Quando vedono la luce le scienze sociali? Dare una risposta è quasi impossibile. Se infatti alcune, come l’economia politica, hanno date di nascita più o meno recenti e definite, altre, come la storia, esistono da millenni. Per trovare una soluzione potremmo, allora, riformulare la domanda. Chiediamoci non quando siano nate le scienze sociali, ma quando piuttosto si sia cominciato a parlare di esse. In altre parole, quando lo studio della realtà sociale è stato isolato e istituzionalizzato?
La data potrebbe collocarsi, approssimativamente, a cavallo tra XVIII e XIX secolo.
Nascita della ricerca sociale
Nel Settecento, con l’Illuminismo la ricerca scientifica si separa da quella filosofica. Fino a quel momento, infatti, i due ambiti erano scarsamente distinti: a riprova di ciò l’esistenza della filosofia della natura. Ora, però, i sostenitori della scienza si presentano, con il loro metodo empirico e induttivo, come gli unici possibili ricercatori della verità. Sorgono così anche nelle università due aree distinte del sapere: da un lato abbiamo gli “studi umanistici”, come la filosofia, la letteratura e così via; dall’altro lato ci sono le “scienze naturali”, come la fisica, la chimica e la biologia. Si tratta di discipline diverse che seguono metodi diversi: l’ermeneutica per le une, l’empirismo per le altre.
Accanto a questi nasce, però, anche un terzo polo: lo studio della realtà sociale. Esso, fino a quel momento, non aveva trovato molto spazio per due motivi. Prima di tutto, proprio come quella scientifica, anche la ricerca sociale era stata sempre assorbita dalla filosofia. Pochi sono, ad esempio, i pensatori di età moderna che non hanno trattato argomenti che oggi includeremmo nella politica. Questo vale anche per le riflessioni apparentemente più astratte, come quella di Spinoza. In secondo luogo, inoltre, è solo con la Rivoluzione Francese e la diffusione dell’idea che il cambiamento della società sia normale che lo studio di quest’ultima diventa di interesse generale. Servono, infatti, analisti che sappiano prevedere e gestire il mutamento. Solo una volta acquisita questa consapevolezza è possibile la nascita delle scienze sociali.
Le scienze sociali nel XIX secolo
La prima scienza sociale in assoluto è la storia, esistente fin da Erodoto (V secolo a.C). Nel XIX secolo, con Leopold Van Ranke, la storia viene concepita in modo diverso, poiché egli ritiene che essa vada studiata “wie es eigentlich gewesen ist”, cioè “così come realmente è accaduta”. In questo senso rigetta le speculazioni e le leggende della storiografia precedente per una narrazione più documentata, basata su fonti certe.
Nel XIX secolo, invece, ad interessare gli studiosi era non tanto il passato ma il presente. Pertanto, furono istituzionalizzate tre nuove discipline: la scienza politica, la sociologia e l’economia (quest’ultima derivata dalla precedente economia politica smithiana). Perché occorrevano, dunque, tre discipline per capire il presente e solo una per il passato?
Perché l’ideologia liberale del diciannovesimo secolo sosteneva che la modernità fosse definita dalla differenziazione di tre sfere sociali: il mercato, lo stato e la società civile. Le tre sfere operavano, si asseriva, secondo logiche differenti, ed era bene mantenerle separate l’una dall’altra – nella vita sociale e quindi in quella intellettuale. Esigevano di essere studiate con modalità distinte, specifiche per ciascuna sfera – il mercato dagli economisti, lo stato dagli scienziati della politica, e la società civile dai sociologi. (Immanuel Wallerstein, op.cit.)
Ne deriva che solo i Paesi cosiddetti moderni potevano costituire l’oggetto di studio di questi tre gruppi di ricercatori. Cosa ne era, invece, dei Paesi “non moderni” dove stato, società civile e mercato non si erano differenziati? Per questi nacquero due nuove discipline: l’antropologia e l’orientalismo. La prima si rivolgeva a quelle realtà cosiddette “primitive”, ad esempio l’Africa. La seconda, invece, si interessava ai Paesi (in genere orientali come la Cina o l’India, da qui il suo nome) che presentavano comunque una civiltà avanzata, anche se non ai livelli di quella europea.
Le scienze sociali oggi
Sul finire del secolo queste sei scienze si consolidarono definitivamente. Furono così avviati corsi accademici e nacquero riviste di settore, strutture e associazioni di studiosi internazionali che distinsero queste discipline in maniera sempre più netta.
Oggi, però, tale cristallizzazione è andata quasi del tutto perduta. Negli anni ’60, infatti, fenomeni come la decolonizzazione ravvivarono l’interesse per un sapere sociale più integrato, che attingesse organicamente a tutte le conoscenze disponibili. Ne conseguì che le rigide distinzioni tra le varie discipline furono presto abbandonate e sorsero molti ambiti di ricerca ibridi.
Tutto ciò è ravvisabile ancora oggi. Chi di noi, del resto, non ha mai sentito parlare di sociologia politica o di storia economica?
Francesco Robustelli
BIBILIOGRAFIA
-Immanuel Wallerstein, Comprendere il mondo, editore Asterios, 2006.