Ci è voluto un po’ di tempo per avere il coraggio di tornare a scrivere di musica, soprattutto dopo gli eventi più recenti, che, come immagino tutti sappiate, ha visto l’improvvisa scomparsa di due pilastri ed icone come Lemmy Kilmister, cantante, bassista nonchè leader dei Motorhead, e David Bowie, il camaleontico artista che ha rappresentato un unicum nel panorama musicale, con il suo essere sempre diverso e originale ad ogni album pubblicato. Come detto anche in precedenza, la morte di un musicista, così come lo scioglimento di una band, rappresentano lo scorrere inesorabile del tempo, e, proprio per questa ragione, ci viene da chiederci: cosa ne sarà della musica rock?
Un mondo più povero
È bene chiarire subito un punto: quello che ci ha lasciati peggio non è stato tanto il fatto di non essere psicologicamente pronti, proprio perché non si è mai pronti a dover dire addio al proprio artista preferito, ma il fatto di essere stati costretti a dover salutare, a strettissimo giro di vite, non una, ma ben due leggende del rock, due artisti completamente diversi ma ugualmente iconici.
Se Ian Fraser Kilmister, meglio conosciuto come Lemmy, era la perfetta incarnazione della trinità del rock, ovvero sesso, droga e rock’n roll, e rappresentava meglio di chiunque altro cosa significasse vivere una vita estrema, con il piede sempre sull’acceleratore, senza mai lasciare insoddisfatti i propri vizi, David Bowie intendeva la musica in maniera diametralmente opposta. Oltre ad essere uno straordinario compositore, il cantante britannico era un artista a 360 gradi, capace, nel corso della sua discografia, di costruirsi molti alter ego: da Ziggy Stardust, al Thin White Duke, da Halloween Jack a Nathan Adler, e di spaziare come pochi altri tra generi completamente diversi, come il glam rock, la new wave, fino ad arrivare anche ad inserire elementi di elettronica, ma senza mai perdere la sua originalità.
Tutti gli interminabili giorni successivi alla loro dipartita hanno causato l’affollarsi di tante domande, tra le quali, ad esempio, se sia anche solo immaginabile un mondo privo non solo della musica, ma anche di due grandissime personalità come Lemmy e David Bowie; e questo ci riporta alla domanda di prima.
Cosa ne sarà della musica rock?
Porsi questo genere di domande, soprattutto in occasioni del genere è tanto stupido quanto automatico: stupido perché la musica più in generale, ed il rock in particolare, sono sopravvissuti, nel corso degli anni, ai cambiamenti più drastici ed alle perdite più drammatiche. Si pensi, giusto per snocciolare alcuni esempi, alla prematura morte di Jimi Hendrix, allo scioglimento dei Beatles, all’omicidio di John Lennon, e l’elenco potrebbe essere lunghissimo; il rock è sempre sopravvissuto a tragedie più e meno grandi, avendo la capacità di cambiare pelle, aspetto e suono, soprattutto trovando nuovi interpreti. Ed è proprio qui che casca l’asino.
Perché se il chiedersi cosa ne sarà della musica rock è fondamentalmente frutto della paura di “tagliare il cordone ombelicale” con i migliori anni della nostra vita, esso rappresenta anche una domanda lecita, soprattutto in merito al precedentemente citato ricambio generazionale. Perché se è vero che, dagli anni ’70 ad oggi, abbiamo visto l’alternarsi di grandi band, capaci di capolavori discografici, di carriere sfavillanti e di concerti indimenticabili, è altrettanto corretto sottolineare come, negli ultimi 10/15 anni, latitino artisti in grado di raccogliere il testimone di questi “mostri sacri”.
Quale futuro per il rock?
Lasciando per un attimo da parte il pessimismo cosmico che è direttamente connaturato a situazioni e momenti del genere, occorre tornare lucidi e riporre fiducia nelle nuove leve. Nonostante la musica sembri, attualmente, trovarsi in una fase di stallo, dove tutte le soluzioni sembrano già essere state sperimentate, e dove, per un discografico, è molto più facile puntare su reunion improbabili piuttosto che investire su “musica nuova”, bisogna comprendere che, nonostante sia stato dato per spacciato numerose volte, il rock non è morto, ma si sta evolvendo in qualcosa di nuovo e, siamo sicuri, ugualmente bello.
Che cosa ne sarà della musica rock? Come direbbe qualcuno, lo scopriremo solo vivendo.
Claudio Albero