Le Stanze erano una rubrica del Corriere della Sera dove Montanelli teneva una corrispondenza diretta con i lettori. Fatta di domande e anche di critiche.
Indro Montanelli, ci ha lasciato – oltre ai suoi articoli – opere di grande importanza, come la Storia d’Italia e gli Incontri. Eppure l’opera che forse meglio permette di conoscere l’uomo insieme al giornalista è proprio questa raccolta delle Stanze, una rubrica che l’ultimo Montanelli ha tenuto sul Corriere della Sera dal 1995 al 2001. Si tratta delle risposte alle domande dei lettori che spaziano dalla storia fino alla politica.
Indice dell'articolo
Le stanze. Dialoghi con gli italiani
Lo stesso Montanelli attribuiva un’importanza particolare a questa rubrica, e alla sua raccolta pubblicata nel 2004 per i tipi della Rizzoli (BUR) col titolo Le stanze. Dialoghi con gli italiani. Per questo si legge nell’introduzione:
Se qualcuno mi chiedesse: “Cosa vorresti che, dopo di te, di te rimanesse?”, risponderei senza esitare:
“Questi colloqui”.
Questo perchè per Montanelli il rapporto con i lettori – come ha occasione di specificare anche in diverse Stanze – non contava molto: era semplicemente tutto. Ma perchè preferire le Stanze ad un’opera monumentale come la Storia d’Italia?
È presto detto: perché, grazie a lettere e risposte, ho potuto restare vicino ai miei lettori, che mi hanno ricordato – con più o meno garbo, ma sempre con affetto – quello che un giornalista non deve mai scordare: che i padroni sono loro.
L’Italia degli anni Novanta
In realtà, anche se si parla spesso di eventi e protagonisti di decenni fa, il lettore non corre il rischio di trovarsi in una realtà sconosciuta. L’Italia di oggi è per molti aspetti la stessa di allora, caratterizzata dai problemi di sempre. Quello che esce dalle Stanze è uno spaccato dell’Italia degli anni Novanta, con un interessante quadro della politica italiana di quegli anni. Ovvero della classe dirigente che è appena tramontata, composta da Berlusconi, Bossi, Fini, Bertinotti, D’Alema, Di Pietro. Montanelli ne offre delle descrizioni pungenti e penetranti. Come quella di Umberto Bossi, l’ex leader del Carroccio, presentato come «un geniale cavernicolo, popolare tra i cavernicoli».
Montanelli e la storia
Oltre all’attualità, Montanelli si trovava spesso a rispondere a quesiti storici. Da notare, per esempio, le ottime analisi sulla questione delle lingua e su Manzoni, oltre alle risposte sulle vicende recenti come la guerra di Abissinia, la guerra civile spagnola e la Seconda Guerra Mondiale, delle quali fu anche testimone e protagonista. Le Stanze hanno infatti anche un inevitabile taglio autobiografico per la straordinarietà stessa della vita di Montanelli.
Nel libro si racconta della sua appartenenza giovanile al fascismo che lo portò volontario nella fallimentare impresa imperialista d’Abissinia. Per diventare poi lo scomodo inviato di guerra in Spagna, dove si consumò la definitiva frattura col fascismo che lo costrinse all’esilio e poi al carcere. Nelle Stanze troviamo anche il fiero membro della Resistenza, non in veste di partigiano ma di ufficiale italiano. E da qui la grande avventura umana e giornalistica che lo portò a conoscere grandi protagonisti della storia come Churchill e de Gaulle. Per passare poi alla nascita della Repubblica Italiana, alla minaccia del comunismo e agli Anni di piombo.
Montanelli e la politica
Nell’ultimo periodo della sua vita, Montanelli – dopo anni di censure e di temerarie accuse di fascismo – è stato rivalutato dalla cultura di sinistra quasi esclusivamente in funzione antiberlusconiana. Dopo una lunga amicizia col Berlusconi imprenditore ed editore, infatti, Montanelli venne cacciato da Il Giornale, il quotidiano da lui fondato, in seguito alla “discesa in campo” dell’ex Cavaliere. Nonostante tutto, Montanelli rivela in una Stanza di aver comunque conservato con Berlusconi un rapporto affettuoso, pur senza sconti in ambito politico.
Montanelli, ovviamente, è stato molto più della querelle con Berlusconi. Il Principe dei giornalisti si è sempre dichiarato un liberale monarchico che semplicemente non si riconosceva nella Destra di Berlusconi, ma in quella di Prezzolini. E che quando votava l’Ulivo, lo faceva come scelta del male minore.
Un pensiero in controtendenza
Nelle Stanze, inoltre, Montanelli ha lasciato ai suoi lettori buona parte del suo pensiero in perenne controtendenza. Basti pensare alle risposte sulla Costituzione, criticata nel merito e nel metodo e accusata dell’ingovernabilità di fatto dell’Italia. Oppure sull’inno di Mameli, definito singolarmente brutto. Oppure, ancora, le numerose sferzate contro la magistratura e non solo contro la politica. Per non parlare del suo essere “cattolico non credente” e laico, non per questo automaticamente in guerra con la Chiesa che invece rispettava e amava, pur senza risparmiarle critiche.
Ettore Barra