Murakami Haruki: uno scrittore visionario

Come reagireste se un giorno incontraste un gatto parlante come il vecchio Nakata in Kafka sulla spiaggia, se vi venisse affidato l’incarico di trovare una pecora misteriosa come in Sotto il segno della pecora o se vi svegliaste in un mondo dove in cielo brillano due lune come Aomame e Tengo in 1Q84? E se trovaste un teschio di unicorno come ne La fine del mondo o vi ritrovaste in una città piccola e spettrale, abitata da uomini privi di ombra e sentimenti come quella de L’inizio del paese delle meraviglie? Nei romanzi di Murakami tali eventi sono all’ordine del giorno…

Il realismo onirico di Murakami

Quello di Murakami è il caso di un autore difficilmente classificabile in un genere letterario preciso: intreccia la favola al thriller, al romanzo psicologico e fantascientifico. Per il lettore è difficile capire dove l’autore voglia portarlo ma, pagina dopo pagina, si lascia catturare dall’intensità di gesti o azioni semplici e ordinarie (come un uomo che si sveglia e si prepara la colazione) che però racchiudono l’essenza della sua scrittura.
Quando il lettore finisce un suo romanzo, ritorna alla realtà e sforzandosi  di riassumerne la trama, si rende conto di non esserne capace. L’afferra ma non riesce ad esprimerla, come quando si cerca di raccontare un sogno che sembrava così vivido e chiaro ma che svanisce nell’attimo stesso in cui si prova ad esporlo in un discorso logico. Proprio come nei sogni, il confine tra verità/realtà e sogno/immaginazione sfuma fino a svanire; si è parlato, infatti, di “realismo onirico”.

Uno straordinario che irrompe nell’ordinario

L’autore predilige scenari in cui l’assurdo e il surreale irrompono inevitabilmente nella quotidianità sconvolgendo la vita dei personaggi, come accade all’anonimo protagonista de “La fine del mondo e l’inizio del paese delle meraviglie”: un uomo abitudinario con una vita essenzialmente ordinaria, la cui vita non sarà più la stessa dopo aver trovato un misterioso teschio di unicorno che si rivelerà un oscuro presagio.
Talvolta il personaggio non subisce gli eventi ma è egli stesso a decidere di dare una svolta irreversibile alla propria vita, come il protagonista del racconto “I gatti antropofagi”, tratto dalla raccolta di racconti “ I salici ciechi e la donna addormentata”, decidendo di rinunciare a tutto ciò che aveva creduto di amare.

Una scrittura evocativa non esplicativa

“the plastic scene” tratta dal film American Beauty

Non è l’intreccio ad essere importante. Le atmosfere, i dettagli impercettibili e apparentemente insignificanti, come una ragazza dalle orecchie bellissime [1], una telefonata anonima  o la scomparsa di un gatto di casa [2], finiscono per diventare i veri protagonisti oscurando i fatti, gli eventi:  le azioni minime scatenano la fantasia dell’autore così che anche una busta di plastica che volteggia nel vento, per citare la famosa scena tratta dal film American Beauty, potrebbe essere ispirazione per un intero romanzo.
La grande capacità di Murakami, tipica di ogni buon narratore, non è “saper spiegare”: non spiega bensì evoca, lascia intendere, allude, suscitando nel lettore sensazioni, suggestioni, emozioni e immagini.

Io penso che se uno scrittore riesce a spiegare in modo coerente questo e quell’aspetto dei suoi romanzi, probabilmente non scrive guidato da una vera necessità. A quel punto farebbe meglio a scrivere, anziché un romanzo, una “dichiarazione” di alcune pagine. Perché nel mio modo di vedere, se uno si dedica uno o due anni solo a scrivere un romanzo lungo, è perché ciò che ha da dire può esprimerlo solo e unicamente in quella forma. Penso che le spiegazioni, più che all’autore, andrebbero chieste ai critici.”[3]

Identikit del protagonista murakamiano

I protagonisti dei romanzi di Murakami sono giovani solitari che si trovano spesso a dover fare i conti con mondi assurdi (descritti, però, così accuratamente da sembrare più reali della realtà stessa), con imprese più grandi di loro, surreali (come la ricerca di un uomo-pecora che beve birra e parla a raffica) ma talmente concrete da risultare agli occhi del lettore plausibili e credibili. Sono personaggi che suscitano un’empatia spontanea e al lettore stesso sembra di vivere l’avventura, passo dopo passo, accanto ai personaggi.
Essi, al contrario del lettore, cercano di dare un senso a tutto ciò che accade  indagando, senza saperlo, sulla loro identità in una ricerca spesso dolorosa (come quella di Tamura Kafka, protagonista di “Kafka sulla spiaggia”, afflitto da un’inquietante profezia) ma come scrive l’autore: “I maratoneti lo sanno. No pain, no gain. Non c’è vittoria senza dolore[4].

Romanzi senza risposta

I suoi romanzi pongono molte domande dando poche risposte ma non è la risposta ad essere importante: “Non è importante se i miei protagonisti trovano quello che cercano, quello che a me interessa è il processo della ricerca. Ricerca significa anche speranza”.[5]

Erotismo e altri temi

Nei percorsi dei suoi protagonisti c’è sempre una tappa obbligata: il sesso. Murakami stesso afferma:

il jazz club a Tokyo un tempo gestito da Murakami
il jazz club a Tokyo un tempo gestito da Murakami

“Il sesso è la via maestra per passare dall’altra  parte. Il rapporto sessuale ha qualcosa di spirituale. Apre una porta simbolica”.

Le scene erotiche non sono mai descritte come atto puramente materiale ma come un rituale spirituale; ad esempio per Watanabe, protagonista di Norwegian Wood, il sesso rappresenta una sorta di rito di iniziazione.
La sessualità appare dunque un tema caro all’autore insieme all’adolescenza, la solitudine dell’uomo (sentimento che ispira soprattutto racconti come “Tony Takitani”, “La lucciola”e “Hanalei bay”), i sogni ad occhi chiusi e ad occhi aperti, la memoria, la morte e, tema sempre presente, la musica: spesso canzoni di Elvis o dei Beatles,  come in Norwegian Wood che si apre con un lungo viaggio nei ricordi e nel passato evocati dalla canzone omonima dei Beatles; prediletto, però, è il jazz su cui Murakami scrive “Ritratti in jazz” (l’autore prima di diventare scrittore gestiva un jazz club).

Il messaggio

Le opere di Murakami rappresentano uno stimolo, un invito a renderci conto che niente è come sembra. L’uomo e il mondo non sono una scienza esatta:

“La vita vera è diversa dalla matematica. Nella vita vera le cose non scorrono scegliendo il percorso più breve. La matematica assomiglia a un bel paesaggio. Qualcosa che semplicemente sta lì. Nel mondo della matematica, ogni tanto ho la sensazione di stare a poco a poco diventando trasparente”. [6]

Claudia Monti

Fonti e note

[1] riferimento alla fidanzata del protagonista del romanzo “Sotto il segno della pecora” (1992)
[2] episodi tratti dall’opera “L’uccello che girava le viti del mondo”(1994)
[3] citazione tratta da un’intervista tradotta da Giorgio Amitrano
[4] citazione tratta dall’opera “L’arte di correre”(2007)
[5] citazione tratta dall’intervista di S. Viti per D – La Repubblica delle Donne (supplemento di La Repubblica), numero 492
[6] citazione tratta dall’opera “1Q84”, libro 1. (2009)

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