Tre canzoni in cui si nascondono spunti linguistici interessanti: Sparring Partner (Paolo Conte), Cuore di Pietra (Dente) e Chiamati in causa in tribunale (Sacre Scuole).
Perché non provare a rubare tre spunti linguistici da tre canzoni di autori e generi molto distanti fra loro? E così, da testi che vanno dall’indie al rap, ecco che escono prepotentemente fuori alcune fra le tante trovate meravigliose di cantautori, artisti e parolieri. Non solo semplici “giochi di parole“, ma vere e proprie riflessioni sulla linguistica. Ne seguono qre, ma se ne potrebbero trovare centinaia anche più popolari. Ecco, però, quelle più interessanti e che, si spera, siano meno conosciuti.
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Una coppia di parole contemporaneamente sinonimi e contrari
Sacre Scuole – Chiamati in causa in tribunale
Sacre Scuole è il primo nucleo di quelli che oggi sono noti al pubblico italiano come i Club Dogo. Se i componenti erano per 2/3 gli stessi, la qualità tecnica e lirica dei brani del gruppo hip-hop era, ai tempi delle Sacre Scuole, ad altezze decisamente più vertiginose. Nel 1999 il collettivo pubblicò 3 MC’s al cubo, raccolta di 9 canzoni, che insieme ad altre due costituiscono tutta la loro produzione prima della separazione e della riformazione sotto nuovo nome.
Chiamati in causa in tribunale conclude il primo e unico disco delle Sacre Scuole. Nelle loro canzoni, spunti linguistici utilizzati nella composizione dei testi abbondano, a partire dall’uso di sciarade e bisensi (se vibro tra concorrenti con correnti di vento divento libero, mi libro in un cielo aperto come libro) fino ad arrivare a interi versi omofonici, ossia composti da frasi diverse nella grafia ma con lo stesso suono (qui muore di timore il tuo difensore: di fans so recidere la fede… la Federazione Rappers razionerebbe…). Principale fautore di questi “esperimenti” è l’allora diciannovenne Dargen D’Amico, che è autore anche dei versi prima citati e di quelli da cui scaturisce la prossima riflessione:
Ho un microfono come uniforme e il fascino della divisa rende fenomeno uniforme una scena divisa
Dargen, inavvertitamente o meno, trova una coppia di parole, uniforme e divisa, che sono contemporaneamente sia sinonimi che contrari, e ce le presenta evidenziando questa unicità. Se una superficie è uniforme, allora certamente non può essere divisa, e così viceversa. Ma un’uniforme, se indossata, è una divisa.
Nella lingua italiana esistono parole enantiosemiche, ossia che significano allo stesso tempo due cose diametralmente opposte, come bravo che vuol dire buono e cattivo, ma è difficile trovare due parole (oltre queste) che siano, fra loro, sia sinonimi che contrari.
Una particolarità molto, molto curiosa, che afferma e conferma il rap come uno strumento che nelle mani giuste può avere il valore lirico della musica d’autore, oltre che sfidare tutti nella ricerca di un’altra coppia di parole come questa.
Un testo fra due parole consecutive nel vocabolario
Paolo Conte – Sparring partner
Paolo Conte ha di sicuro bisogno di meno presentazioni. Il cantautore nel tempo libero è anche enigmista fra le pagine della rivista La Sibilla, e nei suoi testi la padronanza linguistica è evidente. Perché, fra le tante canzoni, proprio Sparring partner? Per una peculiarità più unica che rara, che sfugge spesso anche a tanti occhi e orecchi attenti.
Il testo di Sparring partner inizia riportando ciò che dice lei di lui: ossia che è un macaco senza storia. Dopo quattro minuti, la canzone di Paolo Conte si spegne lentamente raccontando che stava lì nel suo sorriso a guardar passare i tram, vecchia pista da elefanti stesa sopra al macadàm . Forse, dopo questo riassunto, qualcuno ci è arrivato. Un macaco, scherzosamente, è un uomo goffo e tonto. Il macadam, invece, è un tipo di pavimentazione stradale. Queste due parole non hanno significati in comune come l’uniforme e la divisa delle Sacre Scuole, ma c’è altro che le tiene unite: il vocabolario. Su ogni dizionario, infatti, la parola immediatamente successiva a macaco è macadam, per l’ordine alfabetico.
Paolo Conte, in Sparring partner, racconta una storia aprendo a ventaglio lo spazio bianco fra le due parole, in un esercizio di stile non dichiarato ma meraviglioso.
https://www.youtube.com/watch?v=iY1IM0Hsf5Q
Bisensi, cesure e doppie letture su un tema fisso
Dente – Cuore di pietra
Con Cuore di pietra, il gioco è dichiarato, e la canzone probabilmente nasce proprio per permettere a questo bell’esercizio di stile di esistere. La canzone è breve e dolce, quasi una ninna nanna, e il suo autore è Dente, al secolo Giuseppe Peveri, cantautore indie folk con una penna decisamente particolare e apprezzabile. Anche nel suo stile i giochi di parole non sono rari, usati con ironia (“ma non le sembra un controsenso scrivere un verbale?” Ah, questa non la capiranno mai…) o con la sapienza dell’enigmista (i re ne vogliono di più semplici/Irene, voglio nodi più semplici). Proprio dallo stesso album di quest’ultima citazione nasce Cuore di pietra:
Cuore di pietra preziosa, fa’ che non ti rubino la voce, fa’ che non si parli mai di amanti, già da tempo non ci penso più… per la tua gonna turchese, per i fogli e le matite, io so da li te non ti muovi, anche se io ho palesemente voglia di te.
Tramite l’utilizzo di spostamenti d’accento (rùbino/rubìno), doppie letture (di amanti/diamanti), bisensi (turchese) e cesure (le matite/l’ematite), l’autore nasconde nel testo otto pietre preziose, mimetizzandole e armonizzandole in una dedica d’amore, che suona come una preghierina.
Anche l’intero testo della sua canzone La settimana enigmatica, d’altronde, altro non è che un insieme di definizioni che, risolto, compone il messaggio io ti amo/io mi odio, dimostrando la sua propensione al gioco di parole quasi enigmistico.
Davide Pascarella