Con l’espressione filosofia islamica (al-falsafa al-islāmiyya) si definisce l’insieme di teorie, questioni e pensieri filosofici creati e portati avanti dai pensatori musulmani, ossia coloro che professano la fede dell’Islam. Il termine filosofia si traduce con falsafa (dal greco). Si lega strettamente al termine filosofo ossia faylasúf che significa colui che guida il pensiero del popolo.
La cultura dell’Islam
Non sempre, in passato, filosofia e religione avevano gli stessi obiettivi o la stessa considerazione. La religione islamica, da sempre, incoraggia l’uomo a perseguire il sapere supremo e il progresso scientifico in ogni ambito. Malgrado ciò, i filosofi musulmani sono sempre stati guardati con sospetto dalla stessa comunità islamica o addirittura perseguitati: questo perchè si pensava che portassero avanti una filosofia del tutto contrapposta agli ideali e principi religiosi dell’Islam, pur essendo in primis ottimi fedeli.
La cultura islamica ha radici molto antiche. Durante il secolo VIII essa era urbanizzata, mercantile, cosmopolitica e soprattutto attenta al progresso scientifico. Si esprimeva nelle città più importanti come Baghdad, Damasco, Il Cairo, Cordova e Aleppo. I Musulmani approfondirono le conoscenze di varie branche del sapere umano come la geografia, la filosofia, la medicina, la matematica, l’astronomia, la storia e il diritto.
Filosofia islamica vs Teologia islamica
La filosofia islamica si ritrovò sempre osteggiata dalla teologia al punto da ricevere una considerazione del tutto negativa in riferimento a tale studio. I filosofi dell’epoca erano soliti approfondire lo studio di Aristotele e Platone attraverso la riscoperta della filosofia greca per poter ricevere delle conferme su ideali e ideologie con cui erano concordi.
Un esempio può essere il contributo fornito da Abn Yusuf al-Kindi che, partendo dallo studio su Aristotele, comprese che: «per conoscere la realtà fossero sufficienti le categorie della ragione, benché la filosofia dovesse considerarsi “ancella” della teologia.» Ma già Abu al-Hasan al-Ash’ari, fondatore della teologia kalam (ragionatori), era arrivato a negare la predestinazione, gli attributi divini e l’eternità del Corano, che la tradizione invece voleva increato e da sempre preesistente presso dio.
La filosofia islamica sosteneva che l’universo fosse eterno, sottoposto a leggi naturali necessarie. L’anima umana era considerata soltanto un frammento autonomo di una intelligenza più generale. Solo con Al-Farabi la filosofia islamica si sentì finalmente indipendente dalla teologia, al punto da affermare che l’essenza divina ha bisogno del contingente per manifestarsi, della molteplicità, altrimenti è incomunicabile, cioè come se non esistesse.
Ad oggi il filosofo islamico più importante è Averroè. Egli, medico, giurista, astronomo e filosofo scrisse spesso sui rapporti tra teologia e filosofia citando, in particolar modo, la loro limitazione reciproca. Averroè definiva la filosofia di Aristotele la più perfetta espressione storica della speculazione razionale umana. Le sue opere furono fatte bruciare e si salvarono solo le traduzioni ebraiche, tra cui spiccano i Commentari.
Averroè è più importante per la filosofia cristiana che per quella maomettana. Nella seconda rappresentò un punto morto; nella prima un inizio” scrive Bertrand Russell (Storia della filosofia occidentale, cap. IV)
Sabrina Mautone
Fonti
Fonte Immagini: Google.
Per approfondire: Averroe.
Ulteriori Informazioni: Cultura Islamica.