Gli esordi
Justin Bieber. Ad alcuni basta semplicemente sentire questo nome per sussultare, ma non tutti hanno questa reazione per lo stesso motivo: ci sono i fan sfegatati che vanno in fibrillazione per qualunque cosa riguardi il giovane cantante canadese ed altri, i così detti haters, che lo disprezzano talmente tanto da avere difficoltà a sentirlo semplicemente nominare. Ma perché queste due fazioni sono divise in maniera così netta? Perché da sempre c’è chi lo adora e lo venera immensamente e chi lo detesta dal più profondo del cuore? Per rispondere a queste domande è necessario tornare un po’ indietro, quando il mondo ancora non sapeva chi fosse Justin Bieber.
In tenera età (quando aveva più o meno sei anni) il piccolo Justin aveva imparato velocemente e da autodidatta a suonare la chitarra, la batteria, la tromba e il piano, dimostrando da subito una spiccata propensione per la musica. Cresciuto da una ragazza madre, Pattie Mallette, e lontano dal padre Jeremy (a causa della separazione prematura dei genitori), Bieber è vissuto in un ambiente stimolante dal punto di vista artistico, dato che gli amici della madre gli regalavano spesso strumenti musicali e lo aiutavano ad esercitarsi, ma allo stesso tempo difficile a causa delle ristrettezze economiche della famiglia.
Per guadagnare un po’ di denaro ed aiutare la madre, Justin Bieber cominciò ad esibirsi per le strade della sua città natale, Stratford, in Canada, e a partecipare a concorsi canori. La madre Pattie, per far vedere ai parenti lontani le esibizioni del figlio, cominciò a caricare i video delle sue performance su YouTube: è da questa piattaforma che è cominciato effettivamente tutto. I video del giovane Justin Bieber non erano visualizzati solo dai suoi parenti ma da tantissime altre persone che ben presto avevano cominciato a seguirlo abitualmente.
Un giorno poi, così per caso, il produttore discografico Scooter Brown, si è imbattuto in una sua cover. Fu amore a prima vista: Brown decise di contattare la famiglia Bieber per proporre un contratto. Da quel giorno del lontano 2007, Scooter è ancora il manager di Justin. Inizialmente la madre di Justin era un po’ restia nei confronti della proposta del manager: all’epoca Bieber era poco più che un tredicenne e il mondo della musica, come Pattie sapeva bene, è spietato e corrotto ma, dopo tantissime pressioni da parte di Scooter che non voleva assolutamente farsi sfuggire l’occasione di portare qualcosa di nuovo sul mercato musicale (Justin Bieber è stato uno dei primi artisti scoperti su YouTube, prima che questo fenomeno prendesse piede e diventasse praticamente virale), Justin fece finalmente un colloquio con lui ad Atlanta.
In seguito Bieber e sua madre si trasferirono lì e grazie al nuovo manager il piccolo canadese cominciò a creare una fitta rete di contatti, tra cui il suo mentore e ormai grande amico Usher: anche grazie al suo aiuto fu prodotto il primo album di Justin Bieber My World che fu il suo biglietto d’ingresso nel mondo della musica, debuttando subito nella top 30 dei dischi più venduti in dieci paesi. Questo primo disco risale al 2009 e resta coerente con le cover che Justin pubblicava su YouTube: le melodie infatti sono impostate su un sound pop ed R&B, proprio come quelle dei maestri da cui prendeva ispirazione − oltre Usher, Chris Brown e Justin Timberlake.
In poco tempo l’attenzione si catalizzò su questa giovane promessa: dopo infinite interviste nelle radio di tutto il continente americano e innumerevoli apparizioni televisive, il nome di Justin Bieber si stava facendo spazio nel grande panorama di Hollywood.
Il successo e il fallimento
Grazie al grande lavoro iniziale di massiccia propaganda, il successo vero e proprio arrivò con il secondo album, pubblicato nel 2010: My World 2.0, lanciato da uno dei singoli più famosi dell’artista: “Baby“.
