Davide Berardi, in arte Daw, l’autore di Animaletti Crudi, Sick Sick Sick e Lov, è ospite del Comicon 2016. Noi de La Cooltura l’abbiamo intervistato.
Daw, qual è l’impatto con il Comicon? Ci eri già stato o si tratta della prima edizione per te?
Ci sono stato in anni alterni negli ultimi otto anni, ci sono stato tre-quattro volte ed è sempre un piacere tornarci.
Quando hai deciso di diventare un fumettista? In quale momento della tua vita hai capito che questo era il tuo lavoro e non solo una passione?
Come nel caso della maggior parte dei fumettisti che conosco, si tratta di qualcosa che ho iniziato a fare da piccolo. Si inizia disegnando fumetti per passarli ai propri compagni di classe, poi si pensa di poter mangiare anche con i fumetti, inizialmente non ce la stavo facendo ma ora riesco anche a comprare qualche cesto di frutta grazie ai fumetti.
Secondo te cos’è che distingue un bravo fumettista da un fumettista che non ce la può fare? Quali sono le caratteristiche che consentono ad un fumettista di sfondare?
Non c’è una linea netta, un bianco e nero, in realtà c’è gente molto brava che ha scarsa visibilità e viceversa gente che magari fra prodotti che non si distinguono dalla media ma che sono sempre sotto i riflettori. Ci sono molti fattori, non solo la bravura ma anche la fortuna e le conoscenze servono per arrivare al successo. Certo se si fanno fumetti di scarsa qualità si hanno tantissime difficoltà, ma non c’è un modo per dire cosa sia il valore portante di un fumettista di successo.
Ci sono fumettisti che ritieni guide per il tuo lavoro, che ti hanno ispirato?
Ci sono due persone che hanno svoltato la mia vita: una è stato Scott Adams, l’autore di Dilbert, e l’altra Rumiko Takahashi, l’autrice di Ranma, per il resto ci sono state varie influenze ma quando già mi ero formato, come Ortolani, che non si può non citare, o il Dr. Pira, un fumettista di nicchia che ora sta emergendo e che mi ha insegnato tante cose essendo un genio della semplicità.
Secondo te quant’è l’importanza dei Social Network oggi per consentire ad un fumettista di emergere?
Si tratta di un palcoscenico che dà molta visibilità e la possibilità di non dover passare per una casa editrice per essere conosciuto perchè dà un riscontro diretto con il pubblico. Non c’è un collegamento diretto con le vendite, perchè si può avere una ottima affluenza e non vendere tantissimo, per altri, invece, questa affluenza è più facilmente monetizzabile. Prima occorreva l’appoggio di un editore che doveva rischiare ed investire su di te, ora non più.
Tra i tuoi universi narrativi qual è quello che ti preferisce di più?
Preferisco disegnare le strisce che riguardano me, cosa che per molto ho cercato di evitare perchè è più facile, la gente apprezza di più l’autoreferenzialità, mentre autori che costruiscono mondi dal nulla vengono ignorati. Sicuramente è più facile raccontare qualcosa che esiste già, ho block notes pieni di appunti su me stesso da poter trasportare su fumetto ma non lo faccio perchè mi sembra una scorciatoia, anche se ho intenzione di aumentare nel prossimo futuro la presenza del mio naso sulle mie strisce.
Parlando di futuro: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho intenzione di cambiare stile per progetti nuovi, ho nel cassetto il desiderio di fare qualcosa che non sia comico. La comicità è una gabbia, non è possibile disegnare tre pagine senza battute. Ad esempio Ortolani si sta attirando critiche per la sua volontà di voler raccontare qualcosa di serio. Se vuoi raccontare una storia con risvolti drammatici occorre abbandonare la parte comica: io non la abbandonerò mai, ma voglio provare a raccontare qualcosa di diverso, per vedere cosa sono in grado di fare.
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Davide Esposito
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