Il Medioevo fu caratterizzato da numerosi e variegati movimenti ereticali. Quando la ricerca storica ha iniziato ad interessarsi degli eretici?
Il problema degli eretici medievali ha sempre suscitato molto interesse perché oggetto di dibattito nella controversia tra cattolici e protestanti. Lo storico Grado Giovanni Merlo, nel volume Eretici ed eresie medievali (Il Mulino, 1989), ha ricostruito le varie fasi della ricerca storiografica sul fenomeno ereticale.
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Gli eretici nel dibattito tra cattolici e protestanti
L’interesse per gli eretici si fece più vivo in occasione dello scontro fra cattolici e protestanti che si consumò anche a colpi di apologetica e controversistica, facendo così acquisire nuova importanza alo studio della storia della Chiesa. Infatti i protestanti avevano bisogno di trovare dei precursori negli eretici medievali, ed essendo stati questi ultimi perseguitati dalla Chiesa cattolica essi offrivano al contempo lo spunto per la polemica contro l’intolleranza romana. Anche i cattolici, del resto, erano interessati a collegare gli eretici medievali con i riformatori protestanti, ma come nemici dell’ortodossia che la tradizione aveva già sconfitto in passato.
In entrambi i casi, la storia assumeva un forte valore strumentale, senza permettere un immediato salto di qualità nella produzione storiografica. Gli eretici medievali, infatti, assurgevano a ruolo di testimoni (positivi o negativi) in un contesto di acceso dibattito che non permetteva una riflessione serena del fenomeno ereticale.
A seconda delle necessità, si raggruppavano eresie diverse che poco avevano in comune, oppure si frammentava troppo ogni singola esperienza ereticale senza comprendere i legami con le altre e le linee evolutive. È il caso delle prime opere che Merlo cita: l’Ecclesiastica historia di Mattia Flacio Illirio (Basilea 1559-1574) e gli Annales ecclesiastici di Cesare Baronio (Roma 1588-1607).
La nuova sensibilità seicentesca
Tuttavia, col passare del tempo, proprio questo clima di scontro favorì una nuova sensibilità storico-documentaria che spingeva anche alla ricerca di nuove fonti. Contributi in tal senso vennero anche dalle comunità valdesi che nei primi decenni del XVII secolo si attivarono per favorire una ricostruzione storica delle loro vicende, forti anche dell’interesse che i protestanti in generale avevano per il loro esempio.
Il rinnovato interesse per la storia della Chiesa e degli eretici beneficiò dei progressi dell’erudizione seicenteschi. Non a caso una delle opere più importanti fu scritta proprio a Parigi (la capitale dell’erudizione) da Jacques-Bènigne Bossuet: Histoire des variations des èglises protesantes (1688). Bousset potè avvalersi anche della collaborazione dei maurini di Jean Mabilon, il fondatore della diplomatica e della paleografia.
Si tratta di un’erudizione cattolica che ha portato veramente a risultati importanti nella conoscenza degli eretici medievali. Il Bousset, infatti, ruppe il binomio catari-valdesi che si era creato in ambito protestante, mostrando come i solo i primi potessero essere considerati precursori dei protestanti. Poiché, a differenza dei valdesi, i catari avevano veramente sostenuto verità eterodosse.
La ricerca nel ‘700
Nel XVIII secolo si assiste ad una nuova tendenza che cerca di lasciare sullo sfondo la polemica confessionale per concentrarsi sulla dimensione storica. Uno dei contributi fondamentali venne da Antonio Muratori che dedicò una delle Dissertationes (la sessantesima) delle Antiquitates Italicae medii aevi (1738-1742) proprio alle eresie. In quest’opera, sintesi della tradizione di origine umanistica e dell’erudizione francese, Muratori fornì una serie di indicazioni e di fonti che risultarono preziosissime agli studiosi successivi.
La svolta storiografica dell’800
Ma è nel XIX secolo che la storiografia raggiunse altri risultati importanti. Merlo cita la Histoire et doctrine de la secte des cathares ou albigeois (1894) del protestante Charles Schmidt, opera che per un secolo rimase il testo fondamentale di storia catara. Fra i suoi contributi, Schmidt notò che nel catarismo c’era una dicotomia tra una morale indubbiamente evangelica e un dogma ben poco cristiano.
Nel 1851, invece, August Wilhelm Dieckhoff col suo Die Waldenser im Mittelalter inaugurava una felice stagione della storiografia valdese che ebbe il merito di comprendere l’alterità storica fra valdismo e catarismo. Un importate contributo al dibattito storiografico venne anche da Gioacchino Volpe nel saggio Eretici e moti ereticali dall’XI al XIV secolo del 1907. Un saggio importante perché privo di intenti apologetici e perché volto allo studio degli eretici alla luce dei fenomeni sociali, economici e politici. Un’altra opera fondamentale è la Religiose Bewegungen im Mittelalter (1935) di Herbert Grundmann che mostrò le connessioni tra i movimenti ereticali e gli ordini mendicanti.
Ettore Barra