San Lupo è un piccolo paese del Sannio, in provincia di Benevento, situato nella valle del Sabato. Sorge vicino ai comuni di Guardia Sanframondi, San Lorenzo Maggiore e Telese, da cui dista circa 15 km, e conta 850 abitanti.
Conosciuto per la leggenda della Janara e per l’antica qualità dei fagioli della Regina, è un luogo alquanto suggestivo, un borgo di viuzze e vicoli antichi che sussurrano misteri del passato. Si trova qui, all’entrata del centro abitato, un ponte arcuato detto “Il Ponte delle Streghe” che si erge al di sopra di un precipizio vertiginoso con una vista sul paesaggio costeggiato da piccoli rilievi. Uno dei punti più affascinanti del posto dove si concentra un’energia esoterica che attrae e respinge la curiosità e la voglia di scoprire e saperne di più!
San Lupo racchiude leggende magiche ed intriganti connesse soprattutto al periodo medievale. E’ di origini normanne e, in passato, qui vi si stanziarono i monaci benedettini per coltivarne i terreni, finchè il paese vecchio andò distrutto durante il terremoto del ‘400 e da allora gli abitanti da valle si spostarono più a monte.
In vista della tradizione “stregata” che San Lupo vanta, i sanlupesi organizzano, nei giorni tra il 20 ed il 23 giugno, eventi che rievocano atmosfere magiche ed iniziative culturali interessanti.
San Lupo e i luoghi della Janara
Le coste d’ l janare
Unguent, unguent, famm leggia leggia mò e semp
e mannm a la noce d’ Bnvient
sopra a acqua e sopra a vient
e sopra a ogn mal tiemp.
Accussì diceva sott a ‘r pont de le janare
già ‘ncuoll a Satanass che la prtava
‘r viennrdì a mezanott e parteva Rosa
‘p s’ì a sfrnà soot a la noce.
E là cu Gioconda, Matteuccia e Boiarona
s’accuchiavn avide e assatanate
cu chill spirt sanguign e ‘ndiavlat
che ‘s n’ mpossessavn p’n’ora bona.
Strizz d’ sangue e spruzz d’sperma
tuorn tuorn a chill albr ‘nfcuat
allucch e fremiti arrivate all’orgasmo
dent ‘a n’ vortice, ammscat cul e piett.
Ma prima che ‘r uall cantass
e ‘s’ sntess ’r tuocc d’ l’Ave Maria
ognuna ‘s n’eva trnà p’ sotta a ‘r’uscio
stamaledetta chi s’ trvava ancora p’ la via.
Chella notte Rosa facìu cchiù tard
e ‘a ‘r prim tuocc cadìu chi la prtava;
scumparìu ‘r cruapio e la lasciau sola,
denta a ‘na grotta, sott a’ la costa trvau rpar.
(Pellegrino Tomasiello).
In questi versi dialettali, ritroviamo la descrizione di un sabba di streghe che si teneva proprio in un punto di San Lupo, definito “Le coste della Janara”, dove c’è un dirupo a strapiombo che dà sul “Torrente della Janara”, sovrastato da un ponte di pietra ad arco. In questi luoghi aleggiano le ombre di antiche leggende, di lontane superstizioni, forse frutto di miti ancestrali legati al culto di divinità infere.
Il su citato torrente, un po’ come la Mefite della valle dell’ Ufita, era considerato “la pozza dell’inferno”, un accesso alle dimore del principe degli abissi e un luogo di riti sabbatici che vedevano protagonista la donna emblema di San Lupo: la Janara.
E’ in questo paese beneventano che sono state anche girate le scene del lavoro cinematografico della Vargo intitolato appunto “Janara”, un piccolo film che ben racchiude il senso della credenza popolare e del clima enigmatico di questi posti, dove la storia lentamente si insinua nella modernità di un tempo che a San Lupo sembra essersi fermato.
San Lupo e le leggende della Janara
Le janare erano considerate donne demoniache che, cospargendosi il petto con un unguento magico, si trasformavano in vento e volavano nelle case a compiere malefici sugli uomini e soprattutto sui bambini.
Erano streghe di diversa provenienza; si ritrovavano, nelle notti di martedì e venerdì, in congreghe presso questa sorta di “pozzo”, nel luogo chiamato “costa re’le janare”.
La Janara di San Lupo agiva di notte, entrando nelle case attraverso le fessure di porte e finestre ed il suo obiettivo era vendicarsi di azioni cattive ricevute o affermare la sua femminilità repressa dalla società. I bambini erano le sue vittime preferite che paralizzava e soffocava, storpiandoli o uccidendoli. A tal proposito è usanza, ancora oggi, a San Lupo, fare un cuscinetto detto “abbetielle” con su oggetti di metallo (fierr’ e acciaje), l’immagine di un santo protettore ed erbe incantate che le mamme appendevano al collo dei loro figli, come simbolo di protezione ed amuleto contro i sortilegi. Altro espediente era ed è quello della scopa di saggina e del mucchietto di sale messo davanti alle porte per ingannare la strega malefica.
La leggenda ufficiale narra che, una volta, una coppia di sposi adottò una bimba nata dall’ unione di un demone ed una strega e che, questa ragazzina, figlia delle forze oscure, divenuta grande avrebbe attirato l’attenzione di un nobile di Limata. Un giorno, mentre la fanciulla era al torrente a bagnarsi, l’uomo la sorprese con maliziose intenzioni ma, lei lo rifiutò e lui decise di vendicarsi, mettendo in giro voce che la ragazza fosse una strega e che avesse fatto un patto con il diavolo. L’antico popolo di San Lupo decise di annegare la ragazza nel fiume, dove il suo corpo venne risucchiato e si dice che, da allora, il fantasma della donna compare e scompare dal ponte attraendo con la sua bellezza e inducendo gli uomini al suicidio, con un salto nel vuoto.
Queste e tante altre sono le storie delle streghe sannite che ammaliano e seducono l’immaginario popolare e chiunque sia pronto a perdersi in nascoste realtà da scoprire come la piccola e misteriosa comunità di San Lupo.
Pasqualina Giusto
Bibliografia:
Ugo Simeone, Racconti, miti e leggende della terra di San Lupo