Bonito e la mummia di Vincenzo Camuso

Bonito è un paese dell’Irpinia, in provincia di Avellino, a ridosso della Valle dell’ Ufita. Ha origini medievali e a testimonianza di ciò ci sono l’antica torre al centro della piazza, resto del maniero normanno, e l’intreccio di cunicoli sotterranei. Le attrazioni massime del piccolo borgo restano le chiese, il Museo di Gaetano Di Vito “Alla ricerca delle cose perdute” e, in particolar modo, la mummia di Vincenzo Camuso, quello che i bonitesi considerano un Santo, ma che la Chiesa non ha mai riconosciuto come tale. L’edicola dell’anima pezzentella di zi’ Vicienzo si trova nel centro storico, lungo la via del Belvedere, conosciuta come la zona del “Muraglione”. Si arriva qui tramite un dedalo di contrade, dove è facile imbattersi in creative opere di street art realizzate grazie al “Boca Contest” di Bonito, le quali contribuiscono a rendere più interessante il percorso verso la cappella della mummia.

Bonito: tra sacro e profano

Bonito
Mummia di Vincenzo Camuso

Vincenzo Camuso, per gli abitanti di Bonito, è un’entità sacra e benedetta, mentre il clero lo considera un’anima del Purgatorio, “lo scheletro di un defunto che merita rispetto”. La cappella che lo ospita, un tempo, faceva parte della Chiesa dell’Oratorio di S.M. Annunziata del 1200, colpita dal terremoto del 1962 e, poi, abbattuta. In seguito, grazie al contributo degli emigranti di Bonito all’ estero e al priore Crescenzo Petrillo, fu costruita la nicchia dove ora è possibile far visita alla mummia.

Dalla modalità di sepoltura, si evince che le spoglie risalirebbero alla fine del 1600, inizi del 1700, poiché in quel periodo c’era l’usanza di essiccare i cadaveri, i quali venivano collocati nei sotterranei, posti su una seduta circolare in pietra con un buco al centro, sotto cui vi era della sabbia dove avveniva la scolatura dei liquidi.

La storia della mummia di Bonito che ha dentro dell’inquietante e, al contempo affascina, ha fatto il giro del mondo con il suo alone di mistero e verità; numerose sono le versioni della tradizione popolare che, da circa duecento anni, attribuiscono al Camuso poteri taumaturgici, come mostrano anche le immagini degli ex-voto nel tempietto. C’è chi lo identifica come un chirurgo dalle operazioni notturne miracolose, chi dice che fosse un ciabattino, chi altri un monaco.

La leggenda di Bonito gli attribuisce anche un carattere collerico e vendicativo, la sua figura apparirebbe in sogno con in mano una peròccola (bastone) per colpire chi gli manca di rispetto o mette in dubbio i suoi poteri. Il culto extraliturgico del corpo imbalsamato di Vincenzo è stato negli anni arricchito dalla fantasia popolare, generando un connubio tra sacro e profano, religione e superstizione.

Bonito: La mummia e le grazie ricevute

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Ex-voto-Bonito(Av)

La storia ha inizio nel 1850, quando nella Chiesa dell’Oratorio furono ritrovati resti umani, tra cui due salme integre: la prima si polverizzò all’ istante, mentre l’altra rimase intatta e… si gridò al miracolo!

Il corpo del defunto si presenta completamente nudo, tranne il capo ricoperto da una mozzetta grigia che attesterebbe la sua appartenenza alla Confraternita della “Buona Morte”. E’ in posizione seduta, con le gambe stese, le braccia flesse , mani incrociate sul ventre e la testa rivolta verso l’alto. Il suo fantasma si sarebbe rivelato durante una seduta spiritica in Venezuela, dove, attraverso il medium, comunicò in lingua bonitese con l’ingegnere Antonio Nardone, parlandogli del luogo di sepoltura e dicendo di essere morto 324 anni prima, di essere astemio, ostetrico e “Beato da Bonito, 41 grazie tramite Padre Pio”. Vincenzo chiese al Nardone di scrivere una lettera al sindaco di Bonito affinchè il suo corpo fosse riesumato, ma l’ingegnere, scettico, ne ignorò la richiesta.

In una seconda seduta, il Camuso lo avrebbe rimproverato e solo a quel punto l’uomo si attivò; il corpo venne ritrovato e riposto nell’ attuale cappella, dove molti fedeli vanno per pregare, chi per curiosare, chi a chiedere grazie. Tra i miracoli attribuiti alla mummia, si ricordano quello di una donna incinta, la guarigione da paralisi, tumori, il salvataggio di un soldato e, tra i più recenti, quello di una ragazza napoletana guarita da una malformazione al ginocchio.

Nonostante la mancata santificazione, per Bonito, Vincenzo Camuso resta un’anima buona al fianco di Dio, oltre che essere entrata a far parte pienamente dello scenario culturale e popolare dell’Irpinia.

Pasqualina Giusto