“Il volto è lo specchio dell’anima”, qualcuno potrebbe correggere quest’espressione sottolineando che si è soliti dire ” gli occhi sono lo specchio dell’anima”, in questo caso potrebbe essere più consono sfruttare il termine volto, considerando questo il principio guida dell’Arte di Jorit Agoch ( qui il sito personale).
Napoletano a tutti gli effetti ma figlio del Mondo contemporaneamente, madre olandese padre napoletano, Jorit Agoch è considerato uno dei più promettenti giovani artisti di successo della categoria della Street-Art contemporanea.
Il percorso evolutivo intrapreso da Jorit negli anni ha inizio si dall’ambiente urbano ma senza mai perdere di vista la formazione scolastica che accentua ed affina le sue capacità creative tanto da catalizzare la fuoriuscita delle sue doti. Le periferie sono gli spazi nei quali meglio attecchisce la stret-art di Jorit Agoch, non solo quelle del capoluogo partenopeo ma di tutto il mondo, dimostrazione di questo è la sua vivida presenza dal punto di vista creativo prima in Africa e poi negli Stati Uniti.
Il continente africano sarà una vera e propria palestra formativa per il giovane napoletano, la scuola d’arte Tinga Tinga dello Stato della Tanzania sarà uno dei centri con i quali avrà maggiori legami ed collaborazioni. La povertà, il disagio sociale, la difficoltà di vivere vista da molti punti di vista diverranno degli elementi cardine della ricerca formativa di Jorit Agoch, ricerca che con il passare degli anni consegnerà i suoi frutti più maturi permettendogli di affacciarsi sul palcoscenico internazionale della Street-Art e concedendogli varie possibilità di esposizione molto importanti.
A questo punto è necessario sottolineare la particolarità delle opere di Jorit Agoch, si tratta nella maggior parte di volti, volti di persone note o meno note, a grandezza innaturale proposti su supporti parietali ed in alcuni casi portati anche su tela.
Il volto è la pagina bianca sulla quale Jorit Agoch vuole raccontare la sua storia o meglio la storia dell’umanità intera, di quella che lui definisce la “tribù umana“, una tribù dove le differenze dovrebbero essere superate e scalzate dalle comunanze. Perché sottolineare la diversità dell’uno rispetto a l’altro, quando vicendevolmente si potrebbe cogliere il meglio e diventare persone migliori grazie ad un rapporto interpersonale e privo di qualsiasi pregiudizio? I volti di Jorit Agoch quasi mai hanno un’espressione serena, quasi sempre hanno un legame intrinseco o esplicito con il luogo entro il quale vengono ritratti.
Uno studio attento e molto minuzioso si cela dietro ogni opera. il senso di realismo è evidente, tanto più vero e reale appare il soggetto ritratto ancor più tagliente può essere il sentimento da lui messo in evidenza. Ciascun protagonista dell’Arte di Jorit ha come caratteristica il volto segnato, segnato non solo in maniera figurata m anche concreta essendo marchiato da due cicatrici, punto di richiamo questo ad una antica tradizione africana.
In maniera progressiva, rapida e meritevole il talento di questo giovane artista lo si sta riconoscendo anche localmente, grazie anche ad alcune sue realizzazioni che hanno contraddistinto due dei quartieri più popolosi e i quali molto spesso non si fa che descrivere in maniera fortemente critica, nascondendosi dietro frasi fatte, luoghi comuni e stereotipi che si deve aiutare a far scomparire.
Ponticelli e Forcella sono stati gli scenari all’interno dei quali Jorit Agoch ha potuto mettere in mostra tutte le sue capacità, valorizzando l’are entro la quale queste opere sono state realizzate e rendendole meta di visite di curiosi e turisti. Una giovane bambina presumibilmente considerata di etnia Rom, almeno secondo alcune interpretazioni, il volto di un giovane operaio che incarna la figura di San Gennaro patrono di Napoli, sono questi i due soggetti che hanno portato Jorit Agoch ad essere conosciuto e riconosciuto come artista dal popolo napoletano.
Jorit non è solito dare un’identità alle sue opere, esclusi i casi in cui vengono rappresentati personaggi noti, come non è solito dare un’identità alla sua persona restando anonimo e sconosciuto come vuole la più antica tradizione della Street-Art.
Vincenzo Morrone
Fonti: streetartnews.net, artribune.com