Santa Maria Capua Vetere è un importante itinerario culturale della provincia di Caserta, è sicuramente questa la premessa principale per capire meglio il valore di ciò di cui parleremo. Questo sito conserva molti monumenti dell’antica Capua, tra i quali il famoso Anfiteatro. Possiede un incredibile patrimonio artistico, rovine, templi di epoca romana, chiese di origini paleocristiane, palazzi settecenteschi, affreschi e dipinti rinascimentali.
Secondo Cicerone, addirittura, Capua era la più grande città d’Italia nel IV secolo a.C.
L’Anfiteatro Campano, altresì detto Anfiteatro Capuano è l’anfiteatro romano più grande di Italia, dopo il Colosseo e, con ogni probabilità, più antico di questi, quasi da fungere come modello per la sua costruzione.
Benché risulti difficile aver certezza della vera data di nascita di questa costruzione, probabilmente, risale al I sec d.c.
Un particolare curioso e interessante è un’iscrizione rinvenuta durante gli scavi del 1726: “La Colonia Giulia Felice Augusta Capua fece, il divo Adriano Augusto restaurò e curò vi si aggiungessero le statue e le colonne, l’imperatore Cesare T. Elio Adriano Augusto Pio dedicò”. Ci spiega, dunque, che Capua fu una colonia conquistata da Augusto, che l’anfiteatro fu restaurato da Adriano, il quale fece aggiungere poi statue e colonne. Infine, l’imperatore Antonino Pio lo inaugurò nel 155 d.c.
Come vuole la tradizione di ogni anfiteatro, nacque per gli spettacoli gladiatori, di conseguenza, la sua struttura appare molto simile al prototipo classico di arena. L’anfiteatro ha una storia davvero turbolenta e ha avuto non poche trasformazioni. Brevemente: nel 456 d.C. subì danni disastrosi durante il saccheggio di Genserico, ma per fortuna poi recuperato. Durante la dominazione longobarda, l’edificio continuò ad avere funzione di arena, poi, con la distruzione della città divenne definitivamente una fortezza. Solo con la dominazione sveva divenne cava di estrazione di materiali lapidei che furono successivamente impiegati per la costruzione degli edifici della città.
Risulta difficile distaccarci dall’idea di anfiteatro antico senza naturalmente pensare al magnifico Colosseo, e in questo caso, l’accostamento non ci dispiace, perché siamo di fronte a qualcosa di egualmente maestoso e di grandissimo valore. Dunque, indirizziamo lo sguardo a questa particolare struttura: attraverso scale interne ed esterne si accedeva agli spalti, i corridoi e le gallerie in opus latericium erano comunicanti.
In facciata troviamo ottanta arcate in blocchi di calcare. Le arcate poste in corrispondenza dei quattro punti cardinali invece coincidono con gli ingressi principali. Il particolare più affascinante sono le chiavi d’arco dei primi due ordini di archi, queste infatti erano arricchite da busti a rilievo di divinità, come Giunone, Diana, Mercurio, Minerva, Apollo, ma anche satiri e maschere teatrali.
Il piano centrale dove si svolgevano i combattimenti era costituito da tavoloni di legno cosparsi di sabbia, per consentire ai gladiatori di combattere su un terreno più favorevole, al di sotto del quale si sviluppavano i sotterranei, adoperati per le attrezzature e gli apparati scenici.
Tutta l’Italia ammirava e assisteva ai combattimenti dei gladiatori di Capua.
Pare, secondo gli studiosi, che fosse anche il luogo d’origine della rivolta dei gladiatori capeggiati da Spartaco, nel 73 a.c. la rivolta che per due anni tenne sotto scacco Roma prima del triumvirato.
Purtroppo, oggi resta poco della meraviglia di cui era costituito l’anfiteatro, ma i più curiosi e appassionati possono trovare nel Museo campano della città di Capua e al museo archeologico nazionale di Napoli, molti particolari accuratamente conservati.
Tuttavia, il ricordo più bello che ci resta di questo tesoro inestimabile, sono le parole del famoso scrittore e patriota italiano Luigi Settembrini, trasmettendoci la voglia di conoscere e respirare il profumo della storia:
“Me ne andavo solo tra le rovine dell’anfiteatro campano, dove rimanevo molte ore, pensando all’antica grandezza di Capua, ad Annibale, a tutta la storia di Livio…”
Martina Napolitano
fonti: www.gea-archeologia.it; www.cir.campania.beniculturali.it; www.campaniatour.it; www.comune.santa–maria–capua–vetere.it