I pericoli di Internet e il progetto Rete Sicura
Lo scorso 20 novembre si è tenuto presso l’Aula Pessina della sede Centrale della Federico II di Napoli, situata in via Corso Umberto, un interessante progetto accademico, dibattuto a contatto con gli studenti universitari e sviluppatosi nel convegno “I pericoli di Internet” nell’ambito del Tema Operativo Distrettuale (TOD) e “Rete sicura” dell’Associazione “Leo”. La tematica riguardava la rete e il web social, come luoghi non sicuri e i pericoli che ne conseguono.
Il convegno è stato organizzato dal dottor Maurizio Barbato, delegato TOD per il Leo club di Nola “Giordano Bruno” e hanno preso parte al dibattito, partecipando come relatori e collaboratori, il docente universitario di Diritto Penale della Federico II, Carlo Longobardo, che ha trattato l’argomento dal punto di vista giuridico e del diritto penale; il commissario Capo della polizia postale di Napoli, Riccardo Croce, che è intervenuto ponendo l’attenzione sull’intervento operativo della polizia postale circa i pericoli di Internet; l’esperto di Sicurezza Informatica, l’ingegnere Gennaro Auriemma, che si è soffermato sui pericoli del web; la psicologa, Annalisa Colucci, che ha affrontato il tema della dipendenza dai social e i problemi del cyberbullismo; e per finire, l’Onorevole Giovanni Palladino della Camera dei Deputati, è intervenuto circa l’impegno nel settore da parte delle Istituzioni. Moderatore del convegno è stato il dottor Ettore Nardi.
I pericoli e i crimini su Internet
Il mondo del web, e quindi di Internet, rappresenta lo spazio giusto e sempre più propenso per l’aumento e la diffusione di crimini nel “digital frame” (rete), poiché lo schermo copre l’identità del singolo e il senso di sicurezza è maggiore. Violazione di copyright, diffusione di materiale pedo-pornografico, clonazione di carte ci credito (carding), furto di dati sensibili (phishing) sono sempre maggiori e tali dati registrati dimostrano che, sia la criminalità organizzata mondiale che il terrorismo estremista, utilizzano i social e il mondo di Internet (piattaforme, network e social come Facebook, Twitter, siti e blog personali) per incrementare, nel primo caso, i propri traffici commerciali di narcotici e armi, nel secondo caso, per reclutare “adepti” per il loro “credo” e per essere finanziati da sotto-reti, spostamenti di denaro e dati virtuali di cui non resta alcuna traccia.
Diritto penale, Internet e Psicologia di prevenzione dai pericoli del web
Censura, controllo monitorato e blocco di siti web sono alcune delle misure e le norme di prevenzione adottate di recente dalla pubblica amministrazione per salvaguardare i crimini e i pericoli di Internet. Sebbene tali norme portano a limitare la libertà e la privacy personale dell’account di un singolo o individuo, la pubblica amministrazione ritiene necessario l’aumento del controllo del web (spazi personali ect..) e dell’aumento del diritto penale.
Il mondo digitale e il web, se usati in modo corretto, hanno contribuito ad “abbattere le distanze e le lunghezze”, permettendo attraverso l’Instant Messaging di comunicare con ogni angolo del globo (fattore di insostituibile importanza e progresso per le telecomunicazioni, per il mondo del commercio e affini). Il mondo social, però, consta di un lato pericolosissimo e rischioso. Numerosi e sempre più grandi sono i pericoli di Internet, spazio virtuale in cui si espone la propria vita e la propria identità, talvolta, in modo eccessivo ed imprudente.
Furti di dati e mail personali, account clonati fino a vere e proprie identità rubate sono soltanto alcuni dei crimini di cui si può essere vittima; Contribuisce a questi rischi in modo controproducente la dipendenza che il web e i social creano nei singoli soggetti. L’IAD (Internet Addiction Disorder) diventa una vera patologia, che negli ultimi anni sta dilagando e che vede i soggetti coinvolti perdere sempre più spesso il contatto con la realtà e costruire, quella che gli informatici chiamano, Second Life o Virtual Identity. Tali soggetti sono molto spesso inconsapevolmente destinati ad isolarsi ed auto-convincersi che la seconda vita è quella reale.
L’IAD può indurre a sintomi che sfuggono al controllo dell’uomo: paranoie, disturbi del sonno, panico e allucinazioni. La Sindrome Hikikomori nasce in contesti simili, i pericoli di Intenet, e si diffonde in modo endemico in paesi tecnologicamente molto avanzati ma con una rigida etica morale (Corea, Giappone, Asia dell’est). La sindrome Hikikomori porta i soggetti, che ne soffrono, a chiudersi nelle proprie stanze per mesi e mesi: non si conosce una percentuale statistica precisa ma la “malattia digitale” è in aumento. Nei paesi occidentali dilaga come forma di alienazione del mondo circostante e dal mondo reale, portando spesso alla comparsa di paure e ansie prima impensabili. Potrebbe bastare una rieducazione psicologia per denigrare l’IAD?
Di certo, sarebbe fondamentale il processo normativo applicabile dalla pubblica amministrazione, un controllo serrato da parte della polizia e della sicurezza informatica, tutori legali in caso di minorenni, supporto psicologico in casi estremi e, soprattutto, è indispensabile la conoscenza diretta e l’informazione pura, che deve raggiungere ogni classe sociale, ogni età e ogni generazione per prevenire, quanto meno, i pericoli di Internet.
Valentina Labattaglia
Link di riferimento
Ringraziamo Andrea Raiola per il contributo di parte del materiale di cosultazione