Giordano Bruno, al secolo Filippo Bruno, nacque a Nola nel 1548; a causa del suo pensiero fu accusato di eresia e arso vivo in piazza Campo de’ Fiori, a Roma, il 17 Febbraio del 1600. Nel 1888 fu realizzato dallo scultore Ettore Ferrari, esattamente nel luogo dove avvenne l’esecuzione, un monumento in onore del grande filosofo.
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La gioventù di Giordano Bruno e il Convento
Non si sa molto sulla gioventù del Nolano; proprio Giordano Bruno, durante il processo che lo condannò, diede informazioni su quegli anni. Suoi primi maestri furono il prete Giandomenico de Iannello e Bartolo da Aloia; tra 1562 e il 1565 prese lezioni di lettere, logica e dialettica da Giovan Vincenzo de Colle, un aristotelico averroista. Di grande importanza per Giordano Bruno fu l’agostiniano Teofilo da Vairano che figura in diversi dialoghi cosmologici del Nolano e che il filosofo stesso definì come:
“il principale maestro che abbia avuto in filosofia”
Tra i 14 e i 15 anni decise di indossare la veste di frate domenicano, rinunciando al nome Filippo; in realtà, il filosofo nolano non ebbe mai interesse per la vita religiosa o per gli studi teologici e la sua scelta di entrare in convento si può spiegare se si pensa alle comode condizioni di vita che tale decisione gli garantì.
Giordano Bruno poté dunque dedicarsi ai suoi studi di filosofia in relativa tranquillità nonostante fosse completamente avulso dal contesto controriformista che lo circondava; ciò, tuttavia, non gli impedì di essere nominato sacerdote nel 1573 e di laurearsi nel 1575 in Teologia con due tesi su Tommaso d’Aquino e Pietro Lombardo.
Il periodo passato in convento fu fondamentale per la formazione culturale del Nolano che poté attingere alla sconfinata biblioteca del convento, leggendo opere da Aristotele fino a Cusano e riuscendo persino a procurarsi, di nascosto, gli scritti di Erasmo da Rotterdam – le cui opere erano vietate in tutti i conventi.
Le prime peregrinazioni di Giordano Bruno
Nel 1576, in seguito a una discussione sull’arianesimo col frate Agostino da Montalcino – discussione dove Giordano Bruno espose i propri dubbi sulla Trinità, come confermerà egli stesso durante le interrogazioni del 1592 – fu denunciato da quest’ultimo, cosa che diede il via ad un processo per eresia; e
“dubitando di non esser messo in preggione, me partii da Napoli ed andai a Roma”
Da questo momento inizia, per Giordano Bruno, una serie di peregrinazioni: accusato di omicidio a Roma e di eresia da Napoli – nel convento erano stati ritrovate alcune opere annotate da Erasmo – fuggì a Genova dove insegnò grammatica per qualche mese; dal 1576 al 1579 Giordano Bruno visse a Savona, Torino, Venezia, Padova, Brescia e Ginevra.
Proprio a Ginevra, in seguito ad un’aspra polemica con i pastori calvinisti fu arrestato per diffamazione e scomunicato; si trasferì dunque a Lione, poi a Tolosa e infine a Parigi dove terrà un corso sugli attributi di Dio secondo San Tommaso. Grazie al successo di queste lezioni, Enrico III re di Francia
“mi fece chiamare un giorno, ricercandomi se la memoria che havevo e che professava, era naturale o pur per arte magica”
Le prime opere parigine di Giordano Bruno sono:
- De Umbris idearum;
- Ars memoriae;
- Cantus Circaeus;
- Candelaio.
Le opere più importanti
Tra il 1583 e il 1585 Giordano Bruno si spostò tra Londra e Oxford – poco chiari sono i motivi della partenza da Parigi; a Oxford tenne alcune lezioni sulle teorie copernicane attirandosi le antipatie della autorità religiose. Terminate le lezioni anzitempo per un’accusa di plagio, il Nolano tornò a Londra dando vita a sei importantissime opere in italiano:
- La cena de le ceneri;
- De la causa, principio et uno;
- De infinito, universo e mondi;
- Spaccio de la bestia trionfante;
- Cabala del cavallo pegaseo con l’aggiuna dell’Asino cilenico;
- De gli Eroici furori.
Dal 1585 fino al 23 Maggio 1592 – quando fu arrestato a Venezia – Giordano Bruno tornò in Francia, poi visse in Germania fino a tornare in Italia. Stabilitosi a fine marzo in casa del patrizio Giovanni Francesco Mocenigo, cui dava lezioni di mnemotecnica e di vari elementi cardine del proprio pensiero, proprio da quest’ultimo fu denunciato all’Inquisizione.
Il processo e la condanna di Giordano Bruno
Una volta in carcere, il filosofo riuscì inizialmente a difendersi abilmente dalle accuse ma poi l’Inquisizione Romana chiese e ottenne l’estradizione; dal 27 Febbraio 1593 fu rinchiuso nelle carceri del Palazzo del Sant’Uffizio. La svolta nel processo si ebbeesattamente il 21 Dicembre 1599 quando Giordano Bruno – che pure si era dichiarato disposto ad abiurare a determinate condizioni – dichiarò di rifiutare ogni abiura non avendo nulla di cui pentirsi.
L’8 Febbraio 1600 ascolterà in ginocchio la sentenza: sarà bruciato vivo. Secondo Caspar Schoppe, che era presente, Giordano Bruno avrebbe rivolto ai suoi assassini la frase:
” Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam.
(Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla)“
Il 17 Febbraio uno dei più grandi pensatori della storia della Filosofia occidentale fu denudato, la sua lingua bloccata per farlo tacere, legato ad un palo ed arso vivo; le sue ceneri furono gettate nel Tevere.
Luigi Santoro
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- Fonte citazioni: V. Spampanato, Vita di Giordano Bruno, p. 651 e Candida Carella, “Nota sull’agostiniano Teofilo da Vairano”, in Bruniana & Campanelliana, 1 (1995), pp. 63-82;
- Le deposizioni 2000, p. 11. Sono frasi tratte dai “costituti”, cioè le deposizioni rese da Giordano Bruno stesso al Tribunale dell’Inquisizione di Venezia il 1592; Op. Cit.;
- Lettera a Conrad Rittershausen del 17/2/1600