deposto dalla croce. La Chiesa esorta ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti.”
Dieci anni prima dell’ostensione del 1998, però, i dubbi sull’autenticità storica del telo sembravano esser confermati dai test di datazione al carbonio 14, secondo i quali la Sindone risalirebbe al Medioevo (1260-1390). Nonostante ciò gli studi riguardanti la reliquia non sono stati interrotti, tutt’altro.
Nel 2009, Lillian Schwartz, specialista in grafica della School of Visual Arts di New York, dopo aver effettuato uno studio sulla reliquia attraverso delle scansioni computerizzate e delle sostanze chimiche ad alta sensibilità della luce bombardate con dei raggi solari, concluse la sua ricerca affermando che la Sacra Sindone altro non è che un autoritratto di Leonardo Da Vinci.
Diversamente, nel 2011, il pittore e restauratore veneto Luciano Buso affermò che la reliquia è un rifacimento realizzato dal pittore Giotto: sul volto di Gesù morto, secondo Buso, è celata la firma del maestro toscano con la data 1315.
Nel 2015, Matteo Borrini, professore di antropologia forense e Luigi Garlaschelli, attraverso alcuni studi affrontati a partire dall’analisi dalle tracce di sangue presenti sul lenzuolo, hanno affermato che l’impronta della sagoma visibile sulla Sindone non corrisponderebbe né quella di un condannato affisso su una croce, né a quella di un corpo sanguinante disteso.
Al di là di questi studi, molti credenti ritengono che la Sacra Sindone sia il vero lenzuolo funebre di Gesù e che esso sia da identificare con il Mandylion, una tela conservata a Edessa di Mesopotamia, venerata dalle comunità cristiane orientali, raffigurante il volto di Gesù e ripiegata varie volte su se stessa; la mancata documentazione della Sindone in quel periodo è dovuta alla scomparsa di quest’ultima nel 1204.
Luna Scotti
Sitografia: