Perseguire la sopravvivenza nella accesa contesa della Struggle for life darwiniana è un obiettivo che può essere coronato attraverso tanti, diversi, percorsi: i viventi durante il progresso della loro storia evolutiva hanno adattato e sviluppato tantissime strategie, imparando ogni volta a fare di necessità virtù.
Se alle volte la selezione naturale ha “deciso di puntare” su adattamenti morfologici che si fossero rivelati in effetti migliorie, come alleggerimenti di strutture poco utilizzate, con relativo risparmio energetico, oppure, al contrario, specializzazione di strutture frequentemente usufruite, mirando alla massimizzazione della fitness dei singoli individui, moltissime altre ha investito sulle associazioni naturali.
Gli organismi possono infatti ricavare svariati benefici dalle interazioni biologiche e sociali. A seconda della variazione del livello di fitness tra la cerchia, che può essere più o meno ristretta, di individui coinvolti nell’interazione, possiamo distinguere tre principali gradi associativi. Se tutti ne traggono vantaggio, si parlerà di simbiosi (σύν «con, insieme» e βιόω «vivere») mutualistica. Il fenomeno sociale che prevede un vantaggio unidirezionale, ma senza che l’altra parte venga in nessun modo danneggiata, è noto come commensalismo.
Quelli che costituiscono associazioni nelle quali oltre al vantaggio di una parte, si riscontra un danno per l’altra, sono invece dediti al parassitismo.
Ecto- ed endoparassitismo: due varianti per una strategia
Tra gli eterotrofi, organismi che ricavano energia da altri individui, il parassitismo risulta essere una via piuttosto battuta. In special modo, diversi gruppi animali risultano costituiti esclusivamente da parassiti, tanto che praticamente in ogni phyla c’è almeno un taxon specializzato in questa strategia evolutiva.
Il parassitismo è circa vecchio come la vita stessa, essendo risultato un sistema vantaggioso nella sua economia: gli organismi infestanti si sono adattati per ridurre al minimo le spese energetiche, sfruttando l’ospite per ottenere gli stessi vantaggi in termine di successo evolutivo.
In certi casi, che vanno sotto la voce di iperparassitismo, parassiti sono infestati a loro volta da altri parassiti, più piccoli. Ad esempio può capitare che che un mammifero ospiti vermi che a loro volta sono invasi da batteri, e questi ancora sono infestati da batteriofagi, ovvero virus adattatisi al parassitismo a danno dei batteri. Questo tipo di rapporti rappresenta una sorta di piramide alimentare inversa, all’interno delle piramidi delle comunità più ampie, che solitamente vedono ai vertici gli individui più grandi.
Esistono due principali vie di applicazione della strategia parassitaria: l’ectoparassitismo, stile di vita di quelle specie che si ancorano sulla superficie esterna dell’ospite; e l’endoparassitismo, proprio di quegli organismi che riescono a penetrare fin dentro le strutture vitali dei malcapitati che infestano.
Manuale di parassitismo
Se gli ospiti cercano di difendersi dai parassiti in ogni modo, tentando di impedire questo tipo di interazioni dannose, questi, dal canto loro, si sono specializzati per adattarsi perfettamente a tal tipo di vita.
Numerosi ectoparassiti sfruttano strutture appositamente sviluppate, come ventose, uncini o superfici adesive per attaccarsi alla pelle dell’ospite. Ne sono un esempio gli irudinei, le zecche e ancora le lamprede e gli acari.
L’endoparassitismo richiede invece specializzazioni ancora più sofisticate. Questi parassiti devono infatti superare le difese più coriacee, come enzimi, anticorpi, pH e cellule atte a fagocitosi, prima di mettere in pratica la loro strategia vitale. Evolvere una cuticola esterna, dei ganci o uncini di ancoraggio e enzimi litici diventa perciò indispensabile.
La specializzazione più spinta implica specificità nella scelta dell’ospite. I parassiti possono infatti sopravvivere soltanto in determinati ospiti, e la pressione selettiva ha fatto sì che sviluppassero strutture sempre più vincolate al parassitismo diretto verso un certo tipo di organismi.
La semplificazione è stata un’altra strategia vincente adottata nell’ambito dell’endoparassitismo. Riducendo al limite minimo le strutture inutili, i parassiti hanno potuto concentrare altre strutture verso la specializzazione estrema. Ad esempio, molti riducono e addirittura rinunciano alle strutture locomotrici e a parecchi organi di senso, perdendo di fatto l’autosufficienza. La semplificazione interessa pure la via metabolica.
È chiaro poi che risulta vantaggioso mantenere in vita l’ospite: alla morte di questo infatti, generalmente muore pure l’uccisore. Il parassitismo cerca infatti, nella sua espressione, di ridurre al minimo la patogenicità, tanto che col tempo arriva a sfociare nel commensalismo o addirittura nel mutualismo.
Lorenzo Di Meglio
Bibliografia
Paul B. Weisz – Zoologia – Zanichelli
Richard C. Brusca , Gary J. Brusca – Invertebrati – Zanichelli
Eugene P. Odum – Fondamenti di Ecologia – Piccin
Sitografia