Yggdrasill, “l’albero della vita“: uno degli elementi più noti della mitologia nordica, dei più diffusi e, forse, anche dei più abusati. Lo ritroviamo sotto forma di ciondolo, anello, stemma, stampa sulle t-shirt… ma come viene descritto questo imponente frassino nei testi norreni? Qual è la sua storia, che cosa simboleggia?
Iniziamo da ciò che è più evidente, la forma linguistica: etimologicamente possiamo ricondurne il nome a “destriero di Yggr” (= il terribile, cioè Odino), in cui “destriero” è metafora di “forca”. Nell’Edda poetica si narra infatti che Odino avesse appreso i misteri della vita universale mediante un rito iniziatico, restando appeso per nove notti senza cibo né bevanda su Yggdrasill. [1] Abbiamo così già scoperto il primo dei vari significati attribuiti ad Yggdrasill: la sapienza divina.
Descrizione e simbologia di Yggdrasill
In un articolo precedente, in cui abbiamo tentato di abbozzare la geografia mitologica dei nove mondi, abbiamo citato uno dei primi versi della Vǫluspá, la “profezia della veggente” dell’Edda poetica. In questi stessi versi, a rimarcare la sua fondamentale importanza, è citato l’albero cosmico:
Nove mondi ricordo, nove interni sostegnie il grande frassino che penetra la terra.
Nella Canzone di Grimnir, a proposito delle sue imponenti radici, leggiamo inoltre:
tre radici si diramano in tre direzioni
sotto il frassino Yggdrasill;
sotto l’una Hel ha dimora; i giganti Hrimthursi sotto l’altra;
sotto la terza gli esseri umani.
Yggdrasill è dunque un frassino, l’eccelso fra gli alberi secondo le popolazioni nordiche; è immagine di possanza e vitalità perché dotato della forza che permea il mondo stesso (in quanto generato da un essere vivente, Ymir). Vale la pena notare che il primo essere umano creato dagli dei ha nome Askr, che significa appunto frassino.
Passiamo però al ruolo strutturale di quest’albero: esso sostiene l’universo e affonda le radici nei tre regni più distanti, che rappresentano tre diversi strati dell’essere, di cui Yggdrasill partecipa: il regno sotterraneo di Hel, quello dei giganti (che è ai confini del mondo) e quello degli uomini; i suoi rami tendono verso il cielo, completando il quadro. Da questa breve descrizione risulta già chiaro che l’albero costituisca al tempo stesso l’axis mundi, cioè il sostegno del cosmo, e un cosmo vivente a sé stante in perpetua rigenerazione.
Facciamo quindi un passo avanti, leggendo ancora nella Canzone di Grimnir:
Il frassino Yggdrasill tollera pena più grande
di quanto gli uomini sappiano;
in alto lo morde il cervo, di lato marcisce
Nidhhoggr lo intacca da sotto.
Yggdrasill presenta infatti una ricca e insolita fauna, non del tutto benevola: un’aquila, di cui non viene mai menzionato il nome, sta appollaiata sui rami con un falco tra gli occhi; molte serpi rodono le sue radici e ne intaccano la stabilità, ma la più famosa è Níðhöggr; lo scoiattolo Ratatoskr (=dente che perfora) corre su e giù per il tronco, imparziale messaggero delle maledizioni che si scambiano l’aquila e la serpe. Vi sono poi quattro cervi che brucano dai ramoscelli e, se non fosse per le cure di tre donne, le Norne (facilmente assimilabili alle Parche della tradizione greca), il tronco del grande frassino marcirebbe.
Pur non conoscendo il preciso simbolismo di ciascuno di questi animali, possiamo trarre alcune conclusioni: l’albero, che rappresenta la verticalità per eccellenza, sintetizza il perenne antagonismo tra terreno e celeste, materiale e spirituale, tendente al cielo ma con le radici profondamente fissate al suolo. Col suo continuo marcire ed essere rigenerato, Yggdrasill è vita e morte al tempo stesso.
