Lo stabile Kismet di Bari in trasferta a Napoli con Piccola Antigone e cara Medea
All’ingresso in sala un’eccentrica figurina danzante in abito da cameriera ammiccante alias casalinga sognatrice accoglie il pubblico continuando a muoversi a ritmo di musica e a pulire per terra indisturbata. Così la competente attrice e ottima regista Teresa Ludovico prepara l’incipit del suo spettacolo Piccola Antigone e cara Medea per l’intimo pubblico del Teatro Elicantropo. L’evento è degno di nota non solo perché vede un teatro stabile, il Kismet Opera di Bari, venire in tournèe a Napoli, ma anche perché l’allestimento si mostra innovativo e di grande interesse. Partendo dalla profonda riscrittura ad opera di Antonio Tarantino delle tragedie di Sofocle ed Euripide, la Ludovico, accompagnata dall’attore/spalla Vito Carbonara, ripercorre i complicati travagli interiori delle due eroine riadattandoli però in contesti non meno tragici anche se più contemporanei, che vede protagoniste due donne vissute in epoche diverse ma frustate dalle stesse difficoltà. Così piccola Antigone si rivela una prostituta che fra i suoi clienti scopre suo padre, e cara Medea è un ex-deportata che viene arrestata per aver ucciso i suoi figli, a causa della gelosia provata per i tradimenti del marito, come dichiara lei stessa durante il dialogo/soliloquio con il suo Giasone.
La scena si presenta semplice, priva di elementi, se non due sedie nella prima parte e uno sgabello nella seconda, scandita dall’accurato sistema delle luci, che, come dichiara la regista stessa, è alla base della sua idea di messa in scena. Lo stacco fra le storie dei due personaggi femminili, interpretati magistralmente dalla medesima attrice che veste con grande sicurezza i panni di entrambi, è rappresentato da un intermezzo comico tenuto da Vito Carbonara. Questo stesso fattore è in grado di accompagnare lo spettatore fra una storia e l’altra senza confonderlo e dandogli il tempo di assorbire ed interiorizzare. Elementi fortemente caratterizzanti sono alcuni dettagli dei costumi e della postura dell’interprete a seconda dell’abito indossato, indicativi dell’animo e delle sfaccettature dei personaggi. Un senso di inquietudine aleggia nell’aria e il pubblico lo percepisce; l’animo tormentato di entrambe le protagoniste è percepibile nei loro gesti, nelle azioni, nei sottofondi e negli accompagnamenti musicali, nelle scelte tempistiche; la follia conseguenza e causa delle loro scelte è lì, carne e sangue, viva e tangibile. Le scelte stilistiche di Luisa Ludovico arricchiscono il testo di Tarantino e lo corredano di elementi propri, quali, ad esempio, un’ angosciante nenia funebre interamente in greco e risalente agli usi delle passate generazioni di donne baresi, inserita nei lamenti della dolente Medea, che attualizza il personaggio e lo correda di animo, di realtà scenica. Il ritmo è accuratamente studiato non solo in questo frangente, ma per tutto lo spettacolo, sebbene con cadenze diverse per ognuno dei personaggi. Nel complesso il lavoro, che parte da una scrittura intrigante già sulla carta, e che prende vita nelle mani esperte di un eccellente interprete e attenta regista, risulta un introspettivo viaggio in una realtà arcaica eppure sempre nuova, che non manca di stupire ed affascinare chi vi assiste.
Letizia Laezza
Piccola Antigone e cara Medea – Teatro Elicantropo (pagina facebook)