Dicembre è il mese più magico dell’anno. Non solo per la neve, che ammorbidisce i paesaggi invernali, né per le luci che illuminano a festa le strade delle città o per la corsa sfrenata ai regali di Natale. Essendo un mese solstiziale, esso è ricco di rituali e simboli che ancora oggi partecipano alla nostra quotidianità, silenziosamente o sotto le mentite spoglie del consumismo.
Nel mese di dicembre le ore di buio aumentano fino alla notte più lunga dell’anno: il Solstizio d’Inverno, che cade solitamente il 21 dicembre (quest’anno il 22 dicembre), quando il sole, dopo aver raggiunto il suo punto più meridionale, si appresta a ritornare verso il nord. L’oscurità attanaglia ogni cosa dell’Universo, nell’attesa di una trasformazione che sopraggiunge con la Luce. Le popolazioni celtiche festeggiavano questo momento di attesa con un rituale che vedeva le donne immerse nell’oscurità fino all’arrivo degli uomini, i quali portavano una candela per accendere il grande fuoco.
Per festeggiare il Solstizio d’Inverno si pratica un vero e proprio rituale, collettivo o singolo, che prevede un banchetto con la presenza di tre candele dorate, incenso, fiori gialli, una pagnotta dolce, un coltello nuovo e dell’idromele (o vino dolce), per auspicare fortuna e prosperità. Il Solstizio d’Inverno rappresenta l’ingresso nella caverna cosmica, il passaggio dal buio alla rinascita; una simbologia che ricorda la grotta nella quale è nato il Salvatore, la luce che guida l’umanità.
Dal 21 dicembre al 6 gennaio si celebravano gli antichi misteri, un periodo durante il quale l’adepto era chiamato a superare diverse prove per accedere alla conoscenza del divino.
Tuttavia, il 25 dicembre è la notte più magica del mese, durante la quale chi possiede particolari poteri ha la facoltà di tramandarne i segreti. Nella notte della vigilia le nostre nonne ci invitavano a sedere con loro davanti al camino per insegnarci le misteriose pratiche del malocchio.
Il Natale possiede una forza misterica e spirituale, che si manifesta attraverso simboli ed oggetti facenti parte della nostra cultura. Basta fermarsi un momento ed assaporare l’esoterismo che vibra nell’aria…
Indice dell'articolo
Natale: una guida esoterica alle feste
In questo contesto non affronteremo l’origine del Natale dal paganesimo alla forma cristianizzata, bensì tenteremo di analizzare esotericamente i simboli che caratterizzano la festività, con lo scopo di apprendere l’essenza più profonda di ciò che abitualmente conosciamo.
Il 25 dicembre: Luce e Spiritualità
Convenzionalmente, festeggiamo il Natale, ossia la nascita di Gesù, il 25 dicembre. Si tratta di una data simbolica, che Papa Giulio I stabilì nel 337 d. C. in concomitanza con il pagano Dies natalis Solis invicti, il culto legato al dio solare Mithra. Una coincidenza che non stona affatto con la ricorrenza cristiana, in quanto Cristo per la liturgia cattolica è il Sol Justitiae. La nascita di Gesù è connessa alla rinascita della Luce, una luce metaforica che guida l’uomo nelle tenebre del Mondo.
Attenendoci alla data del 25 dicembre, osserveremo che in questa data il sole è entrato nella costellazione del Capricorno. Dal punto di vista simbolico, il Capricorno segna la fase del seme che, sepolto nel terreno, si avvia verso la rinascita. È il simbolo dell’interiorità, della spiritualità, che in alchimia si traduce nello sforzo di elevare la materia fino a raggiungere la perfezione spirituale. Insomma, la scelta della data è ricca di corrispondenze esoteriche che ben si incastrano con gli altri elementi simbolici del Natale.
La Grotta, ovvero la Caverna Cosmica
Nell’iconografia tradizionale della Natività, Gesù viene collocato in una grotta. La maggior parte dei miti di origine, rinascita e iniziazione hanno come protagonista una caverna: essa rappresenta l’utero materno, il mondo sotterraneo depositario delle mistiche conoscenze dell’ “altro mondo”. Alla grotta va collegato il culto di Mithra, come testimoniano diverse rappresentazione.
