Indice dell'articolo
La Croce di Piperno e il suo “presunto” legame con il Sacro Graal
La Croce di Piperno è uno dei monumenti “simboli” del quartiere di Soccavo, inscritto nell’area vulcanica dei Campi Flegrei, ed è attualmente situata all’incrocio di via Maratoneta e di via Canonico Giovanni Scherillo.
Secondo alcuni studi storico-archeologici, la sua origine risalirebbe al XVII secolo, con grande probabilità al 1613, data che il monumento reca sulla propria base, tra il secondo e il terzo gradino; inoltre sempre in maniera provvisoria, è attribuita all’autore Iunius. F., il cui nome (ancora oggi sconosciuto nel campo della ricerca) è inciso sul blocco che si erge a partire dal terzo gradino.
La Croce di Piperno, realizzata secondo il modello latino, ha i due bracci, che la costituiscono, di dimensioni differenti; infatti, quello verticale è più lungo rispetto a quello orizzontale. La particolarità di questo monumento è data dalle sue rappresentazioni figurative. Possiamo osservare alle estremità dei due bracci orizzontali la raffigurazione (quasi con certezza) dei volti di San Pietro e di San Paolo; mentre al centro è posta la figura di Gesù Cristo.
Il tempo ha preservato solo la parte superiore della scultura in piperno di Gesù; infatti, a discapito degli arti inferiori, la cui rappresentazione è materialmente sbiadita, è visibile il corpo di Gesù, fasciato da un lenzuolo intorno alla vita e da una corona di spine intorno al capo; conficcato alla croce da corpulenti chiodi che impietosamente gli penetrano i palmi delle mani.
La simbologia della Croce
Il celebre monumento storico, radicato nel cuore di Soccavo, è suggestivamente ricco di simboli; infatti oltre alla realizzazione in altorilievo dell’incisione latina INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum), possiamo scorgere in alto alla suddetta espressione la rappresentazione di un volatile, che con grande probabilità di una colomba, emblema dello Spirito Santo e della Resurrezione di Gesù Cristo.
In netto contrasto con questo animale, rimando alla vita ultraterrena e celeste, possiamo notare nella parte inferiore della struttura architettonica della Croce di Piperno, le immagini (oggigiorno non più chiaramente definite) di un teschio, di chiodi e di una veste, espressione non solo di quella sofferenza carnale e corporea che l’uomo può infliggere al proprio simile ma anche di quella stessa oscurità e tetraggine che domina e acceca la mente umana.
Inoltre, occorre precisare che gli ultimi elementi citati sono attribuiti alla tradizione dell’Ordine dei Celti e dei Templari.
Ciò che ha suscitato l’interesse di tanti studiosi è stata, soprattutto, la rappresentazione del “presunto” calice intorno al quale si dipartono raggi.
Soccavo: borgo dei maestri pipernieri e della spiritualità
La storia della Croce di Piperno, ancora oggi, è avvolta dal mistero. Innanzitutto non si è mai compreso il motivo originario per il quale essa è stata collocata nel quartiere di Soccavo. Con grande probabilità, essa è stata eretta a testimonianza delle missioni di preghiera che si svolgevano lontano dal quartiere, in modo tale da sensibilizzare il popolo ad avvicinarsi sempre più alla spiritualità cristiana.
Sicuramente ha inciso a favore di questa edificazione sacra, anche l’attività preminente in quello che, nel lontano XVII secolo, era un piccolo borgo rurale, incentrato com’era sull’estrazione e sulla lavorazione del piperno, questa roccia vulcanica in grado di resistere alla forza erosiva del tempo e dei fenomeni atmosferici.
Il mistero del Calice: Sacro Graal?
Ad incentivare il mistero, su questo monumento, è il “presunto” calice, realizzato in altorilievo come incastonato in un medaglione. Ricercatori appassionati hanno talvolta identificato questo elemento con il Sacro Graal, il calice dell’Ultima cena di Gesù, nel quale (come tramanda la religione) Giuseppe di Arimathea avrebbe raccolto il sangue di Cristo, appena crocifisso, e l’avrebbe portato con sé in Britannia.
E se come ipotizzano molti studiosi, il Sacro Graal avesse fatto davvero tappa a Soccavo? Una delle ragioni fondamentali che porta alla formulazione di questa ipotesi è la presenza sulla collina dei Camaldoli (cuore della lavorazione del piperno) non lontano da Soccavo, di un casale sulla cui facciata possiamo osservare dei simboli appartenenti all’Ordine dei Templari, tra questi spicca il Bafometto, la testa adorata e venerata da questi ultimi.
E se questa cascina fosse stata realmente la dimora dei Templari in fuga e aventi in custodia il Sacro Graal? E se, invece, si tratta del talento dei Pipernieri, così affini alle pratiche esoteriche al punto tale da lavorare la pietra vulcanica caricandola di significato sì enigmatico ma talvolta positivo e/o negativo? Se, invece del simbolo del Sacro Graal, dunque celasse la celebre pietra magica caduta dalla corona di Lucifero durante il conflitto tra gli angeli del bene e i rappresentanti del male?
Ancora oggi, sono numerose le diverse e svariate interpretazioni per decifrare la mastodontica simbologia che permea la Croce di Piperno.
Maria Molvetti