Fra i vicoli del centro di Napoli spesso ci si imbatte in piccole gabbiette appese alle mura delle abitazione da cui proviene un soave canto, forte nei suoi trilli ma dolce nelle sue mille variazioni. Colui che lo emette è uno dei simbolic più emblematici della cultura napoletana, il Cardellino (Carduelis carduelis) “o Cardill” per i napoletani.
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La bellezza fatale del cardellino
Il cardellino è un piccolo uccello nostrano che presenta una maschera rossa più o meno estesa dietro l’occhio in base al sesso dell’animale. Presenta un corpo di colore che varia dal marrone chiaro allo scuro con le ali nere, attraversata da una barra gialla longitudinale e delle macchioline bianche sulle remigranti per tutta la lunghezza della penna. Non è un uccellino particolarmente vistoso in termini di colorazione o piumaggio particolare, ma ciò che ha sempre attratto le persone è il suo canto. Nel periodo primaverile estivo infatti le campagne europee riecheggiano del canto continuo e squillante di questo piccolo animale. Purtroppo ciò è stato anche la disgrazia per il cardellino, in quanto il suo meraviglioso canto ha attratto numerose persone e pertanto è stata fatta una caccia indiscriminata di questo animale per possedere lui e il suo meraviglioso canto. Ecco che allora è nata la figura del bracconiere che con reti, trappole e finanche colle adesive intrappola questi piccoli uccelli per rivenderli ad un mercato nero che frutta ogni anno, solo in Campania, migliaia di euro.
Cardellini come la droga? Uno spaccio illegale ma esistente
Stipati in minuscole gabbie di legno con poco spazio, poco cibo e acqua sporca, i pochi cardellini sopravvissuti alla mattanza hanno due possibilità di smercio. La prima è essere utilizzati come “esche vive” per attrarre altri cardellini nelle trappole. Infatti i sadici bracconieri utilizzano una pratica brutale per aumentare le catture, in quanto prima accecano con un ferro rovente i cardellini per far sì che cantino sempre, e li pongono in gabbiette sopra le trappole affinché attirino altri conspecifici che crudelmente cadono nella trappola. Un’altra possibilità è essere rivenduti al mercato nero degli animali selvatici. Tale pratica è illegale in quanto la fauna italiana è sotto la tutela dello Stato nonché sua proprietà pertanto detenere animali selvatici equivale a reato. In barba di ciò i bracconieri si riuniscono in delle vere e proprie piazze di spaccio di cardellini, rivendendoli a centinaia sul mercato nero. Tale pratica è particolarmente sviluppata in Campania dove il cardellino è entrato a far parte del folklore.
Napoli: Camorra, vicoli e cardellino
Ciò che più stupisce non è tanto la ricerca dell’animale col canto più fluido e melodioso, ma l’affezione del popolo napoletano, anche di stampo malavitoso,nei confronti di questo piccolo ma così attaccato alla vita uccellino. Numerosi sono i film del secondo dopo guerra in cui si vede, fra la folla in fuga in seguito ai bombardamenti, una persona, in genere una persona anziana, fuggire con in mano una gabbietta contenente l’amato cardellino, compagno di giornate passate in solitudine nei vicoli del centro di Napoli. I cardellini, oltre che essere oggetto di culto per le persone che mantengono vivo il folklore napoletano, sono stati e sono tutt’ora oggetto di dispute fra vari clan di stampo camorristico. Basti pensare che il cardellino di Carmine Alfieri valeva 50 milioni, dal momento che era dotato di un canto melodioso in grado di rilassaree il capoclan anche nella dura lotta contro Raffaele Cutolo. Numerose sparatorie nonché regolamenti di conti sono nati per dispute intorno a particolari cardellini o “ngardellat” (ibridi F1 fra canarini e cardellini) pregiati per canto o aspetto. Ciò che affascina del cardellino in ambito malavitoso è la sua “libertà” in quanto il suo canto, così libero seppur incatenato, è ciò che affascina e rende simili cardellini e camorristi. La sua feralità, mista a qualità canore indiscusse, lo rende un animale che fa gola agli esponenti più in vetta dei clan.
Ma il cardellino non è solo protagonista della malavita campana, esso è anche oggetto/soggetto di numerose ispirazioni e suggestioni da parte di molti artisti, napoletani e non. Fra le opere ricordiamo il bestseller “Il cardillo addolorato” di Anna Maria Ortense che ha fatto del Cardillo, oggetto di macabri giochi infantili, una figura che con la sua assenza, riecheggia in tutta la sua opera. E come dimenticare la canzone “Lu Cardillo” di stampo popolare le cui radici si presuppone affondino alla fine del ‘600/inizio ‘700. Di seguito l’interpretazione della canzone “Lu Cardillo” ad opera di Lina Sastri:
Detenzione legale, un futuro per questa passione
La detenzione dei cardellini però non è totalmente illegale in quanto essi sono detenibili solo se essi sono provvisti di un anello alla zampa riportante un codice numerico dell’allevatore di provenienza e di documenti che accertino la nascita in cattività dell’animale. Certo, essi non sono animali fra i più facili da possedere e riprodurre, essendo molto delicati e esigenti dal punto di vista alimentare e riproduttivo, ma sono comunque fonte di grandi soddisfazioni per allevatori e appassionati che possono godere del canto e della bellezza di questi animali in totale tranquillità, nel rispetto anche delle esigenze di questi piccoli e melodiosi animali.
Qui di seguito un video in cui si può ascoltare il melodioso canto di questi animali, con sfondo il logo che caratterizza tutti gli allevatori e amatori legali di questo piccolo uccellino nostrano “Allevare e proteggere“:
Stefano Capodanno