Nel 1938 nell’Oceano Indiano, e più precisamente presso le isole Comore, si verificò un fenomeno raro quanto inaspettato. Fu infatti in questi mari che quell’anno fu pescato un pesce che si pensava estinto da tempo immemore, il celacanto Latimeria chalumnae.
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Latimeria chalumnae: l’ultimo celacanto
Era un giorno d’estate del 1938 quando un pescatore si piegò verso un pesce dall’aspetto inusuale, mai visto prima da quelle parti, andando vicino a perdere la mano tra le fauci dello stesso.
L’esemplare finì sotto gli occhi della studentessa Courtney Latimer, la quale, attirata dall’aspetto strano, volle portarlo all’attenzione del suo docente J.L.B. Smith, che si occupò di studiarlo nel dettaglio. Dopo qualche esame si accorse che l’individuo in questione apparteneva a un gruppo che si credeva del tutto estinto, gli attinisti, e chiamò l’animale Latimeria, in onore della sua pupilla, il cui ruolo era stato tanto importante in una scoperta del genere, sensazionale per la paleontologia ed in generale per le scienze naturali.
Fino al ’52 i celacanti continuarono a latitare, ma da quel momento in poi ne furono invece pescati oltre 150 esemplari, alcuni grandi oltre 2 m per un peso di circa 80kg. Latimeria è infatti un animale grosso, forte e terribilmente aggressivo.
Ciò che subito spicca alla vista sono le irregolari macchie bianche lucide, che ne screziano il corpo grigio come l’acciaio in più e più punti, e gli occhi dorati e riflettenti a causa del tapetum lucidum, uno strato di guanina che acuisce la vista in presenza di luce flebile.
Gli attinisti saranno stati quasi certamente dei pesci di acque profonde, praticamente batipelagici, e non siamo indotti verso questa direzione solo dalla presenza del tapetum lucidum, la cui utilità sussiste proprio a causa della necessità di orientarsi in questo tipo di ambienti, ma anche dall’esistenza di organi elettrocettori. Latimeria è infatti in grado di sfruttare i campi elettro-magnetici per capire in quale direzione muoversi, e per localizzare eventuali prede.
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Il celacanto, a differenza della maggior parte dei sarcopterigi*, non utilizza le pinne come puntelli per “camminare” sul fondale, ma al contrario si muove nuotando grazie agli arti pettorali e pelvici. Il mistero avvolge ancora il sistema riproduttivo, come del resto per molti alti pesci di acque profonde.
Celacantide: un fossile vivente
Gli attinisti, taxon al quale appartiene il celacanto, sono apparsi con buona probabilità nel mezzo del Devoniano. È possibile distinguerli nel record fossile grazie a caratteri peculiari come pinne carnose lobate, che li inquadrano come sarcopterigi, una pinna dorsale non lobata, e la coda, dalla particolare forma simmetrica trilobata.
Questi pesci si differenziano dagli altri per le ossa craniali, soprattutto a livello del mascellare, il quale manca di alcune strutture, ma soprattutto per la presenza di un organo rostrale, utile per l’orientamento tramite elettrocezione.
Latimeria è stato definito, a giusta ragione, un fossile vivente, in quanto appartiene ad un gruppo che si riteneva estinto da milioni di anni fa ed inoltre il suo aspetto è rimasto pressoché invariato nel corso della storia dell’evoluzione, a tal punto da essere quasi uguale ai suoi antenati vissuti più di 100 milioni di anni fa.
Sono denominate fossili viventi quelle specie il cui tasso evolutivo è sorprendentemente basso, cosicché dalla loro comparsa il loro aspetto rimane praticamente immutato. Non sono affatto, come si potrebbe credere, delle forme arcaiche oppure primitive; bensì sono strutturalmente assai complesse ed elaborate. È solo la persistenza nel tempo che, rispetto a specie che si sono modificate per adattarsi all’ambiente, li fa sembrare meno avanzate.
Questi animali sono presenti in ambienti molto stabili, nelle quali hanno raggiunto potremmo dire precocemente uno stadio di adattamento molto spinto, ed ogni altra modifica si è poi rivelata o inutile, o semplicemente, superflua. Per questo, hanno mantenuto il loro aspetto sempre uguale a sé stesso.
*sarcopterigi: pesci dalle pinne carnose, contrapposti agli attinopterigi, pesci dalle pinne radiate.
Lorenzo Di Meglio
Bibliografia
Andrea Allasinaz – Paleontologia generale e sistematica degli invertebrati – ECIG
Micheal J. Benton – Paleontologia dei vertebrati – Franco Lucisano Editore
F. Harvey Pough , Cristine M. Janis , John B. Heiser – Zoologia dei vertebrati – Casa Editrice Ambrosiana