La caverna è un archetipo universale, simbolo del Centro del Mondo, luogo di nascita e rinascita, nel quale venne sepolto il primo uomo, Adamo. La nascita di Cristo è un evento cosmico, al quale tutta la natura partecipa con i suoi simboli. Il Salvatore, il faro dell’umanità nasce in una caverna cosmica, il luogo di collegamento tra il cielo e la terra.
L’Abete: l’asse cosmico e la rinascita
Siamo nel vivo delle festività natalizie quando abbiamo addobbato il nostro Albero di Natale! Solitamente esso è un abete, un albero maestoso e sempreverde che per i Druidi celti era ritenuto sacro e utilizzato nei falò del Sabba. Simbolo di speranza e prosperità, l’abete viene invocato nei rituali per richiamare l’abbondanza. Secondo alcune leggende, l’abete aveva doti profetiche e poteva conservare la memoria dei grandi eroi caduti in battaglia.
L’albero è un elemento simbolico presente in diverse culture: esso rappresenta l’asse cosmico, un asse verticale situato al centro dell’Universo. L’albero di natale potrebbe simboleggiare la figura di Gesù in quanto Creatore dell’Universo.
La tradizione di decorare l’albero deriva dai Saturnali, con l’obiettivo di auspicare un raccolto abbondante. Attraverso l’abete si realizza il culto della Luce, ossia la nascita del Cristo: le candele, successivamente le luci, usate per addobbare l’albero simboleggiano il ritorno alla vita dopo il lungo buio dell’inverno; le palline colorate soni i frutti, i nuovi doni che provengono dalla rinascita.
Il bacio sotto il vischio
Il vischio è presente in tutte le case durante il periodo di Natale. Presso i Celti si credeva che il vischio nascesse dal fulmine; inoltre era alla base della medicina dei Druidi. Dal punto di vista esoterico, il vischio rappresenta l’immortalità dell’anima rispetto alla materia corruttibile del corpo.
La leggenda del bacio sotto il vischio proviene dalla Scandinavia: si racconta che il vischio era la pianta sacra alla dea dell’amore Frigga, madre di Balder, dio del Sole, e di Loki, il quale con una freccia di vischio uccise il fratello. Le lacrime di Frigga a contatto con il vischio si trasformarono in perle bianche e Balder ritornò in vita. Per la contentezza, la dea baciò tutti coloro che passavano sotto il vischio e fece in modo che nulla di male potesse capitare a tutti coloro che stavano sotto il vischio.
La tradizione di baciarsi sotto il vischio risale anche alle antiche conoscenze druidiche, che ritenevano il vischio portatore di fecondità, dato che il liquido delle bacche richiamava il seme maschile.
La stella a cinque punte
La Stella dei Magi simboleggia la Luce che illumina il cammino spirituale. Secondo la tradizione, la ritroviamo in cima all’albero di Natale o nel Presepe. Per gli Egizi, la stella a cinque punte raffigurava il dio Sole; nel pitagorismo viene usata per dimostrare il segmento aureo.
A cinque punte è anche la Stella di Natale, nota come Poinsettia, che viene regalata a Natale come augurio, simbolo di amore e fiducia verso il prossimo.
I colori del Natale
Il Natale è caratterizzato dalla presenza costante di alcuni colori. Innanzitutto, il viola del tempo dell’avvento, è il colore della metamorfosi e del mistero e sinonimo di umiltà.
Il rosso, l’abito di Babbo Natale, che discende dal vescovo San Nicola di Bari, comunemente rappresentato vestito di rosso. Questo colore simboleggia l’amore, la vitalità, ma anche il sacrificio.
Il verde è il colore dell’abete, l’albero sacro della rinascita, associato a Venere e alla fertilità. Infine, abbiamo l’oro simbolo della regalità, legato alle nascite nobili, e il bianco, sinonimo di purezza, come suggerisce il candore della neve.
È di buon auspicio…
- Andare a dormire camminando a ritroso per sognare il viso del futuro amore;
- Indossare una camicia nuova per stare bene tutto l’anno;
- Bruciare un ramoscello di ginepro per allontanare le energie negative;
- Strappare un rametto di abete a mezzanotte come portafortuna;
- Baciarsi sotto il vischio.
Auguri di un buon Natale…esoterico!
Giovannina Molaro
Bibliografia:
I Giardini Incantati. Le piante e la Magia Lunare di Devon Scott, Venexia Edizioni, 2006
Sitografia: