In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, che si tiene ogni 10 dicembre per ricordare la proclamazione da parte dell‘ONU della dichiarazione omonima, è opportuno affrontare il tema in modo approfondito cercando di rispondere a diverse domande che tengano conto della situazione contemporanea.
Indice dell'articolo
Dichiarazione universale dei diritti umani: caratteri generali
Terminata la seconda guerra mondiale le Nazioni del mondo tirano le somme: si sono perse milioni di vite umane, a seguito delle violenze fatte ai diritti dei singoli e di popoli interi – caso emblematico quello degli ebrei, senza dimenticare i rom e gli omosessuali – dimostrando il potere che l’umanità ha di distruggere se stessa premendo un semplice bottone – quello della bomba atomica. Da queste premesse nasce la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Il documento più famoso sulla difesa di questi diritti è stato adottato dall’ONU (Oragnizzazione delle Nazioni Unite) il 10 dicembre 1948 con lo scopo di costruire una situazione di pace internazionale permanente capace di realizzare le più alte aspirazioni umane, di limitare la ribellione, di creare rapporti amichevoli tra le Nazioni. Nella Dichiarazione si tiene conto, per la prima volta, della cittadinanza planetaria. Quest’ultima, rispetto a quella relativa allo Stato Nazionale, è incentrata sul sostegno e la diffusione dello stato giuridico di essere umano, che può trovare un’identità anche fuori dal contesto nazionale.
Oggetto della dichiarazione sono, quindi, i diritti, non da intendersi a livello politico-giuridico ma come l’insieme delle condizioni che assicurano il pieno rispetto della persona umana, semplicemente perché si è umani. Essi sono:
- Fondamentali, perché corrispondono ai bisogni vitali, spirituali e mentali della persona;
- Universali, perché sono propri di ogni essere umano, senza nessuna distinzione;
- Inviolabili, perché nessun essere umano può essere privato di tali diritti;
- Indisponibili perché, parallelamente, sono diritti a cui nessuno può rinunciare.
La struttura
La Dichiarazione è stata paragonata alla facciata di un tempio, in cui ogni parte trova una sua precisa collocazione. Dopo un breve preambolo nel quale viene presentata la Dichiarazione e l’intenzione degli Stati di creare le condizioni per rispettarla, si presenta divisa in 30 articoli.
I primi due fanno da base a tutti gli altri esprimendo il principio primo della dichiarazione: l’uguaglianza e la libertà di tutti gli esseri umani. Gli articoli dal 3 al 21 riguardano i diritti civili e politici (diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona, alla libertà dalla tortura e dalla schiavitù, alla partecipazione politica, alla libertà di opinione e di espressione, alla libertà di pensiero, coscienza e religione, alla libertà di associazione e riunione). I diritti economici, sociali e culturali si trovano negli articoli dal 22 al 27 ( diritto alla sicurezza sociale, al lavoro, al riposo e allo svago, all’educazione, a un soddisfacente tenore di vita, al cibo, a un’abitazione adeguata e alla salute). Gli ultimi articoli danno disposizioni su come realizzare pienamente i diritti.
I diritti violati: dove?
L’internazionalizzazione dei diritti umani è, sicuramente, un passo importante. Tuattavia, esistono ancora tentennamenti sulla loro effettiva tutela. Durante la giornata in onore dei diritti della persona, Zeid Ràas Al Haussein, alto Commissario ONU, ha dichiarato:
Il 2016 è stato un anno disastroso per i diritti umani nel mondo.[1]
Le testimonianze giunte da Amnensty International, organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti universali della persona, documentano annualmente le situazioni disumane nelle varie aree del mondo. Quanto all’Europa nel 2015, così dichiara:
Il 2015 è stato un anno turbolento per la regione Europa e Asia Centrale e negativo per i diritti umani. Nell’Eu, l’anno[…] è stato completamente dominato dalla situazione critica di milioni di persone, la maggior parte in fuga da conflitti, che sono arrivate sulle coste europee. Gli stati membri dell’Eu hanno chiuso un occhio su violazioni dei diritti umani che una volta avrebbero fortemente condannato, mentre cercavano di concludere accordi economici.[2]
Una dichiarazione inefficace: cosa manca?
I dati dimostrano che la Dichiarazione del 1948 è, nella maggior parte dei casi, inefficace. Il rispetto dei diritti umani, però, non dipende esclusivamente dagli Stati e dalle leggi, nonostante questi abbiano un ruolo decisivo: bisogna tener presente che molti cittadini non conoscono questi diritti e, di conseguenza, non sono in grado di farli valere o di lottare per il loro rispetto. In questo contesto è essenziale l’incremento dell‘educazione. Quest’ultima non coincide con l’insegnamento scolastico ma ha per oggetto la conoscenza, la trasmissione e lo sviluppo di valori legati ai diritti umani.
Educare ai diritti umani
Tra i compiti fondamentali della società oggi vi sono la creazione di un senso di appartenenza superiore ai confini locali per dar vita ad una comunità mondiale, attiva nella crescita e nel confronto fra le parti. Tali compiti possono realizzarsi esclusivamente con un’attenta educazione ai diritti umani(EDU), intesa come processo finalizzato a formare negli individui la coscienza di essere cittadino del mondo. Attraverso l’istituzione scolastica può realizzarsi, in vari modi, un’educazione di questo tipo:
- Approccio teorico. Il primo passo verso la consapevolezza di possedere diritti uguali a tutti gli esseri umani è proprio la conoscenza di essi, la riflessione sui loro fondamenti storici, filosofici ed etici;
- Pratica educativa. La conoscenza dei diritti esposta nella Dichiarazione sono, tuttavia, sterili se fini a se stessi: alla teoria va associata un’educazione in cui il funzionamento della vita scolastica, i rapporti e le esperienze abbiano come unico denominatore i valori della solidarietà, collaborazione, tolleranza, rispetto dell’alterità e dei bisogni essenziali – valori che pongono le basi per l’interculturalità.
EDU: sistemi pratici
La prima cosa da tener presente è l’impossibilità di creare un approccio educativo unico e valido sempre: come due individui non hanno le stesse caratteristiche, così due gruppi o culture non pensano e agiscono allo stesso modo. Ciò che è necessario è sviluppare una visione comune: il desiderio condiviso di promuovere un mondo dove i diritti umani siano rispettati e abbiano valore. Come abbiamo già accennato, l’EDU non è caratterizzata solo dalla conoscenza dei diritti, ma anche dalla loro concreta attuazione.
Tra le competenze, attitudini e conoscenze che l’EDU deve necessariamente sviluppare prendono il primo posto:
- comunicazione, pensiero critico;
- abilità di lavorare cooperando;
- empatia e solidarietà;
- senso di responsabilità, dignità umana, giustizia;
- curiosità.
Conclusioni
Risulta chiaro che ad oggi, seguendo i dati relativi all’Europa, il rispetto dei diritti umani viene spesso sottovalutato soprattutto in Occidente, dove vivere bene significa esclusivamente prosperità economica. Per tutto ciò che succede nel mondo, basta cambiare canale se non si vuole vedere. Da questo punto di vista, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è un pezzo di carta senza significato e completamente inefficace. La soluzione, però, esiste e può essere messa in atto anche con molta semplicità. L’educazione è l’unico metodo che l’uomo conosce per salvare se stesso.
Alessandra Del Prete
Fonti
[1] Il Fatto Quotidiano, 10 dicembre 2016
[2] Amnesty International, Rapporto 2015-2016, Europa e Asia Centrale
Bibliografia: G.Chiosso, Pedagogia-Dal basso medioevo a oggi, Einaudi Scuola, 2012, Milano
Sitografia: Amnesty International
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, testo integrale
AMNESTY INTERNATIONAL E L’EDUCAZIONE AI DIRITTI UMANI, Prof.ssa Marilina Marrone
Fonte immagini: Google