Uno degli eventi artistici italiani più sorprendenti di quest’estate è la mostra personale di Vincenzo Marsiglia, artista brillante e poliedrico, originario di Belvedere Marittimo (Cosenza), che oggi vive e lavora a Soncino (Cremona) e che ha raggiunto un considerevole successo partecipando a partire dagli anni ’90 a numerose mostre collettive, a fiere nazionali e internazionali e attraverso varie personali.
Vincenzo Marsiglia: l’arte che incontra la danza
L’esposizione dal titolo Dopo-Logica/o, curata da Matteo Galbiati, è ospitata fino al 10 luglio 2016 dalla bellissima Sabbioneta, città lombarda dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, nelle sale del Palazzo Ducale, edificio fatto costruire nel 1559 da Vespasiano Gonzaga. Essa è una sorta di bilancio complessivo dell’attività artistica svolta da Marsiglia in quindici anni, il risultato di un’inesauribile curiosità verso i vari generi artistici, non solo pittura, ma anche ceramica, scultura, design, oreficeria e arte multimediale.
Non a caso la mostra è stata inaugurata presso il Teatro all’Antica da una performance interattiva, nata dalla collaborazione dell’artista con il coreografo e ballerino Denny Lodi, la quale ripropone in un contesto diverso un connubio già sperimentato con l’azione di arte&danza del settembre 2015. I due hanno pienamente dimostrato come arte, danza e musica non sono entità separate, ma forme d’arte con ampie possibilità di interazione, pronte a richiamarsi a vicenda, a trovare un equilibrio. Il comun denominatore di danza e arte multimediale è il movimento, quella dinamicità metamorfica che scaturisce dal repentino succedersi e mutare di azioni, immagini e suoni e che stimola una percezione multisensoriale magnetica, capace di coinvolgere a livello emotivo ed intellettivo il fruitore. La danza di Lodi, delicata nella sua contemporaneità, si è magicamente e armonicamente fusa con le opere multimediali-interattive create da Vincenzo Marsiglia per l’occasione.
Dopo Logica/o: una progettualità eclettica
Spostandoci a Palazzo Ducale, la mostra vera e propria è un ricco percorso attraverso una molteplicità di opere molto diverse tra loro, ma tutte concepite in rapporto agli spazi che le accolgono, quelle sale ricche di storia e di arte che nel passato ebbero funzione residenziale, ma furono anche sedi dell’attività politica e amministrativa.
Ciò che in modo evidente domina tutta la produzione dell’artista è il suo “marchio”, una stella a quattro punte anche nota come Unità Marsiglia, elemento primigenio della creazione artistica, il modulo base di una progettualità che procede per infinite combinazioni e a partire da esso Marsiglia ha costruito nuove dimensioni migrando verso l’arte astratta e concettuale, pur partendo sempre dall’analisi del dato reale.
L’Unità Marsiglia è un segno declinabile nelle più svariate tecniche, da quelle più tradizionali come pittura e scultura fino ai pixel e agli schermi dell’arte digitale, e nei più disparati materiali, quali la ceramica, il marmo, l’ardesia, i feltri, gli specchi, i tessuti. Ad esempio nell’opera Op Star, in mostra, è immediatamente riconoscibile la stella realizzata con lana bianca e nera intrecciata a mano su supporto costituito da un tappeto prodotto dalla CC-Tapis in soli otto esemplari. Qui l’artista ha generato illusioni ottiche rendendo dinamica agli occhi dell’osservatore un’opera che è priva di qualsiasi movimento, obiettivo raggiunto sfruttando le potenzialità intrinseche del colore e studiando minuziosamente gli accostamenti delle fibre, insomma riprendendo quel rigore operativo tipico della Op Art.
La stessa bicromia è ottenuta nell’opera Star Stone Circle accostando il marmo bianco e l’ardesia nera, materiali scavati da lievi solchi che disegnano nuovamente la stella a quattro punte. Singole forme esagonali sono combinate sul pavimento e ne deriva una forma simmetrica, di cui non si distingue l’inizio e la fine, con una sostanziale differenza materica rispetto ad Op Star, ma con altrettante analogie che suscitano il confronto tra due opere figlie della stessa creatività.
Intervista all’artista Vincenzo Marsiglia
Emanuela Ingenito: Il titolo della tua mostra personale, Dopo logica/o, è molto particolare. Cosa significa esattamente?
Vincenzo Marsiglia: Il titolo della mostra è stato coniato dal curatore Matteo Galbiati, ha due significati che si intrecciano fra di loro tra Logica e logico. Tutto quello che apparteneva al lavoro iniziale aveva una logica, ora è logico ma nello stesso tempo non ha più la logica di un tempo perché tutto s’intreccia tra passato e futuro prossimo.
Emanuela Ingenito: Per quanto riguarda l’arte multimediale, cosa ti ha avvicinato ad essa e quali sono le sue potenzialità?
Vincenzo Marsiglia: All’arte multimediale-interattiva mi sono avvicinato nel lontano 2007 perché avevo sempre dentro di me il rapporto e trasformazione dell’opera per mezzo dello spettatore. Nel feltro glitterato o cangiante usato nei primi anni 2000 si poteva vedere il concetto dell’opera mai uguale con il passare delle ore, anche con il passaggio del fruitore veniva a modificarsi. Questo mi ha affascinato, ma anche la possibilità di coinvolgere e far vivere l’opera grazie a chi si trova davanti. La filosofia dell’opera interattiva è cercare lo scambio reciproco opera/spettatore.
Emanuela Ingenito: In che modo ti sei confrontato con lo spazio espositivo, le sale di Palazzo Ducale?
Vincenzo Marsiglia: Nell’entrare in un posto magico e intriso di storia come Palazzo Ducale a Sabbioneta bisogna come prima cosa avere rispetto del luogo e cercare un dialogo e non imporre a tutti i costi la propria arte o l’opera stessa. Quindi trovare e cercare delle connessioni fra l’opera e il palazzo, è da qui che ho voluto con il minimo di opere possibili raccontare la mia storia, ma al tempo stesso far vivere la storia antica. Per ogni sala c’è un rapporto tematico, cromatico e ambientale, soprattutto nell’ultima sala vi è l’installazione creata dal tappeto in ceramica ed una poltroncina degli anni ’50 dove si respira questa situazione di presenza/assenza, ma allo stesso momento di solitudine. Appositamente in quest’ultima nessuno può entrarci, è possibile una visione generale della stanza, ma senza viverla a pieno.
Emanuela Ingenito