Loto deriva etimologicamente dal latino “lotum”, ovvero “fango” e, non a caso, è il fiore acquatico ermafrodita che si contraddistingue per il fatto di nascere, come le ninfee, tra le acque putride e stagnanti, riuscendo a conservare intatta ed incontaminata la sua immacolata bellezza.
Il fior di loto è un simbolo mistico molto antico e, presso le religioni e filosofie orientali, rappresenta l’emblema profondo della purezza (pari al nostro giglio bianco) e consapevolezza del Sè. Ha assunto, nel tempo e nei diversi contesti, molteplici significati carichi di spiritualità, in quanto elemento portante di una simbologia densa che s’intreccia alle discipline dello yoga e della meditazione zen.
Può essere di vari colori e ad ognuno è attribuita una precisa accezione. Il più noto è il loto blu.
Loto: tra storia e simbologia
Questo fiore dal profumo inebriante, interamente commestibile e ricco di racconti è ritenuto il “fiore più antico del mondo”, molto ricorrente nella cultura egizia (basti pensare, per esempio, alle colonne dell’antico Egitto ornate da fiori di loto aperti o chiusi, o immagini di quel tempo).
Tre semi di loto risalenti a duemila anni fa furono ritrovati intorno agli anni ’50 in Giappone, dove furono coltivati ed il fiore fu denominato “Loto Ohga” e riconosciuto anche come pianta medicinale per la sua dolce fragranza.
Gli antichi Egizi lo chiamavano “Seshen”, era per loro simbolo sacro di rinascita, utilizzato anche come sonnifero naturale per le sue qualità rilassanti. Raffigurato sullo scettro della dea Iside, fa riferimento alla fertilità delle acque melmose del fiume Nilo, incarna il dio Sole e anche Nefertum dalle cui lacrime nascono gli uomini. E’ inizio e fine al contempo. Ricorrente nei rituali e sulle pitture funerarie, il fior di loto è il simbolo della reincarnazione e della vita oltre la morte.
Presso i Buddhisti, si carica di significati sempre più intimi e preziosi, fino a personificare la purezza, la fedeltà ed il risveglio dell’anima. Mentre sboccia al mattino rappresenta l’illuminazione ma, può incarnare anche il misticismo, la pazienza, il superamento degli attaccamenti alla vita terrena, l’annullamento di desideri futili ed effimeri, la fiducia e l’autocoscienza.
Tutti questi significati sono legati alla sua conformazione, sorreggendosi questo fiore su uno stelo sottile che affonda le sue radici nel fango e finendo così per essere un po’ metafora e paradosso della vita, in cui la resistenza e la voglia di lottare vincono sulle difficoltà. La sua corolla a forma di calice simboleggia la perfezione della creazione e rievoca il ventre materno pronto ad accogliere, divenendo, dunque, anche allegoria della femminilità. I suoi otto petali rimandano al senso dell’armonia e dell’infinito, dell’Universo permeato di divino.
Nell’Induismo, questo modello floreale è associato alla prosperità, alla bellezza e all’eternità. Molte divinità infatti sono raffigurate con in mano un fior di loto o sedute in cima ad un tale esemplare e, in quanto simbolo stesso dello Yoga e della persona realizzata, esso è associato ai sette Chakra. Il settimo Chakra, che è quello più alto, rimanda al loto dai mille petali e corrisponde alla totale trasparenza e innocenza del cuore e della mente.
Loto: la leggenda italiana
Leggenda italiana narra che, molto tempo fa, alla foce del fiume Po vi fosse una palude piena di fiori di loto bianchi e rosa, i quali proteggevano il regno invisibile delle fate.
I residenti delle vicinanze avevano un gran rispetto per quel luogo misterioso e magico ma, un ragazzo curioso tuffandosi nelle acque incantate, proprio nel punto dove si diceva vi fosse la porta del regno fatato, riuscì, in seguito a svariati tentativi, ad entrare nel mondo parallelo. Incontrate qui le fate, queste gli offrirono un dono da scegliere tra un forziere pieno di ricchezze e una fata bellissima.
Il giovane preso dal desiderio di aiutare la sua famiglia, scelse l’oro e, pur assicurando un’esistenza agiata ai suoi cari, non fu in grado di dimenticare l’inenarrabile fascino di quella creatura che lo aveva ammaliato e si lasciò lentamente morire. La sua punizione fu quella di non conoscere mai l’amore per aver fatto la scelta sbagliata.
La leggenda rimanda al fiore di loto nella misura in cui vuole insegnarci che nella vita conta saper distinguere l’essenziale, trovare la capacità di elevarsi ad una condizione superiore che implica la purezza d’animo e il giusto distacco dai beni materiali poiché tutto ciò che conta veramente è la felicità dell’anima più di ogni altro bene reale. Mirare alla perfezione anche senza necessariamente raggiungerla ma… quanto meno provarci mettendocela tutta!
Loto: tra Yoga e colori
In definitiva, il loto ritorna anche nello Yoga e nel Tantrismo, in queste filosofie orientali che mirano alla purificazione della mente, dove prende il nome di “Padmasana”, ovvero dal sanscrito “padma” (loto) e “asana” (posizione). E’ questa la classica posizione comoda della seduta a gambe incrociate e con le mani raccolte in grembo o appoggiate sulle ginocchia con i palmi verso l’alto o verso il basso. Tale “posizione del loto” favorirebbe la concentrazione durante la meditazione creando un clima di calma da cui trae beneficio tutto il sistema psico-fisico dell’individuo.
Altra curiosità interessante è scoprire il significato dei diversi colori del loto:
- Blu: intelligenza, saggezza, conoscenza.
- Bianco: candore della mente, riappacificazione con la propria natura, pace interiore.
- Rosa: è il più elevato, considerato il loto del Buddha, la Perfezione assoluta, Dio.
- Rosso: rappresenta i sentimenti del cuore, compassione, amore.
- Viola: esoterismo, misticismo, percorso di cambiamento che porta al risveglio.
Il fiore di loto o “Nelumbo” vuole spronarci a dare sempre il meglio di noi stessi. E’ un invito positivo a, semplicemente… migliorarci!
Pasqualina Giusto
Sitografia:
- http://sorapis79.iobloggo.com/808/il-fiore-di-loto