Da qui in poi la carriera del cantante negli anni successivi è stata tutta in ascesa: due tour mondiali (che registrarono il tutto esaurito in quasi tutte le date), due film da incassi record al botteghino, cinque album studio e uno online…
Ma improvvisamente qualcosa si è spezzato. La carriera di Justin Bieber è stata spesso altalenante e più volte messa al vaglio della critica: in pochi credevano sarebbe andato tanto avanti. Justin, dall’inizio della sua carriera, è stato bersagliato per più motivi: inizialmente la sua voce molto poco profonda, dalle tonalità femminine (causata ovviamente dal fatto che ai tempi di “One Time” e di “Baby” il cantante non avesse ancora raggiunto la pubertà), ha causato molte perplessità e spesso e volentieri la nascente popstar è stata additata e presa in giro per questa caratteristica; in secondo luogo in molti l’hanno criticato perché sembrava volesse imitare l’indiscusso re del pop Michael Jackson.
Se però in effetti è più che comprensibile che degli artisti prendano come modello il leggendario Jacko d’altro canto, alla luce degli eventi che sono seguiti nell’evoluzione biografica e artistica di Justin Bieber, è evidente che il canadese ha preso una direzione diversa, disattendendo la fama di “copia” del cantante di “Thriller“.
Altrettanto pesanti sono state le critiche che gli sono state rivolte per i suoi atteggiamenti fin troppo saccenti e presuntuosi: in più occasioni la popstar ha dato dimostrazione del fatto che si fosse montato non poco la testa, cosa che comunque è abbastanza comprensibile se a soli diciotto anni si è una delle persone più ricche del pianeta.
Dopo quasi cinque anni di carriera in cui ha dominato indiscutibilmente le classifiche e i palchi di tutto il mondo, Bieber ha però un crollo. La fama probabilmente ha portato pesanti conseguenze, con un costante stress psicologico − causato anche dalla rottura con la sua storica ragazza Selena Gomez − e dai tanti paparazzi e pettegolezzi che lo seguono costantemente. Così, invece di comporre nuova musica e intraprendere nuovi tour, Bieber si è dato alla frequentazione delle galere, al punto che la notorietà del giovane durante il 2014 è cresciuta più per le sue bravate che per i suoi successi artistici.
Il ritorno sulla scena di Justin Bieber
Nonostante ciò, grazie al sostegno delle sue fedelissime fan, le Beliebers, dopo una lavata di capo (un esempio grandioso è il Bieber roast, il programma televisivo statunitense in cui Justin Bieber si è fatto offendere pubblicamente e in cui gli è stato detto ciò che non andava in lui), dalla metà del 2015 ha deciso di intraprendere nuovamente la retta via e per ora non sembra aver trovato ostacoli: dopo tre anni di silenzio discografico (nel 2012 aveva pubblicato l’album Believe), Justin Bieber ha dato alla luce il suo nuovo disco Purpose, inaugurato dai singoli “Where are you now“, in collaborazione con Skrillex e Diplo, e “What do you mean“. Quest’ultimo è il primo singolo di Bieber che si è classificato alla prima posizione della storica rivista Billboard.
Il sound del giovane è notevolmente evoluto e l’approccio di Purpose alle librerie elettroniche ha portato il canadese a un nuovo livello di maturità e di platea. Justin Bieber, da che era stato uno degli artisti più criticati del web, è così finalmente arrivato a riscuotere un successo, che tutt’oggi in pochi eguagliano, grazie alla sua musica. La sua presunzione ed i suoi atteggiamenti fin troppo da “divo” gli hanno procurato tantissime critiche ma al contempo il rapporto con i fan e la dedizione che questi hanno per lui sono grande motivo di vanto per il cantante che, nonostante gli scivoloni, si è sempre rialzato, forse molto più forte e combattivo di prima.
C’era chi l’aveva dato per spacciato dal primo singolo, chi credeva che avrebbe avuto un successo momentaneo ma, da quello che ha potuto dimostrare in questi mesi, Justin Bieber non ha assolutamente intenzione di lasciare le redini della sua carriera.
Ora non resta altro che aspettare gli esiti del nuovo tour che partirà a marzo 2016 e, per quanto riguarda i beliebers, sperare che questo nuovo cammino intrapreso gli doni più consensi o se, come vorrebbero gli haters, la fama sarà fin troppo pesante da reggere e lo porterà a crollare definitivamente.
Daniela Diodato