Yggdrasill è un microcosmo, ma è anche il cosmo stesso: se proviamo a figurarci le tre direzioni in cui vanno le sue radici, pare quasi che esse rappresentino tre dimensioni astronomiche, due tese verso i due poli della sfera celeste e la terza al punto equinoziale. Questa interpretazione, non fantasiosa quanto sembra, è in realtà la prova di quanto fosse importante la figura di quest’albero cosmico nella concezione cosmologica degli antichi Scandinavi.
Segnaliamo infine il sovrapporsi del motivo spaziale-astronomico a quello temporale: così come i due mondi “estremi” dell’universo nordico, il polo caldissimo e quello freddissimo, potrebbero rappresentare l’inizio ghiacciato e la fine bollente del cosmo, allo stesso modo Yggdrasill è profondamente collegato all’idea di tempo. In effetti, una traduzione più attenta della Vǫluspá vorrebbe l’espressione “albero misuratore” (cioè “che scandisce il tempo”) in luogo di “grande frassino”: fragile, forse destinato a crollare, Yggdrasill è l’universo in tutte le sue forme.
Il mitema dell’albero cosmico
Il termine “mitema” (in francese mythème) è stato coniato nel 1965 dall’antropologo C. Lévi-Strauss sul modello di espressioni specialistiche della linguistica, quali “fonema” e “morfema”. [2] Analogamente ad esse, si intende per mitema ciascuna delle unità costitutive, ricorrenti e irriducibili di un mito: la struttura del mito, proprio come la struttura della lingua, risulterebbe quindi composta da più mitemi combinati insieme; per questo è facile ritrovare uno stesso mitema in tradizioni diverse e, a volte, anche molto lontane tra loro.
Risulta molto utile parlare di mitema a proposito di Yggdrasill, perché il motivo dell’albero cosmico, fonte di vita universale e di conoscenza, è ricorrente in molte tradizioni mitologiche differenti. In particolare, esso è stato messo in relazione con la tradizione finnica: all’epoca delle migrazioni di popoli indoeuropei in territorio scandinavo, a partire dal I millennio a.C., quelle zone erano occupate da genti di lingua ugrofinnica, dunque l’idea di un contatto tra le due culture è tutt’altro che improbabile.
Nel Kalevala, poema epico composto nell’Ottocento sulla base di runi e canti popolari finnici, è descritto un albero immenso, il cui tronco si erge fino al cielo e i cui rami coprono tutta la terra [3]; in questa tradizione l’albero ha anche un significato di tipo sciamanico, cioè funge da tramite per viaggiare attraverso i vari livelli dell’essere. Riprendiamo l’etimologia di Yggdrasill, la “forca di Odino”: alla luce delle ultime considerazioni, la sua iniziazione alla conoscenza divina appare proprio simile ad un rito sciamanico.
Non dimentichiamo, infine, l’altro grande albero di una tradizione mitologica a noi molto cara: l’albero della conoscenza del bene e del male, in cui pure è fondamentale la presenza di un Serpente nelle vesti di tentatore-attentatore.
Per concludere, riassumiamo la vasta stratificazione di significati che abbiamo trovato in una sola tradizione e, in seguito, comparando questa ad altre, più o meno note: Yggdrasill è l’albero della conoscenza divina, della marcescenza e della rigenerazione, simbolo stesso dell’universo e del cosmo.
La prossima volta che vedrete un ciondolo che rappresenta “l’albero della vita”… pensate a tutto questo.
Maria Fiorella Suozzo
Fonti
Il canzoniere eddico, Garzanti (Vǫluspá, Grímnismál)
I miti nordici, Gianna Chiesa Isnardi, Longanesi (da cui la cit. [1] )
[2] De Mauro
sitografia:
BIFROST – viaggio nel paese dei miti e delle leggende
http://ospitiweb.indire.it/~copc0001/edipo/levis.htm
immagini: Pinterest, google, http://testdesertmsw.blogspot.it/2013/08/the-nihoggr-scandinavia.html