L’adolescenza è così raccontata nel romanzo de “Il grande Meaulnes”.
Indice dell'articolo
Il romanzo dell’adolescenza
<<Avevo con me un libro rubato in un’edicola di Hollywood, Il grande Meaulnes di Alain-Fournier, ma preferivo leggere il paesaggio americano man mano che procedevamo>>
Così Sal Paradise, ritratto d’una generazione, quella Beat, che ritrova nel cammino l’approdo per il cammino stesso e, per dimora, la strada.
<<[…] e [Jacques] mi raccomandò in particolare un romanzo che s’intitolava, a quanto mi parve di capire, Le Grand Mole. […] Fu lì, seduta davanti a un pulpito nero […] che lessi, con le lacrime agli occhi, il romanzo che […] amava sopra tutti gli altri, e che si chiamava non Le Grand Mole, ma Le Grand Meaulnes. Mi immersi nella lettura come in altri tempi nella preghiera.>>
Medesimo, il testo citato da Simone de Beauvoir, eroina del proprio memoriale si descrive esistenza letteraria. La bambina vestita in carta di zucchero, la ragazza che desidera nient’altro che la libertà, è ormai perduta tra le nebbie della memoria. All’adulta Simone l’onere di fenderle, tracciando il profilo narrativo della propria infanzia. Lo stesso farà con la giovinezza, l’età adulta, la terza età; ancora, per la morte della madre e del compagno Jean-Paul Sartre. Bisognerebbe guardarsi dall’entusiasmo immediato di tracciare una biografia attraverso la sua opera: la narrazione non è che un mascheramento per l’esistenza autentica.
L’interruzione del tempo
“Il grande Meaulnes” diviene allora il fantasmatico legame tra la giovane Simone e l’amica Zazà, sacrificata all’altare dell’arbitrio come pure si legge a conclusione dell’opera. L’adolescenza, da adulti, si descrive con meno lucidità di quanto si creda. Perduti nell’oceano della nostalgia, si osservano quei corpi ormai svaniti nel nulla, il nulla della morte come della vita. Eccezione naturalmente per il giovane Holden Caufield che presentifica, a causa della sua sfrontata confessione, la propria giovinezza. Si potrebbe descrivere l’adolescenza come l’età dell’avvenimento e l’età adulta come quella del racconto. Il proposito è piuttosto melanconico.
Meaulnes, soprannominato “il grande” dal narratore Francois che gli diviene presto confidente per l’intera vita, <<arrivò […] una domenica di novembre 189…>>. Già la pausa d’uno spazio prima del capoverso tradisce lo spettro dell’età adulta dentro l’esordio, quasi a manifestare – nel segno d’una assenza –l’intervallo che intercorre tra l’adolescenza e la crescita. Così la rammemorazione, definitivamente ostacolata, prende avvio prima di ricongiungersi al racconto principale dell’arrivo di Meaulnes.
Un profilo nella sera
Il tempo sembra abbracciarla completamente: in esordio, la citazione dell’anno, interrotta da una precisazione temporale per cui <<abbiamo lasciato il paese da quindici anni>>, inevitabilmente ricondotta, quale excursus, verso la narrazione principale <<abitavamo in quel paese da dieci anni>>, seguita dalla terza <<avevo quindici anni>>. A blocchi e interruzioni il tempo s’impossessa dell’opera. Ancora, l’interferenza sembra non permettere una placida descrizione degli avvenimenti, i quali si presentano dapprincipio negli abiti del disordine.
La grandezza che presto diverrà di Meaulnes il maggior attributo è affatto profilata in assenza. Di lui racconta la madre – giacché il ragazzo ha ben pensato di esplorare da solo la nuova casa, quella di Francois, di cui sarà ospite – per mezzo di <<un’aria di misteriosa superiorità>>. Ancora un tempo, dunque, la sospensione dell’evento: il grande Meaulnes appare per assenza. Anche quando finalmente Augustin Meaulnes si manifesta è adorno dell’oscurità incombente, un profilo disegnato nella sera. L’avvenimento sembra di continuo acquattato dietro una voce narrante. Così, Meaulnes si fregia di far da mattatore ai compagni di scuola, raccontando loro <<qualche lunga storia di furti nei campi>>.
La grandezza del grande Meaulnes
Allo stesso modo si conforma il primo degli eventi, quello dell’ evasione del ragazzo dalla propria classe. Chi ha incontrato nel corso del viaggio? Quali luoghi ha attraversato? Sarà un nuovo racconto, il suo da redivivo, a presentare l’avventura di cui s’è s’è risolto a far da protagonista. E cos’è il racconto se non un tentativo di ravvivare la memoria, pur con la dovuta menzogna narrativa, per riuscire ad avvertirsi nel tramestio dell’avventura?
V’è un rischio che non l’oblio: il tradimento. Scoprire del mondo il carattere di terribile fantasticheria può essere una meravigliosa avventura; ma avvedersi che la meraviglia e la grandezza non sono che un’illusione? Ritrovata la ragazza che credeva perduta, avendo demolito il confine tra il sogno dei desti e la tragicità della veglia, Meaulnes non può che affrancarsi persino dalla gioia coniugale e rincorrere i giuramenti dell’adolescenza, provando a rinverdire la prima avventura, la più limpida. Vincere l’età adulta. Eppure Meaulnes è forse grande perché lo si può immaginare con la figlia avvolta in un mantello, fuggire e percorrere nuovi sentieri.
Antonio Iannone
Bibliografia
Alain-Fournier, Il grande Meaulnes, a c. d. Y. Melaouah, Feltrinelli.
S. de Beauvoir, Memorie di una ragazza perbene, trad. it. di B. Fonzi, Einaudi.
J. Kerouac, Sulla strada, trad. it. M. Caramella, Mondadori.
J. D. Salinger, Il giovane Holden, trad. it. A. Motti, Einaudi.