Addio, verdi colline! Addio, segrete
Valli di solitudine profonda!
Fra voi, come solea, più non vedrete
La povera Giovanna ir vagabonda.
Giovanna oggi vi dona
Il saluto supremo e v’abbandona.
(Friedrich Schiller, La Pulzella d’Orléans, Prologo, Scena IV)
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La Pulzella d’Orléans di Schiller
La vita di Giovanna d’Arco, la giovane eroina francese che, durante la Guerra dei Cent’anni, guidò vittoriosamente le truppe francesi contro quelle inglesi e, accusata d’eresia, fu arsa viva, ha esercitato una grande influenza sul mondo della musica e della letteratura. Uno dei prodotti più notevoli di tale influsso è certamente il dramma in cinque atti La Pulzella d’Orléans (Die Jungfrau von Orléans) di Friedrich Schiller. Composta nel 1801 a Lipsia, in quest’opera lo scrittore tedesco ripercorre le tappe principali e i momenti più salienti della vita della Pulzella, modificandone a tratti la storia. Ciò è evidente, ad esempio, nell’infatuazione di Giovanna per il suo avversario, il capitano inglese Lionel, e nel finale. La protagonista, infatti, riesce a liberarsi dai vincoli che la tengono legata al palo del rogo e si lancia nella battaglia che si è scatenata a Rouen, dove troverà la morte.
Caratteristiche e particolarità
Tale dramma, fra gli ultimi di Schiller, si ispira a un ideale di misura, dignità e libertà derivante non solo dagli studi approfonditi degli autori greci (Omero, Euripide), ma anche dalla lettura delle opere di Goethe, soprattutto della tragedia Ifigenia in Tauride. Rispetto allo scrittore di Weimar, però, gli eroi di Schiller sono “agiti” da passioni contrastanti: libertà e legge morale, ambizione e virtù, ragione e sentimento. La Pulzella d’Orléans ripropone il contrasto tra amore e fedeltà alla missione di pace.
Giovanna, la santa “amazzone”
Ne La Pulzella d’Orléans la figura di Giovanna d’Arco si avvicina molto a quella dell’amazzone: come la guerriera della mitologia greca, infatti, la protagonista preserva la propria verginità e rifiuta il suo destino di madre e di sposa. Da tale Jungfräulichkeit (verginità) sembra dipendere la riuscita della missione contro gli Inglesi:
Non t’ornerai di nuzial corona,
Né berrà del tuo latte un pargoletto,
Ma sarai per famose opre di guerra
Tra le figlie d’Adamo inclita in terra.
(Prologo, Scena IV)
Il rapporto di Giovanna con il sentimento amoroso è difficile e sofferto non solo perché Lionel appartiene alla schiera nemica, ma soprattutto perché scatena nella giovane protagonista dissidi interiori che vanno ad aggiungersi al conflitto armato. Più volte la Pulzella si sente divisa tra la fedeltà alla sua missione e l’amore per il capitano inglese:
Porlo a morte io dovea!… ma n’ebbi il core
Da che vidi il suo volto?… Io porlo a morte?
(…) No, te non mosse la pietà!… Me lassa!
Perché mirai quel suo nobile aspetto?
La tua colpa, infelice, ebbe principio
Dagli stessi occhi tuoi.
(Atto IV, Scena I)
Giovanna e Pentesilea: due facce della stessa medaglia
A questo riguardo, il paragone con un’altra celebre eroina appare scontato: anche Pentesilea, infatti, rifiuta le classiche categorie di moglie e madre. Ci sono, però, delle differenze importanti nell’atteggiamento delle due donne e nei testi di Kleist e Schiller: mentre in Pentesilea la giovane regina delle Amazzoni sprofonda nel dolore e nella follia, sino ad arrivare alla morte a causa dell’amore per/di Achille, la Pulzella rimane in tutto il dramma una figura salvifica. Inoltre, se nella tragedia di Kleist la natura è espressione di un erotismo molto forte e “animalesco”, nell’opera di Schiller questa traduce il volere e il potere divino:
Il tempo
De’ prodigi ritorna. Una colomba
Scioglie il candido volo, e a quest’ingordi
Avvoltoj della patria ella s’avventa
Colla forza dell’aquila.
(Prologo, Scena III)
Un unico sguardo, diversi significati
Essendo in diretto contatto con Dio e la Vergine, Giovanna e tutti i suoi sensi vanno sempre al di là delle cose terrene: il suo sguardo, in questo dramma, sembra rivolgersi costantemente a un’entità superiore. Tuttavia, lo sguardo è anche il tramite che scatena la passione di Giovanna per Lionel: durante la battaglia, la Pulzella sta per colpire a morte il capitano inglese, ma i suoi occhi si soffermano un attimo sul suo volto. Ciò basta alla giovane protagonista: per ben due volte, mentre cerca di alzare la spada e di colpire il suo avversario, le sue braccia non reggono il peso del volto di Lionel. Il semplice sguardo, dunque, è in grado di bloccare l’azione dell’eroina:
Prendi ciò che volesti. All’ombre eterne\
Ti rassegna per me l’onnipossente
Madre di Dio! (Lo guarda in viso e ne resta presa.
A poco a poco si lascia cadere il braccio)
(Atto III, Scena X)
Inoltre, è proprio con i suoi occhi che Giovanna, incatenata e in attesa dell’esecuzione, sostiene la battaglia che si sta combattendo a Rouen:
Oh, s’io potessi
Da’ pertugi spiar della parete,
Pur collo sguardo reggerei la pugna!
(Atto V, Scena XI)
Pia C. Lombardi
Note
Immagine in evidenza: Particolare della statua di Giovanna d’Arco a Orléans.
Bibliografia
Friedrich Schiller, Teatro, Einaudi, 1969.