L’arte contemporanea è per sua stessa natura poliedrica, rifiuta l’ovvietà ed è costantemente alla ricerca del nuovo, fa propri i registri espressivi più disparati e pone il fruitore nella condizione di sperimentare in modo diverso e lontano dagli schemi abituali anche gli oggetti che appartengono alla quotidianità, quei temi da sempre oggetto della riflessione artistica e letteraria. L’artista innovatore è colui che, ad esempio, si dimostra capace di coniugare dimensione ludica ed esistenziale, realizzando opere site-specific in completa armonia con luoghi di grande valore ambientale, storico ed identitario.
Un artista di questo calibro è Luigi Franchi, in arte Zino, originario di Teramo, che oggi vive e lavora a Pescara. Dopo gli studi in storia dell’arte a Bologna svolti negli anni ‘90, ha contribuito all’organizzazione di alcuni eventi in Abruzzo e ha tenuto e tiene numerose mostre personali. Oggi Zino presenta a Castelnuovo Magra (SP) la sua mostra dal titolo Zino Explosion. Five steps to a dream, curata da Andrea Zanetti e visitabile fino al 23 ottobre 2016. I cinque passi non sono altro che cinque installazioni poste all’interno della Torre del Castello dei Vescovi di Luni, residenza vescovile risalente alla fine del XIII secolo che nel corso del tempo ha subito molte trasformazioni e di cui oggi ben poco rimane. In questi lavori è lampante il riferimento all’iconografia pop, la quale è filtrata attraverso una grande profondità intellettuale e diventa mezzo per affrontare artisticamente tematiche molto interessanti e delicate.
Zino Explosion: i sogni da vivere
Zino explosion. Five steps to a dream è un percorso ascendente lungo i piani della torre, ciascuno dei quali ospita un’opera realizzata con palline coloratissime in polivinile, quelle dei parchi giochi per bambini, ed oggetti e figure umane in miniatura, sculture ottenute da stampe in 3D e tutte bianche per contrasto, che esprimono gli stati d’animo, i bisogni umani e le diverse sfaccettature dell’inconscio. Così Zino ha voluto additare la via della purificazione interiore dalla disillusione e rassegnazione che divorano l’uomo contemporaneo, valorizzando i sogni, la creatività e la dimensione ludica dell’esistenza. L’artista procede scandagliando pazientemente la mente umana e le sue varie componenti, quali il desiderio, l’istinto, il pensiero analitico, quello creativo e l’inconscio. Il visitatore è messo davanti al se stesso più recondito, latente, tavolta represso, è portato a confrontarsi con le proprie aspirazioni e desideri, a guardare con rinnovata curiosità sia la propria interiorità che il mondo esterno.
Appena si giunge alla torre lo sguardo è attratto da palline colorate che fuoriescono dalle feritoie di ciò che rimane delle mura del Castello dei Vescovi di Luni: un’esplosione di materia informe che ricorda il mondo molecolare e allo stesso tempo gli ammassi celesti, ciò che è immensamente piccolo e che è parte dell’uomo e di tutto ciò che lo circonda e ciò che è spaventosamente grande e lontano anni luce da lui. Quest’installazione è un preludio alle altre opere, un colpo d’occhio fresco e genuino che già dilata la mente accompagnandola nel covo dei sogni.
Salendo nella torre una valigia poggiata sul pavimento con un cartellino sul quale si legge la frase “You cannot stem di sea” (Non puoi fermare il mare). Essa è aperta quel poco che basta affinchè possa uscirne lentamente un flusso di sfere colorate, mentre alle spalle, più in alto, si scorge un piccolo pensatore seduto a gambe incrociate. È l’installazione Exodus, metafora dei sogni, degli impulsi più irrazionali, delle idee creative che la ragione tenta di arginare e sedare, ma che nel bene o nel male sono destinati a manifestarsi, a superare le barriere innalzate dalla razionalità. L’opera, richiamando il tema del viaggio e pur con la sua veste giocosa, sollecita anche la riflessione su problemi attuali ed estremamente sentiti: la fuga di cervelli da un Paese che stronca sul nascere qualsiasi aspirazione, l’emigrazione come possibilità di una vita migliore.
Eppure il fruitore non si confronta ancora con una libertà totale se con la successiva installazione, Shoots, quattro pistole sono puntate contro un’altra massa di palline colorate in un atto di censura, repressione e violenza. State of mind rappresenta invece il passo decisivo attraverso una struttura di sfere che si eleva gradualmente verso l’alto a formare delle torri (come la torre che ospita la mostra); è la presa di coscienza dell’importanza dell’io creativo e sognatore condensata nella scultura del
l’uomo che afferra con presa decisa il filo a cui è legata la palla che, libera e leggera, s’innalza in volo. E cosa ci rende più liberi se non la cultura e l’arte in tutte le sue forme? Holy book è proprio questo, un libro aperto da cui germogliano sfere, la possibilità di esprimere la propria creatività, le proprie potenzialità ed opinioni senza remore e timori. Dream, lo step finale del percorso, è il sogno che ciascun uomo custodisce dentro di sé e che oggi vogliono farci credere sia assolutamente irrealizzabile. L’artista con un pizzico di ottimismo vuole ricordarci o insegnarci a non rinunciare a ciò in cui si crede, a vedere le cose a colori e a tentare comunque, a riprovare se non si riesce, con quella voglia e quella tenacia propria del bambino che è ognuno.
In cima alla torre il visitatore scopre la circolarità della riflessione innescata da Zino: dal flusso di sogni che timidamente fa capolino dalla valigia si giunge nuovamente al sogno, stavolta affrancato da qualsiasi limitazione, pronto ad essere pienamente vissuto.
Emanuela Ingenito