La lunga vita di Matusalemme e degli altri personaggi biblici antidiluviani, cioè vissuti prima del diluvio, ha da sempre costituito un motivo di interesse e curiosità. Matusalemme detiene il primato della longevità biblica avendo vissuto per 969 anni, seguito da Adamo con la bellezza di 930 anni. Le teorie che hanno cercato di spiegare il motivo della lunghezza di queste esistenze sono innumerevoli, ma finalmente l’evoluzione delle scienze bibliche ha permesso di fare chiarezza, spiegando definitivamente il senso di questo fenomeno.
Indice dell'articolo
Matusalemme e il letteralismo
Troviamo Matusalemme e gli altri patriarchi antidiluviani in Genesi 5 in un lungo elenco che segue uno schema pressoché stereotipo: x aveva y anni quando generò z, dopo aver generato z, x visse ancora h anni e generò figli e figlie. L’intera vita di x fu y+h anni.
Matusalemme aveva centoottantasette anni quando generò Lamec; Matusalemme, dopo aver generato Lamec, visse ancora settecentoottantadue anni e generò figli e figlie. L’intera vita di Matusalemme fu di novecentosessantanove anni; poi morì.
Iered aveva centosessantadue anni quando generò Enoc; Iered, dopo aver generato Enoc, visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. L’intera vita di Iered fu di novecentosessantadue anni; poi morì.
Storicamente l’interpretazione più diffusa è stata quella che oggi si definisce come letteralistica e cioè acritica e ignara della cultura del Vicino Oriente Antico. Secondo la tesi letteralistica questi dati sarebbero da prendere alla lettera appunto, ovvero, veramente Matusalemme e gli altri vissero così a lungo.
Questa lettura, che oggi viene definita fondamentalistica, si ferma però alla superficie e non riesce a cogliere il senso del testo ed il messaggio che l’Autore voleva trasmettere. L’assurdo è che spesso una venerazione esasperata del testo conduce alla paralisi, al rifiuto di ogni approccio analitico, un rifiuto del testo stesso quindi, che invece richiede e merita lo sforzo di essere compreso.
Matusalemme tra mito e storia
Il dato biblico presenta una serie di campioni di longevità: Matusalemme con 969 anni, Adamo con 930, Iered con 962, Noè con 950. Queste cifre sembrano esorbitanti se non si è a conoscenza di questo modello letterario tipico del Vicino Oriente Antico. Secondo le antiche iscrizioni cuneiformi, i re delle città stato sumere che vissero prima del diluvio, raggiunsero circa i 30.000 anni di età. Beroso nella sua storia della Babilonia esaspera questo dato arrivando a dire addirittura 300.000 anni.
Come al solito l’Autore di Genesi non inventa nulla, ma rielabora delle antiche tradizioni letterarie, già divenute classiche al suo tempo, ai fini della sua narrazione e teologia. Alla luce delle cifre sumere i 969 anni di Matusalemme non sembrano più esagerati, anzi, la sua figura appare quasi dimessa.
Il paradigma tipico del Vicino Oriente Antico, comparando i vari testi è il seguente. Potremmo definirlo anti-illuministico perché rifiuta il progresso e le sue innovazioni. Secondo questo modello la perfezione si ebbe nell’antichità, ogni verità e conoscenza è da cercarsi nel passato. Il futuro è nient’altro che una parabola discendente dell’umanità. Il diluvio universale nei testi antichi diventa così la cerniera tra la fine dell’età dell’oro, mitica e perfetta, e l’inizio della storia reale, gravida di sofferenze e prove. La diminuzione dell’arco della vita è il segno di questo declino inarrestabile.
L’Autore biblico assume questo schema adattandolo ai propri scopi. La longevità di Matusalemme e degli altri contraddistingue Genesi 1-11. I primi undici capitoli costituiscono un corpo a parte all’interno del primo libro della Bibbia. A differenza del resto del libro in cui viene narrata la storia dei patriarchi di Israele, in Genesi 1-11 vengono deliberatamente utilizzati dei motivi mitici seppur assunti criticamente[1]. L’agiografo infatti non traspone nella Bibbia la credenza antica del declino inarrestabile dell’umanità.
Matusalemme e gli altri, vengono deliberatamente trasformati in ultracentenari per far comprendere al lettore che lo scenario descritto è quello di un tempo che si colloca prima ed al di fuori di ogni tempo. Una cornice mitica e quindi astorica, ma che informa la storia rivelandone il senso.
Genesi 1-11 si compone di varie scene: quella più celebre, la storia del cosiddetto peccato originale con l’albero della conoscenza del bene e del male, i giganti, il diluvio, la torre di Babele. In tutti questi episodi l’Autore descrive la stessa drammatica vicenda: il fallimento e la caduta della libertà umana. La rottura della relazione con Dio, fonte della vita e della dignità umana, conduce allo sconvolgimento della relazione che l’uomo ha con sé stesso, con gli altri e con l’ambiente.
Se Matusalemme e gli altri potevano aspirare ad un’età quasi millenaria, questa possibilità viene meno per l’umanità successiva, quella del tempo storico. Allo stesso modo, rievocando un’altra scena celebre di Genesi 1-11, Adamo ed Eva si scoprono improvvisamente nudi e quindi vulnerabili. Una speranza di vita limitata diventa quindi il segno del tempo reale, il tempo della storia dell’umanità. Un tempo in cui, secondo il messaggio di Genesi, l’uomo sperimenta la finitudine, ma allo stesso tempo fa anche esperienza della continua cura di Dio.
Christian Sabbatini
Fonti
Immagine in evidenza: postageofm.blogspot.com
Immagini media: postageofm.blogspot.com, conversantfaith.com, en.globalquiz.org.
Software utilizzati: BibleWorks 8
Bibliografia
Bibbia CEI 2008
J. Blenkinsopp, Creation, Un-creation, Re-creation. A Discursive Commentary on Genesis 1-11, T&T Clark International, London 2011, 1-2, 122.
(Disponibile in italiano come: J. Blenkinsopp, Creazione, de-creazione, nuova creazione. Introduzione e commento a Genesi 1-11, EDB, Bologna 2013.)
[1] La categoria di mito nella Bibbia merita una trattazione a parte. L’espressione mito o linguaggio mitico devono sempre essere assunte consapevolmente nell’ambito della teologia biblica. L’utilizzo della categoria del mito non è da porre in antitesi col fatto che Genesi 1-11 sia comprensibile come Parola di Dio. Si utilizza mito per distinguerlo dalla storia. La Bibbia è scritta attraverso tanti generi letterari: uno di questi è anche il linguaggio mitico. Mito sarebbe perciò in antitesi alla cronaca storica e non alla verità. Un esempio è proprio la creazione di cui la Genesi stessa presenta due diverse versioni nel primo e nel secondo capitolo. La fede nella creazione del reale da parte di Dio non è contraddetta da quanto detto sopra, che anzi aiuta a comprenderla.