Narcos è una serie televisiva targata Netflix, uscita il 28 agosto 2015. Con le note tipicamente sudamericane di Tuyo, una canzone di Rodrigo Amarante, si apre la storia dei narcos e di Pablo Escobar.
In Chile nel 1973 la fortuita sopravvivenza di un bandito che lavorava in un campo di produzione di cocaina, dà inizio al più grande traffico di droga di tutti i tempi. Narcos racconta la storia del boom della cocaina colombiana, che esplose in America alla fine degli anni settanta come una bomba atomica. La serie, basata su fatti realmente accaduti, unisce elementi drammatizzati e parzialmente inventati, con parti di storia autentica, testimoniate da informazioni, dati, foto e video dell’epoca, che vengono mostrati all’interno di ogni episodio. Questo crea un connubio perfetto: da un lato abbiamo il ritmo dell’azione, sempre più incalzante e avvincente, e dall’altro, gli spunti di riflessione, dovuti alle piccole pause storiografiche, che dalla serie televisiva ci riportano nuovamente alla realtà, e non ci fanno dimenticare la rilevanza di questi eventi nella storia. Ci viene ricordato, a sporadici intervalli, che ciò che guardiamo con leggerezza sullo schermo è una verità cruda e dolorosa, che ha segnato la storia del nostro mondo, e al di là della serie televisiva, queste immagini ci restituiscono un giudizio più lucido e ci sensibilizzano sulla questione del traffico di cocaina.
Per quanto la storia sia per linee generali già conosciuta e la celebrità dei suoi protagonisti preceda certamente la serie televisiva, l’intreccio delle vicende riesce comunque a tenere col fiato sospeso e a far aspettare con ansia la prossima puntata. Non è solo il bisogno di svago e distrazione a tenerci attaccati allo schermo quando guardiamo Narcos, ma anche quel particolare tipo di appagamento che si prova di fronte alle serie televisive ispirate a fatti reali, che ci fanno conoscere e approfondire più consapevolmente delle situazioni lontane da noi, o che non abbiamo vissuto in prima persona.
Il cuore della vicenda è semplice: la guerra fra i poliziotti della DEA e i narcos, una partita che si gioca sul suolo colombiano e in cui apparentemente è coinvolta solo una parte della popolazione, ma che in realtà mette in gioco il destino di tutta l’America, e forse del mondo intero. Le due fazioni, quella della legalità, formata dai poliziotti, dai rappresentanti del Governo e dai politici, e quella dell’illegalità, costituita dai narcotrafficanti e dai ladri cresciuti per strada, sono i due poli opposti della storia; ma nonostante ciò, non si può classificare nessuna delle due parti come buona o cattiva, non si può distinguere con chiarezza il bene dal male. Certo, le due squadre giocano su fronti opposti, come quando si gioca a “guardia e ladri” i ruoli sono fin da subito ben definiti, ma nonostante questo, come percepiremo andando avanti nella storia, i personaggi delle due fazioni non sono così diversi fra loro. Narcos inizia proprio con una riflessione, che farà da sfondo ad ogni episodio: spesso crediamo di poter distinguere il lato buono e il lato cattivo della storia, a volte però i buoni si rivelano i peggiori macchinatori di cattive azioni e, a volte, i cattivi fanno cose buone. Tutto seguirà questo filo conduttore, in cui non si riesce a scegliere una parte netta per cui “fare il tifo”, se non rinunciando a guardare con obiettività i due lati della medaglia. Sarà inevitabile, dunque, commuoversi di fronte alle perdite e alle sconfitte dei bandidos o alla morte di alcuni di loro, benché il ruolo giocato da questi ultimi non sia quello dei giusti. A incarnare perfettamente quest’ossimoro di buona crudeltà è il personaggio di Pablo Escobar, anche detto il Robin Hood della Colombia, il ladro gentiluomo.
Pablo Emilio Escobar Gaviria è il narcotrafficante più famoso della storia. Proveniente da una famiglia povera, cresciuto a Medellín con tre fratelli e tre sorelle, fu inizialmente un trafficante di alcool e tabacco, fino a divenire, poi, negli anni ’80 e ’90 il re della cocaina. Il suo patrimonio ammontava a trenta miliardi di dollari, ma Pablo non era solo un criminale, era anche un uomo con un ideale. Il suo sogno: quello di far emancipare la Colombia e il suo popolo dalla miseria e dalla subordinazione in cui si trovava, soprattutto rispetto all’America. Con il denaro guadagnato dal narcotraffico fece costruire ospedali, centri sportivi, abitazioni più dignitose, è stato un uomo che nel bene e nel male ha fatto la differenza. Ed è questo che riconoscono anche Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro, gli ideatori di Narcos, la possibilità di accettare che non sia tutto condannabile in un fuorilegge, come non è tutto encomiabile in un cittadino onesto.
Francesca Rybcenko