L’esasperazione dei Faust della letteratura: Strafàust
Strafàust, Mefisto e Margherita: tre personaggi senza età e senza tempo, senza spazio, condizioni, provenienza etnica o culturale, che dal 6 al 9 aprile 2017 racconteranno una storia strana sul palco del teatro Elicantropo.
Un percorso introspettivo e psicologico, un viaggio dentro se stessi, passando per la via della vita e delle questioni che le riguardano, che attanagliano l’uomo nel fardello dei dubbi, delle motivazioni mancate, dei “perché” senza risposta, delle conoscenze che si esauriscono in sé stesse e che dopo averle snocciolate sembrano non andare oltre la vuotezza del loro sussistere, passando per la consapevolezza, emblema supremo del principio di intelligenza eppure condanna effettiva dell’uomo che non riesce o non accetta di capire che non gli sarà mai tutto chiaro. Quell’uomo, nello specifico caso, è il protagonista di “Strafàust”, pièce firmata e diretta da Massimo Maraviglia; rappresentazione di un concentrato di esistenzialismo con i relativi problemi annessi, scrutati, sfiorati con eleganza, senza invadenza, e lasciati sospesi nel vuoto, dove è giusto che restino le cose troppo grandi per diventare proprietà della piccolezza dell’essere umano.
La profondità dell’argomento è accompagnata da elementi di contorno che le fanno da sfondo ideale, come una scenografia in principio semplice, ma che durante la rappresentazione muta, si spoglia, prende vita, come le coscienze dei personaggi, e, probabilmente, degli spettatori. Particolare la scelta musicale, che opta per un genere orientaleggiante, sposando la prospettiva mistica di alcuni momenti all’apice della riflessione, dove le sfumature di mente e corpo, concretezza e materia aerea si fondono in un unico colore indefinito striato di ansie e al contempo serenità.
Interessante l’arrangiamento dei costumi, dalla sacca uniforme e all’apparenza anonima indossata dal protagonista (Massimo Finelli) , che ce lo mostra un tutt’uno con la mobilia, ed emblematicamente con la materia circostante del mondo, in un’ amalgama statico, annoiato, passivo, straniato; alla simpatica ed acuta caratterizzazione di Mefisto,che, avvolto nel velluto rosso, è in diavoletto iperattivo e fortemente umanizzato, eppure eccentricamente soprannaturale, lontano da ogni canone di creatura vivente su questa terra, ma anche da ogni aspettativa fisica o caratteriale che connoti un essere demoniaco nell’immaginario comune. Nel complesso, personaggi che paiono al pubblico senza origine e senza futuro. A volte, mine vaganti che non trovano esse stesse il proprio senso, come Margherita (Giulia De Pascale), che entra ed esce di scena servendo a Strafàust un curioso intruglio blu che potrebbe far pensare ad una sorta di elisir di lunga vita, quella vita vissuta tanto a lungo, ma senza mai una motivazione che renda il protagonista entusiasta di viverla, e che quindi ormai versa in uno stato di noia esistenziale ed abbandono agli eventi.
Nel complesso, un adattamento teatrale che si nutre dei più interessanti romanzi esistenziali che la letteratura ricordi, dai Faust di Marlowe e Goethe al Doctor Faustus di Thomas Mann, al Il Maestro e Margherita di Bulgakov (il cui riferimento nominale è preciso e mirato).
Un adattamento teatrale che lascia al pubblico un bel po’ di cose su cui riflettere.
Letizia Laezza
Strafàust -Teatro Elicantropo- (sito ufficiale)