Letteratura e Musica sono due forme d’arte strettamente connesse. Dalle origini a oggi, diamo insieme uno sguardo al loro percorso e a ciò che condividono.
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Letteratura e Musica: gemelle separate
La famosa affermazione di Charles M. Schulz “ma è arte?” è una domanda retorica facilmente applicabile a molte categorie, variatio in imitando, potremmo dire “ma è letteratura”? Ebbene, le distinzioni canoniche fra i vari generi artistici sono un qualcosa che è maturato nel tempo, delle facili stilizzazioni per inquadrare frammenti di arte in un posto prestabilito e per permetterci di affermare noi stessi in un preciso genere.
In ambiti artistici di vario tipo si è cercato di uscire da questo processo di dogmatizzazione in più modi e già da tempo. Basta ricordare i progetti relativi al Palazzo della Secessione a Vienna, ove l’intento era di riunire più tipologie artistiche nello stesso luogo. I tentativi continuano tuttora, ad esempio al Museo di Capodimonte, a Napoli.
Percorsi gemellati
Andando più nello specifico e quindi, alla connessione fra letteratura e musica, l’esempio più recente e significativo è sicuramente l’assegnazione del Nobel per la Letteratura a Bob Dylan, di cui molto si è parlato e scritto. Questo legame in realtà ha origini ben più profonde. La poesia epica di ogni genere, dal Kalevala ai poemi omerici, nasce strettamente collegata alla musica.
La poesia orale nella sua funzione di memoria storica collettiva non poteva esistere senza l’accompagnamento sonoro. Trattandosi di testimonianze oltremodo antiche, certamente non possiamo aspettarci di avere tracce precise di quella melodia ma la sua esistenza è senza ombra di dubbio acclarata.
Precedentemente, possiamo dire che la musica, o meglio, il ritmo, è stato uno dei primi mezzi di comunicazione esistenti. Le parole son giunte a specificare e chiarire, creando un connubio perfetto; sarebbe tra l’altro decisamente erroneo e fuori luogo parlare di supremazia di una forma sull’altra.
Si possono seguire i passi di questo collegamento nella storia, prendendo ad esempio l’emblematica Ballad: nel tardo medioevo, nel XIV secolo, la ballata era composta a musicare un testo poetico, seguendo lo schema A bba A bba A bba A. Nel XIX secolo, in pieno romanticismo, continua il successo del genere, in particolare in Germania. In questo stesso periodo, però, la Ballad stessa si stacca dal testo e diventa solo musicale con, ad esempio, Chopin.
La metrica: un fil rouge
Un tratto paradigmatico è la metrica. Estremamente precisa, ha come scopo non tanto il puro gioco stilistico quanto piuttosto il valorizzare il testo stesso, come si nota ad esempio da quella greca, che oggi leggiamo però erroneamente. La pronuncia originale, infatti, non era basata sull’accento bensì sulla quantità vocalica.
In musica la metrica è assolutamente presente, come si nota dall’importanza della coincidenza fra l’aspetto metrico e quello ritmico. Entrambi i generi hanno seguito rigidamente queste regole, all’inizio, per poi liberarsene e reinventarle sempre più nel corso del tempo, fra alterne vicende.
Cantautorato moderno
Oggi si parla di Singer Song Writer, in altre parole cantautori di buon livello, i cui testi sono pregni di significato e molto curati. Emblematica è la questione gucciniana: Francesco Guccini, infatti, ha spesso rinnegato il valore letterario delle sue canzoni e nonostante ciò è presente molto spesso sui manuali di letteratura italiana, non di rado nei capitoli inerenti alla letteratura o alla poesia, e non in quelli dedicati alle scienze comparate.
Roberto Vecchioni, docente d’italiano, spesso assegna ai suoi studenti delle monografie improntate sull’analisi dei testi di Fabrizio De André o sullo stesso Guccini. De André, tra l’altro, è noto per aver spesso ripreso delle ballads francesi ed è impossibile non citare il suo “Non al denaro non all’amore né al cielo”, rivisitazione della celebre raccolta di poesie “Antologia di Spoon River”.
Vinicio Capossela, altro cantautore, in “Marinai, Profeti e Balene” ha scritto canzoni basate su libri come l’’Odissea, Moby Dick o Lord Jim ed è stato invitato a discuterne all’Università Federico II di Napoli. Altro esempio è la canzone “Majakovskij“, del Teatro degli orrori. Il processo vale anche all’opposto, basta pensare al premio letterario Provincia Cronica, noto per dare come tema ai partecipanti il testo di una canzone (nell’edizione 2016: “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla).
Una domanda in sospeso
La questione rimane però aperta: il testo di una canzone può rientrare nella categoria di testo letterario? Sicuramente bisogna considerare che oggi il ruolo delle canzoni sta tornando simile a quello di un tempo e che ascoltare musica cantautorale è un mezzo di diffusione della cultura un po’ più veloce.
Senza sminuire in alcun modo il valore della poesia pura, né quello della musica senza testo, si può certamente notare che i tempi son forse maturi per abbattere finalmente quei muri posti a posteriori e lasciare che il flusso creativo, quando unito a una solida tecnica e allo slancio incomparabile che può dare solo l’ispirazione, scorra finalmente libero dalle gabbie parcellizzanti in cui troppo spesso è stato imprigionato.
Francesca Lomasto