Dietro al successo della serie statunitense, c’è una lunga, lunghissima, intrigante saga di libri, scritta da Diana Gabaldon a partire dagli anni ’90: La saga di Claire Randall o, in lingua originale, The Outlander Saga. I numerosi volumi di carta stampata, scorrevoli e intriganti, catturano il lettore, lo fanno diventare parte della famiglia e poi lo lasciano con una nostalgia pungente.
Per molti, però, Outlander è solo la serie tv che ha catturato il pubblico grazie ai suoi numerosi punti forti. Primo tra tutti, una soundtrack da brividi, formata da delicate e struggenti melodie celtiche, suonate per lo più con la cornamusa e capeggiate dalla theme song iniziale, l’incantevole Skye Boat Song.
Un ruolo importante, poi, gioca l’ambientazione mozzafiato: le Highlands scozzesi, infatti, fanno da cornice alla storia, assieme ai loro fitti boschi, ai misteriosi cerchi di pietre e ai villaggi abitati dai clan. La serie TV, infatti, è ambientata nella Scozia del XVIII secolo, quando il sistema tradizionale di divisone della popolazione in clan non era stato ancora spazzato via dalla dominazione inglese.
La storia di partenza di Outlander è quella di Claire Randall (Caitriona Balfe), infermiera inglese che, al termine della Seconda Guerra Mondiale, decide di andare a Inverness, in Scozia, con il marito Frank Randall (Tobias Menzies) per una seconda luna di miele. Una volta lì, però, si ritrova sulla collina di Craigh Na Dun, davanti a uno dei tanti cerchi di pietre. Toccando una di queste, la donna viene magicamente trasportata nella Scozia del 1743.
Tra capi clan sospettosi, combattenti burberi, streghe ambigue, ufficiali inglesi sadici e patrioti che sognano la libertà, troverà l’amore, una famiglia, una casa e una nuova identità.
In particolare, troverà Jamie Fraser (Sam Heughan), laird (titolo corrispondente grossomodo al lord inglese, che indica il capo di un clan) di Lallybroch/Broch Tuarach, tenuta lasciatagli in eredità dai genitori deceduti. Essendo, però, ingiustamente ricercato dai soldati inglesi, le famigerate giubbe rosse, Jamie non può tornare a casa, né reclamare il diritto su quella terra, ma è costretto a usufruire dell’ospitalità e della protezione della famiglia materna, il clan MacKenzie, e dei due zii, il laird Collum (Gary Lewis) e il suo braccio destro Dougal (Graham McTavish).
A perseguitarlo, è il capitano Jonathan Randall (Tobias Menzies), detto Black Jack per il suo animo nero e il suo sadismo nel trattare i nemici. Avo del marito di Claire, Frank, e interpretato dallo stesso attore, Black Jack in Outlander è il cattivo per eccellenza che imprigiona, tortura e sfigura Jamie, del quale è invaghito.
Quando l’uomo inizierà a perseguitare anche Claire, credendola una spia degli scozzesi, lei sarà costretta a sposare Jamie per poter avere la protezione del suo clan. Inutile dire che, dopo l’esitazione iniziale, se ne innamorerà perdutamente.
A causa delle sue conoscenze mediche, però, Claire viene presto accusata di stregoneria e rischia di essere bruciata sul rogo. Al termine della prima stagione, abbiamo lasciato i due che, fuggiti rispettivamente al rogo e alla tortura, salpano per la Francia, lasciandosi alle spalle il germe di quella che diventerà la più grande sommossa giacobita al dominio inglese, ma anche la più grande, definitiva sconfitta, che insanguinerà il campo di Culloden, dove si combatterà la battaglia decisiva.
Alla corte di Francia, incontreranno Charles Stuart, leggittimo erede del trono di Scozia, appena arrivato da Roma per chiedere un’aiuto economico a Luigi XV. Parallelamente, nel 1968, vedremo Brianna, la figlia di Jamie e Claire, che arriva in Scozia da Boston assieme alla madre, dopo la morte del marito di lei, Frank.
Qualcosa, dunque, ha costretto Claire a tornare nel futuro. Ma cosa? In attesa del ritorno di questo eccellente adattamento della saga Outlander, quindi, non ci resta che dedicarci alla lettura dei libri della Gabaldon e scoprire quali nuove avventure attendono i due protagonisti.
Outlander
Chiara Martino