Quanto si chiede ad una donna da sempre? Tanto. Cosa si da ad una donna di solito? Poco. Eliza Bennett, artista inglese, ha scelto di analizzare il ruolo della donna nel corso degli anni e nel percorso evolutivo delle varie società, tenendo in considerazione soprattutto il ruolo della donna operaia.
“A Woman’s Work Is Never Done” è il titolo di una serie di fotografie che ritraggono le mani della stessa Eliza Bennett (qui il sito di riferimento) che divengono opera d’arte nel vero senso della parola, opera di body art. Certamente non sarà facile per tutti apprezzare queste realizzazioni, ma ciò che va chiarito immediatamente è che la Bennet utilizza il proprio corpo, anzi le proprie mani per raccontare una storia lunga e dura, la storia delle dure condizioni di vita che sopportano le donne lavoratrici e spesso sfruttate.
Eliza Bennett: mani di donna
Cucire sulla propria pelle con ago e filo è sicuramente una sottolineatura ulteriore della sofferenza che l’artista prova e che la lega empaticamente anche al significato di fondo del progetto realizzato. La mano è il veicolo primo di contatto per un essere umano ma è anche molto spesso lo strumento più utilizzato, in alcuni casi soprattutto sfruttato e nelle sue cicatrici, nei suoi segni racconta tutto.
La caratteristica di questa forma di espressione corporea di Eliza Bennett, è che tutte le linee guida di una mano, che differiscono da persona a persona, l’artista le ripercorre e ricama mettendo in ulteriore rilievo questo astratto disegno che diventa una sorta di diario di vita di ciascuno di noi.
La posa, l’atteggiamento delle mani qui fotografate è sempre simbolo di apertura e di colloquialità, non notiamo mai un’espressione di violenza o di chiusura verso l’altro, proprio perché la donna spesso è colei che mette a disposizione tutta se stessa, senza mai chiedere nulla in cambio e nei confronti della quale spesso non si dimostra neppure un semplice riconoscimento.
A questo punto si potrebbe parlare quasi di una forma di denuncia sopita, implicita, che vuole mettere in evidenza come nei diversi strati della società, nelle varie categorie lavorative ma spesso anche all’interno dello stesso ambiente familiare, il ruolo della donna venga sempre sminuito o definito in maniera minoritaria rispetto ai loro omologhi maschi.
Sessismo, discriminazione, egoismo, vari sono i termini che entrano in ballo in questi casi, ma ciò che però non viene mai tenuto in considerazione e che tante filosofie anche insegnano è innanzi tutto che: il mondo si regge su quattro pilastri le due braccia delle donne e le due braccia degli uomini e forse in alcuni casi lo sforzo maggiore sono proprio le donne a compierlo. Riconoscenza e legittimazione della figura femminile, di questo necessita la società contemporanea e futura e questo vuole dimostrare la Bennett.
Vincenzo Morrone
Fonti: inasherahart.altervista.org/