Edward John David Redmayne. Solo Eddie, per noi che con un po’ di spirito genitoriale e nostalgico ce lo ricordiamo quando era sconosciuto al grande pubblico, giovanissimo, nell’aspetto totalmente identico ad oggi, e noi dovevamo scovarlo in produzioni straniere mai doppiate e recuperabili solo con un po’ di fatica.
Signore e signori, ecco chi è il vincitore dell’Oscar come miglior attore protagonista, Eddie Redmayne.
Da giovane
Londinese di nascita, studente di Eton e del Trinity College di Cambridge, figlio di un affarista della City, Eddie Redmayne si sente animale da teatro, e ha la fortuna di godersi dei genitori abbastanza illuminati da sostenerlo nella sua passione.
Così, fin da giovane, si addestra a teatro, consacrando il proprio talento all’arte della recitazione non senza qualche riconoscimento di peso: nel 2002 approda al Shakespeare’s Globe Theatre, che in Inghilterra è un po’ come dire “e ora sei un vero attore”. Nel 2004, poi, vince il premio Evening Standard Best Newcomer e nel 2009 ottiene un Oliver Award, rispettivamente per le interpretazioni in “The Goat” di Albee e in “Red” di Logan.
E, se il mondo è piccolo, l’universo della recitazione inglese lo è ancora di più: della stessa generazione e spesso compagni di palcoscenico di Eddie erano moltissimi attori inglesi che proprio negli ultimi anni sono emersi con clamore (in quella che probabilmente verrà ricordata come l’ondata inglese in campo americano, capitanata dal più anziano Cumberbatch): ad esempio Tom Hiddleston, che ha frequentato con lui scuola e Università, o Jamie Dornan, Robert Pattinson, Andrew Garfield. A detta di Eddie, tutti loro, una volta catapultati a Los Angeles, hanno sviluppato un senso di solidarietà quasi familiare.
In Italia con le serie tv
Nel pieno della mania per le serie tv scatenatasi qualche anno fa, una parte del pubblico diresse la propria passione verso la televisione britannica. A quel pubblico sono perfettamente noti molti dei nomi “nuovi” che registi attenti e coraggiosi hanno annotato, e che oggi brillano nelle sale dorate delle lobby cinematografiche americane senza che nessuno si ricordi come ci sono arrivati.
Eddie Redmayne ne è il rappresentante perfetto. Se al successo odierno è arrivato di soppiatto, in due produzioni britanniche si distinse positivamente: “Tess of the Durberville’s” del 2008, in cui interpreta un commovente e dolce Angel dagli occhi bambineschi, incarnazione del classico eroe ottocentesco del romanzo femminile; “I pilastri della Terra”, del 2010, miniserie televisiva ricchissima di figure talentuose tra le quali Eddie, nei panni di Jack Jackson, seppe destreggiarsi magistralmente, risultando uno dei personaggi più incisivi.
Gli anni 10 e il grande schermo
Tralasciando le parti minori che ottiene sul grande schermo, si può dire che il primo ruolo di reale peso al cinema per Eddie Redmayne sia quello di Colin Clark, in “Marilyn” (Simon Curtis, 2011). Fa da io narrante, da osservatore della “creatura Marilyn”, e da anima emotiva della pellicola, risultando allo stesso tempo personaggio caratterizzante dell’intero film e discreto mediatore tra pubblico ed eventi riportati.
Ricordiamocene poi per l’eccellente prova data in “Les Misérables” (Tom Hooper, 2012), in cui ha il compito di sostenere una dura prova canora. Grazie al suo Marius Pontmercy stupisce con una notevole voce tutti quelli che avevano ascoltato solamente il doppiaggio sempre diverso assegnatogli di volta in volta qui da noi.
I suoi ultimi ruoli, infine, sono quello di Hawking in “La Teoria del Tutto” (James Marsh, 2014), che lo ha portato a stringere la statuetta degli Oscar con l’autentica gioia di cui si è stati testimoni la notte del 22 febbraio, e quello non altrettanto acclamato, ma comunque non spiacevole di guardare, di Balem Abrasax in “Jupiter” (fratelli Wachowski, 2015).
Chiara Orefice
Fonti: IMDb; Comingsoon; The Big Issue; Mr Porter