Gli Alt-j sono un gruppo che sa prenderti e portarti in altre dimensioni e live at red rocks ne è la dimostrazione. 18 canzoni che sanno dipingere acquarelli psichedelici anche dal vivo e lo fanno molto bene.
Il mondo è fatto di tanti colori e sfumature, spesso non ne teniamo conto, consideriamo regolari e chiare solo le cose che nella nostra quotidianità riusciamo ad ammettere, come se l’ordinario fosse la sola dimensione del mondo ma la musica è una di quelle chiavi che possono aprire porte nascoste e molto colorate. Gli Alt-j sanno esprimere molto bene questo concetto, forse sarà perchè per un certo periodo il cantante, Joe Newman, ha fatto uso di allucinogeni o chissà, ma si da il caso che il gruppo britannico ha sempre espresso una sensibilità molto diversa e lisergica attraverso le propria musica e anche attraverso le parole talvolta, poiché anche nei testi spesso ci si imbatte in untotale nonsense apparente o liriche molto criptiche. Insomma non sono il tipico gruppo di facile ascolto né tantomeno sono il tipico gruppo da “cuore amore” e altre banalità del genere.
“live at red rocks” è il loro primo disco live registrato a città al red rock amphitheatre (Denver). qualità audio impeccabile, esecuzioni molti coivolgenti ed efficaci fanno di questo live una tappa obbligatoria e da avere nella propria collezione di cd. Nell’ora e un quarto circa di registrato dal vivo sono presenti 18 pezzi che in sostanza ripercorrono la “carriera” degli alt-j; carriera fra virgolette perché all’attivo attualmente hanno due album e ancora ne sforneranno altri. Questa sorta di greatest hits live serve anche come punto della situazione di un gruppo in piena forma e che singolo dopo singolo dimostra sempre di avere molto originalità e creatività.
Hunger the pine e fitzpleasure, pezzi tratti da an awesome wave e This is all yours sono davvero un ottimo inizio, in pochi minuti ecco gli alt-j e le loro intenzioni di mischiare generi e sfumature ora più sperimentali ora più alternative rock ma sempre caratterizzati da quell’immancabile vena psichedelica; left hand free invece è fra i pezzi più rock e basta del loro repertorio, un 4/4 tipicamente hendrixiano ma suonato alla Tame Impala sotto lsd più del solito.
Taro
“Indochina, Capa jumps Jeep, two feet creep up the road” è con queste parole che inizia Taro, altro pezzo fra i più conosciuti degli Alt-J, il quale attraverso le criptiche parole del cantante ci racconta di due fotografi di guerra – Gerda Taro e Robert Capa vissuti durante il periodo della seconda guerra mondiale. Purtroppo però Gerda muore prematuramente nel 1937 durante una delle battaglie che caratterizzò la guerra civile spagnola, Capa invece vivrà fino al 1954, solo una mina riuscirà a fermare il coraggioso fotografo. Ma la morte in questo caso è solo la chiave di volta, il cambiamento, attraverso il quale il fotografo ungherese può ricongiungersi alla sua Taro in un ideale aldilà.
Red Rocks
Un live la cui interpretazione dei pezzi è stata totalmente fedele a quell’album e ciò è sicuramente Something of good – definizione anche adatta a questa raccolta, la quale è una specie di riepilogo in attesa di ciò che sarà un terzo album che come è facilmente prevedibile ha già creato molte aspettative ed entusiasmo da parte dei fan.
per ascoltare il live at red rocks per intero clicca QUI.
Vincenzo Marino