La presenza del fantasma è un aspetto assai originale nel quadro del mondo greco e latino. Si può parlare di un vero e proprio rito e costume tipico della religio greco-romana? Senz’altro gli spettri riconducono a un mondo oscuro, nero. Gli antichi li presentano anche sotto un altro aspetto: sinonimo di saggezza, di consiglio, che indirizzano gli uomini a non commettere errori. Alle volte, gli spettri rappresentano una vera e propria minaccia, tormentandone l’esistenza stessa dei personaggi
L’incontro con lo spettro nell’Odissea
Nell’epica omerica, tra i più celebri episodi ricordiamo quello dell’Odissea. Nell’undicesimo libro, Odisseo raggiunge la terra dei morti per consultare lo spettro dell’indovino Tiresia, riguardo le vie del ritorno. Lo spettro gli predice la persecuzione da parte di Poseidone, la morte dei compagni. Essi sono colpevoli di aver mangiato le vacche del dio Sole e si preannuncia il ritorno solitario di Odisseo a Itaca.
Nel brano dell’Odissea, l’incontro con lo spirito Tiresia cela in sé una funzione pedagogica per Odisseo, in quanto lo istruisce sui pericoli che lo attenderanno.
Lo spirito di Clitemnestra e l’ εἴδωλον di Elena
Nel mondo tragico , la presenza dello spirito ha un significato diverso dal brano omerico. Nell‘Orestea di Eschilo, il protagonista Oreste, dopo aver ucciso la madre Clitemnestra, viene tormentato dallo spirito della madre. Clitemnestra gli rammenta che il figlio si è macchiato di un omicidio e lo perseguita fin quando Oreste non viene assolto dall’Aereopago, un tribunale istituito per il processo. Lo spettro della madre di Oreste si manifesta come orribile mostro che, dall’aldilà, ha il potere di turbare i pensieri del figlio, assalito da un profondo senso di colpa.
Nella tragedia euripidea, l’Elena, la trama è costruita attorno alla figura dell’εἴδωλον ( fantasma).Nel contesto tragico, lo spirito è inteso come una presenza evanescente, incorporea. Difatti, la protagonista Elena riferisce che non è mai stata a Troia, ma che si trova in Egitto con Menelao. Nell’Elena, l’ εἴδωλον fa riferimento etimologicamente al doppio. Potremmo asserire che, in questo dramma, il fantasma allude a una presenza mistica, che non è tangibile.
Tuttavia, la presenza di un fantasma di Elena era già nota a Stesicoro. Secondo una leggenda, il poeta aveva composto un primo canto relativo a Elena, in cui l’eroina era presente come adultera. In seguito, i divini fratelli di Elena, Castore e Polluce, avevano privato il poeta della vista. Allora Stesicoro compose un secondo canto nel quale smentiva la versione precedente : una palinodia, cioè un canto rovesciato e narrava che Elena non era mai fuggita con Paride. La fanciulla era stata trasportata in Egitto, dove aveva vissuto castamente con Menelao. A Troia era invece dato un fantasma di Elena : la guerra tra Greci e Troiani, dunque , era scoppiata a casa di un’illusione.
Il filosofo Atenodoro e il fantasma nel racconto di Plinio
È Plinio il Giovane a fornirci alcune testimonianze che sembrerebbero provare l’esistenza dei fantasmi. Egli scrive una lettera all’amico Sura, un influente personaggio che sostenne la candidatura di Traiano all’impero. In una casa assai fosca e tetra , i cui inquilini trascorrono notti insonni, in preda al panico a causa di uno spettro che appare ai loro occhi.
La descrizione del fantasma è breve: si tratta di un senex trasandato, con barba incolta e capelli irti. Un particolare rilevante è che il vecchio trascina con sé le catene da cui è imprigionato, ai piedi e alle braccia. Il rumore della ferraglia preannuncia fin da subito la sua apparizione e ritornerà in tutto il brano con insistenza . Il protagonista della vicenda è Atenodoro, subito presentato come un filosofo: il lettore si aspetta quindi che il suo approccio al soprannaturale non sia quello di un uomo qualunque.
Arrivato ad Atene, pur conoscendo la fama che circonda la casa, Atenodoro la prende in affitto e, scesa la sera, si prepara a trascorrere la notte nell’abitazione . Il filosofo impegna la mente nello studio e nella scrittura .Il protagonista , dunque, sembra esibire un approccio essenzialmente razionalista verso il soprannaturale, considerando il fantasma come un ” simulacrum” ( immagine) della mente.
Atenodoro percepisce il rumore delle catene sempre più , sente che il fantasma sta per apparire, ma dapprima lo ignora e continua a leggere senza scomporsi. Il fantasma è ormai in piedi davanti a lui, fa cenno con un dito, come per chiedere qualcosa. Il filosofo si limita a registrarne la presenza, per tornare subito alla sua attività. Solo quando lo spettro, dopo molte insistenze, mostra di voler essere seguito, il filosofo lo accontenta.
In seguito lo spettro condurrà il filosofo in cortile, e, dopo essersi collocato in un punto preciso, sparirà. Atenodoro chiederà allora di scavare in quel luogo, consentendo il ritrovamento di ossa scomposte e catene. Lo spettro avrà la giusta sepoltura e la casa sarà finalmente libera dal fantasma. Nella lettera di Plinio, l’atteggiamento che ha il filosofo Atenodoro è del tutto singolare.
Il protagonista non ha paura del fantasma e procede nella sua attività, non curandosene di tale presenza. Non ha timore del soprannaturale, anzi, lo zelo nell’attività intellettuale diviene uno strumento per non lasciarsi prendere dal panico. La ragione, dunque, viene utilizzata come mezzo per poter scacciare il fantasma, poiché il filosofo è convinto che esso sia solo un prodotto della mente.
Il fantasma, come si evince dai passi analizzati, incarna senz’altro il macabro ,l’orrido e suscita il timore per quelli che ne vengono perseguitati. Lo spirito non è solo una minaccia per l’uomo; anzi gli indica la strada, consiglia e infonde saggezza. Nella lettera di Plinio, infine, il fantasma diviene un compagno che allieta l’attività intellettuale di Atenodoro e con la ratio,tipica di un filosofo, considera lo spirito come un prodotto della mente, riuscendo così a vincere la paura.
Michele Merolla