Quando è nata, e come si è sviluppata, la ricerca storica su Gesù di Nazareth? Quali sono le acquisizioni condivise della ricerca contemporanea?
A queste domande ha cercato di rispondere Luigi Pezzella, dottore magistrale in Scienze storiche, nel riuscito saggio Voi chi dite che io sia? L’indagine storica su Gesù di Nazareth (Il Terebinto Edizioni).
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Un problema ancora attuale
Di Gesù si parla spesso, più spesso di quanto non si sia disposti ad ammettere. La rete pullula di siti e di forum che trattano della sua figura, e in particolare della sua storicità. Insieme ai contributi validi, non mancano certo quelli meno scientifici. Riscuote ancora un discreto successo la vecchia idea antistorica che un Gesù di Nazareth non sia mai esistito, o che si sia trattato di un soggetto per noi irraggiungibile, infinitamente rielaborato da secoli di speculazioni.
Anche i contributi meno validi, però, stanno a testimoniare il perdurare di un interesse non facile da spiegare per chi è immerso nella prospettiva di una società completamente secolarizzata. Eppure da sempre, in modi diversi, la civiltà occidentale ha dovuto farei i conti col Nazareno. Come ricordato da Vittorio Messori, da qualche secolo a questa parte non c’è ideologia che non abbia tentato di tirarlo dalla propria parte. È così che, anche nel campo della ricerca storica, abbiamo avuto un Gesù ariano, insieme al Gesù socialista (destinato, per altro, ad un maggiore successo).
La first quest (1778-1906)
L’autore si rifà alla suddivisione convenzionale della ricerca storica su Gesù di Nazareth in quattro fasi. Particolarmente importanza ha, appunto, la first quest perché ha dato al problema un’impostazione che – benchè superata – è ancora molto diffusa nell’opinione pubblica. Eppure la prima ricerca storica su Gesù non nacque da un interesse prettamente scientifico, ma da un desiderio di emancipazione che si risolveva nella critica dei dogmi e della Chiesa. Il risultato fu la contrapposizione – presentata come necessaria ed evidente – tra il Gesù della storia e il Cristo della fede. Dove il primo, di cui comunque poco si poteva dire, andava liberato dalle successive incrostazioni mistico-religiose.
Le idee di Reimarus, Renan e Bultmann si affermarono prima in ambito protestante, ma non mancarono di influenzare a lungo anche il mondo cattolico. Ciò fu possibile anche al fatto che le loro opinioni costituivano un attacco frontale alla Chiesa, ma non necessariamente alla fede cristiana. In particolare, l’idea di Bultmann di un Gesù storico non necessario per la fede cristiana era molto suggestiva, per quanto comportasse un effettivo snaturamento del Cristianesimo. Tanto suggestiva da bloccare a lungo la ricerca storica su Gesù di Nazareth.
La nuova ricerca
Negli ultimi decenni, la ricerca ha assunto nuova vitalità grazie a diversi fattori. In primis, come ricordato da Pezzella, un enorme ampliamento delle fonti, ma anche nuovi criteri e innovativi metodi di interpretazione. Particolare importanza ha assunto il superamento – forse non ancora compiuto – dell’impostazione letteraria, non adeguata alla comprensione di una cultura prevalentemente orale quale quella giudaica. Così come è stato fondamentale l’approccio interdisciplinare, con il riscoperto ruolo dell’archeologia ma anche di altre discipline, come l’antropologia. Quest’ultima, per esempio, ha consentito un nuovo punto di vista sul Giudaismo, considerato non più sotto l’anacronistica categoria di religione, ma in quella più appropriata di etnia.
Gesù della storia e Gesù della fede
Il problema del Gesù storico è anche un ottimo pretesto – o, volendo, un esercizio – per una riflessione sulla scienza storica. Quest’ultima infatti non può mai riconsegnarci il soggetto reale, ma solo una ricostruzione infinitamente migliorabile. Come evidenziato da Pezzella, anche in questo caso il Gesù storico è solo quello che sappiamo di lui, non il Gesù reale. Infatti, nessuna scienza umana può mai giungere ad acquisizione assolute e definitive, in particolar modo la Storia che non è una scienza esatta. Questo limite, però, è anche parte del suo fascino. A maggior ragione nel problema del Gesù storico, le indubbie difficoltà della questione storico-critica fanno anche da sprone per la nascita di nuove prospettive.
Ettore Barra