Sebbene nei mammiferi il senso universalmente riconosciuto come più sviluppato sia l’olfatto, con funzioni che vanno dall’orientamento nello spazio alla captazione di segnali chimici, sessuali e non, molte specie hanno sviluppato adattamenti tali da poter sfruttare anche l’udito in maniera sopraffina, e talora preponderante rispetto agli altri sensi.
L’udito ha infatti svariati vantaggi come canale sensoriale, rispetto alla vista e allo stesso olfatto. Il suono non viene bloccato tanto facilmente dagli ostacoli ambientali, come avviene invece per la luce, e rispetto agli odori si trasmette in maniera molto più rapida e direzionale. Alcuni animali hanno quindi trovato in questo senso la carta vincente nella partita per la sopravvivenza. Il massimo esempio di orientamento basato sul suono consiste nell’ecolocalizzazione.
Adattamenti uditi: evoluzione della percezione del suono
I mammiferi moderni, vale a dire i Theria, differenziati dai più primitivi Monotremata per la viviparietà e la presenza dei capezzoli, hanno evoluto caratteristiche peculiari, adattamenti dell’orecchio che hanno permesso loro di potenziare la captazione e la percezione del suono, arrivando a sfruttare l’udito in maniera efficientissima.
Gli adattamenti a livello dell’orecchio interno consistono principalmente in una spiralizzazione spinta della coclea (canale a forma di guscio di chiocciola che ha il compito di trasferire le vibrazioni all’organo neuro-sensoriale), mentre esternamente si è sviluppato il padiglione auricolare.
La combinazione di queste strutture specializzate permette una straordinaria capacità discriminativa delle frequenze sonore, un’ampia sensibilità alle differenti intensità del suono e una discreta precisione nel valutarne la direzionalità.
Alcuni mammiferi più derivati hanno sviluppato la capacità di emettere ultrasuoni (suoni al di sopra del range percepibile dall’uomo) e infrasuoni (che al contrario, sono al di sotto), sfruttandoli per comunicare, soprattutto col gruppo o con i partners, effettivi o potenziali, e per orientarsi.
Il perfezionamento di questo sistema di orientamento sonoro ha portato alcune specie ad un evolvere raffinato sistema sensoriale a distanza, basato sul suono, noto come ecolocalizzazione.
Orientarsi con l’ecolocalizzazione
Alcuni animali, come roditori, marsupiali, chirotteri e cetacei hanno combinato una grande sensibilità uditiva come la capacità di emettere ultrasuoni, sviluppando un affascinante quanto efficiente sistema di orientamento: l’ecolocalizzazione.
Gli individui di queste specie emettono i suoni ad altra frequenza, sfruttando adattamenti di organi che permettono la modulazione vocale. Questi rimbalzano poi sull’ambiente circostante e tornano poi indietro all’orecchio dell’animale, che elabora queste informazioni, formando un’immagine dell’ambiente circostante.
I taxa più specializzati nell’orientamento per ecolocalizzazione sono senza dubbio i microchirotteri, piccoli pipistrelli insettivori, e gli odontoceti, cetacei cacciatori dotati di dentizione, come i delfini.
L’ecolocalizzazione è un sistema che si è evoluto diverse volte in natura, in gruppi più o meno lontani filogeneticamente parlando, ed in maniera differente, cosicché gli animali sfruttano mezzi diversi per risultati molti simili.
I pipistrelli emettono una corrente di ultrasuoni prodotta dal loro laringe, opportunamente ingranditosi nel corso dell’evoluzione del gruppo, attraverso naso e bocca, spesso ripiegati a lembi complessi, volti a concentrare il suono. Gli orecchi esterni sono enormi, in rapporto alle dimensioni minute dell’animale, e presentano forme complesse, che permettono di captare meglio il suono di ritorno.
I cetacei sono ancora più specializzati, in quanto il mezzo di propagazione del suono nel loro ambiente è l’acqua. La natura fisica del fluido ha richiesto quindi altri adattamenti. Gli odontoceti producono colpi secchi a frequenze altissime, che riescono a viaggiare in acqua in maniera efficiente. Questi suoni sono prodotti nelle cavità nasali e concentrati in un corpo pieno d’olio, il melone, presente sulla fronte.
Il suono è poi captato grazie ad un corpo grasso situato nei pressi della mandibola, che ne permette la propagazione fino alla bolla timpanica.
Lorenzo Di Meglio
Bibliografia
F. Harvey Poght et al. – Zoologia dei vertebrati – Casa editrice Ambrosiana
Sitografia